La Corte di Cassazione mette forse una pietra tombale sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’avvocato del foro di Cosenza Paolo Pisani, accusato dalla Dda di Catanzaro di aver minacciato l’ex assessore del Comune di Rende, Vittorio Toscano, nell’ambito di un processo che si è tenuto dinanzi al tribunale collegiale di Cosenza, dove Massimo D’Ambrosio – presunto mafioso e fratello di Adolfo, già condannato per associazione mafiosa – era imputato per aver minacciato (reato aggravato dal metodo mafioso) l’allora amministratore comunale di Rende.

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Gli ermellini infatti hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Dda di Catanzaro avverso la decisione del tribunale del Riesame di Catanzaro di annullare il divieto di esercizio della professione forense precedentemente applicato dal gip distrettuale di Catanzaro Alfredo Ferraro. Ma la vera novità processuale, che non accade spesso nelle aule di giustizia, è che la stessa procura generale della Cassazione aveva chiesto alla Suprema Corte di rigettare il ricorso dei pm antimafia di Catanzaro, ritenendo corretta sotto ogni punto di vista l’ordinanza emessa (in fatto e in diritto) dai giudici del Riesame di Catanzaro. Per la Cassazione, dunque, non sussistono i gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato contestato. L’avvocato Paolo Pisani è difeso dai penalisti Cesare Badolato e Luca Acciardi.