domenica,Maggio 25 2025

Spadafora “chiude” il calcio: «Impensabile ripresa 3 maggio. Ad aprile fermi»

Si va sempre più verso la cancellazione dei campionati o, al massimo, la cristallizzazione delle classifiche. Esulterebbero le squadre nelle posizioni da retrocessione, un po’ meno chi lotta per scudetto e promozioni. Per loro il futuro sarebbe tutto da scrivere, mentre la certezza è che nessuno giocherà in una categoria inferiore. Dopo la frenata decisa

Spadafora “chiude” il calcio: «Impensabile ripresa 3 maggio. Ad aprile fermi»

Si va sempre più verso la cancellazione dei campionati o, al massimo, la cristallizzazione delle classifiche. Esulterebbero le squadre nelle posizioni da retrocessione, un po’ meno chi lotta per scudetto e promozioni. Per loro il futuro sarebbe tutto da scrivere, mentre la certezza è che nessuno giocherà in una categoria inferiore. Dopo la frenata decisa dell’interventista Gravina di qualche giorno fa, oggi è il turno del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.

Spadafora: «No agli allenamenti ad aprile»

Il ministro dello Sport è stato chiaro parlando a La Repubblica: «Riprendere le partite il 3 maggio è irrealistico. Pensavo ai nostri ragazzi abituati a stringersi, abbracciarsi, passarsi la bottiglietta: tutto questo mancherà per molto tempo». Toccato anche il tema degli allenamenti e si va verso un blocco. «Proporrò di prorogare per tutto aprile il blocco delle competizioni sportive di ogni ordine e grado. Ed estenderò la misura anche agli allenamenti, sui quali non eravamo intervenuti perché c’era ancora la possibilità che si tenessero le Olimpiadi».

Si agli aiuti economici

Pronto anche un aiuto economico: «Lo sport non è solo il calcio e il calcio non è solo la Serie A. Destinerò un piano straordinario di 400 milioni di euro allo sport di base, alle associazioni dilettantistiche sui territori, a un tessuto che sono certo sarà uno dei motori della rinascita. Dal calcio di Serie A invece mi aspetto che le richieste siano accompagnate da una seria volontà di cambiamento. Le grandi società vivono in una bolla, al di sopra delle loro possibilità, a partire dagli stipendi milionari dei calciatori. Devono capire che niente dopo questa crisi potrà più essere come prima».