Cosenza-Ascoli, 15’ di silenzio in Curva Nord. Guarascio nel mirino
Gli ultrà che prendono posto nella Catena spiegano in un comunicato le ragioni: «Multa e minaccia di Daspo per un coro contro il presidente. Intollerabile, siamo persone libere»
Domani, in occasione di Cosenza-Ascoli, i gruppi ultras che prendono posto in Curva Nord osserveranno 15 minuti di silenzio in aperta contestazione verso il presidente Guarascio. Lo hanno comunicato tramite i loro canali ufficiali questa mattina, spiegando le motivazioni che hanno portato a tale gesto.
«Sarà un silenzio assordante – dicono -. Servirà a far riflettere su quale sarebbe l’atmosfera nel nostro stadio senza la spinta e la passione del suo pubblico. Dopodichè inizieremo a tifare per i nostri colori, a sostenere la squadra e a contestare questa società, come abbiamo sempre fatto in questi anni e come faremo fino a quando avremo fiato in gola».
Multa al lanciacori
Le ragioni della forte indignazione dei fan rossoblù derivano da un lato «dall’ennesimo campionato pietoso, con una squadra messa in piedi ancora una volta con i saldi di fine mercato che sta sprofondando sempre più in fondo alla classifica, come ampiamente prevedibile». Dall’altro però da quanto accaduto in settimana. «Una multa – si legge nella nota – è stata notificata ad uno dei nostri lanciacori per aver osato intonare un coro offensivo, accompagnata da minacce di Daspo». Il riferimento è ad un coro indirizzato al patron dei Lupi.
Il precedente del Daspo societario ad un tifoso del Cosenza
Nel comunicato della Curva Nord si cita un precedente di un paio di stagioni fa. All’epoca ne fece le spese un tifoso ultrassessantenne che in Tribuna Numerata non trattenne la propria indisposizione nei confronti di Guarascio, che dopo qualche giorno optó per un Daspo societario.
«Non sarà certo una multa o la minaccia di qualche di una diffida a fermare la nostra protesta contro questa società – si legge ancora nella nota degli ultras -. Come sempre successo nella storia, anche calcistica, di questa città, la limitazione della libertà d’espressione e di dissenso si trasformerà in un boomerang verso chi la invoca e chi la applica».