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Il pentito Ivan Barone: «Ecco gli accordi prima e dopo il 2019 tra italiani e “zingari”»

Prima di "Testa di Serpente", il presunto clan di via Popilia era diretto dagli Abbruzzese "Banana". Poi la gestione sarebbe passata nelle mani di Maestri. Dall'altra parte comandavano Patitucci e Michele Di Puppo

Il pentito Ivan Barone: «Ecco gli accordi prima e dopo il 2019 tra italiani e “zingari”»

Prima di Ivan Barone, altri pentiti di Cosenza avevano riferito sulla pax mafiosa iniziata, a dire di qualcuno, dal 2006 in poi. L’omicidio di Luca Bruni, alla luce delle sentenze emesse dagli organi di giustizia, ha evitato che il clan degli “zingari” e quello degli italiani andassero di nuovo in guerra tra loro. Oggi parliamo di confederazione mafiosa con a capo il boss Francesco Patitucci.

Italiani e “zingari” uniti negli affari illeciti

L’architettura accusatoria della Dda di Catanzaro si basa su questo elemento investigativo valorizzato in diverse fasi dell’inchiesta contro la ‘ndrangheta cosentina. Così i racconti di Ivan Barone servono a dare ancora più forza a quel tipo di ipotesi, in virtù del fatto che italiani e “zingari” attualmente dominano il territorio dell’area urbana di Cosenza. Da un lato c’è il clan “Lanzino-Patitucci“, dall’altro quello degli Abbruzzese “Banana“. E’ anche vero che la Dda ne conta altri cinque, ma il resto può essere sommato alle due consorterie più forti e organizzate. In uno dei verbali resi davanti ai magistrati della Dda di Catanzaro, il pentito Ivan Barone illustra la situazione prima del blitz del 1 settembre 2022. «In merito ai rapporti esistenti tra il gruppo degli italiani e il gruppo degli zingari voglio precisare che attualmente c’è un equilibrio per effetto del quale conduciamo i nostri affari illeciti, relativi sia al traffico di stupefacenti che alle attività estorsive ed usurarie, in cooperazione» dichiara Barone.

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«Tuttavia, voglio chiarire alcuni aspetti relativi all’organizzazione interna al nostro gruppo cosiddetto degli “zingari”. In particolare – dice Barone – voglio precisare che prima dell’operazione “Testa di Serpente” quando la gestione del gruppo era affidata ai cognati Luigi Abbruzzese e Antonio Abruzzese, questi ultimi avevano un rapporto privilegiato con Roberto Porcaro. Dopo il loro arresto, invece, avvenuto nel dicembre 2019, è subentrato nella gestione Gianluca Maestri con il quale io avevo un rapporto di stretta fiducia, collaborandovi costantemente. Il gruppo – aggiunge il pentito di Cosenza – ha subito una riorganizzazione a seguito della quale, il nostro referente fondamentale per la gestione delle attività illecite era il gruppo dei fratelli Di Puppo, ed in particolare Michele Di Puppo. Infine, sempre per quanto riguarda l’organizzazione interna del nostro gruppo, voglio precisare che quando lo stesso era gestito da Luigi e dal cognato Antonio Abruzzese questi ultimi curavano prevalentemente i loro interessi» cosa che avrebbero fatto anche Barone e Maestri una volta subentrati ai soggetti citati poc’anzi».

I rapporti tra Patitucci e Maestri

In sostanza Barone chiarisce che gli “stipendi” erano dati a chi ne aveva “diritto” ma ad altri non veniva versato nulla. E conclude: «Per quanto riguarda invece il gruppo degli italiani ed i loro rapporti interni, a differenza del gruppo degli “zingari“, devo rappresentare che tra gli stessi per quanto è di mia conoscenza diretta esisteva una maggiore unione in quanto nella divisione dei proventi delle attività illecite, i conti venivano fatti con precisione». Barone in definitiva afferma che «i rapporti tra Patitucci e Maestri erano buoni mentre con i “banana” erano un po’ più distaccati, ferma restando la collaborazione nella gestione delle attività illecite che ho già riferito in occasione dei precedenti interrogatori».

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