mercoledì,Febbraio 12 2025

Lo sfogo della sorella di Enzo Saporiti, morto di infarto a Scalea: «Basta ambulanze senza medico»

La sorella di Enzo Saporiti denuncia le carenze sanitarie in Calabria dopo la morte del medico, causata dall'assenza di un medico sull'ambulanza

Lo sfogo della sorella di Enzo Saporiti, morto di infarto a Scalea: «Basta ambulanze senza medico»

Enzo Saporiti era un Medico con la “M” maiuscola, di quelli che il camice se lo cuciono addosso come una seconda pelle e vivono la professione come una missione. A Scalea, dove lavorava come medico di base, lo conoscevano anche le pietre e, d’altronde, se avesse potuto avrebbe aiutato anche loro. Il suo studio era aperto a chiunque, senza distinzioni, e molte volte il suo aiuto andava ben oltre i suoi compiti e le sue responsabilità.

Tanti sono i suoi assistiti che raccontano di essere stati accompagnati da lui negli ospedali di tutta Italia quando gli avevano confidato di avere delle difficoltà, anche economiche. Ma con lui la sorte non è stata altrettanto generosa e quando il paziente è diventato lui, lo scorso 1° novembre, a soccorrerlo è stata un’ambulanza senza medico. Ora tutti si chiedono se le cose sarebbero potute andare diversamente se su quel mezzo del 118 ci fosse stato un camice bianco a bordo. Tutti, compresa sua sorella Maria Grazia, che ha scritto un lungo sfogo su Facebook.

La tragedia di Enzo Saporiti

Il dottore Enzo Saporiti, in modo del tutto improvviso, si è sentito male il 1° novembre del 2024 a causa di un infarto. Poco dopo è giunta sul posto un’ambulanza senza medico, nonostante la gravità della situazione già palesata nella chiamata di aiuto. Fatto sta che Saporiti è morto nel giro di qualche minuto, lasciando sgomenta una comunità intera e quanti avevano avuto il privilegio di conoscerlo.

Lo sfogo della sorella

Trascorsa qualche settimana dalla tragedia, la sorella del medico scaleoto, Maria Grazia Saporiti, ha scritto un lungo post, dal sapore amaro, per mettere in luce la presunta inadeguatezza dei soccorsi.

«”Vorrei essere medico, non per diploma, ma per vocazione e impegno a resistere a una medicina impersonale e complicata che spesso fa vacillare ogni buona volontà”. Questi erano i tuoi pensieri di medico che ha sacrificato se stesso per assistere tutti in maniera incondizionata e per sopperire anche alle carenze del sistema sanitario, evidenti soprattutto nella nostra regione – ha scritto la donna sui social -. Che sei stato medico per vocazione è chiaro a tutti, nella seconda parte del tuo pensiero te la prendevi con la burocrazia. Quella stessa burocrazia complicata, che tanto detestavi, ha fatto in modo che per te non ci fosse nessuna possibilità di salvezza.

Il primo novembre ci hai lasciato con un infarto devastante, diagnosticato da te stesso, il 118 è arrivato tempestivamente, ma senza medico, e chi ha refertato da remoto sì è affidato ai risultati trasmessi. Certamente la presenza di un medico avrebbe permesso di diagnosticare immediatamente la gravità del tuo malore e un intervento adeguato. Intanto tu non ci sei più e se avessi avuto anche solo una possibilità di salvezza ti è stata preclusa. Nella regione Calabria sono anni ormai che le ambulanze viaggiano senza medico e poco attrezzate, soltanto per motivi economici, per cui chiamare un 118 senza un medico a bordo significa perdere minuti preziosi e fatali. Questo significa garantire solo un trasporto in ospedale, e non un pronto soccorso tempestivo ed efficace.

Questa possibilità non è stata negata soltanto a te, ma nel corso degli anni è stata negata a tantissime persone e continuerà ad essere negata nella nostra disgraziata regione. Un’ambulanza senza medico è come “una nave senza nocchiere ”, oppure per rimanere in tema sanitario come un ospedale senza medici. La salute delle persone è il bene assoluto che lo Stato deve tutelare senza badare a spese.

Nel corso della tua attività di medico, hai soccorso tantissime persone anche per infarto, che sì sono salvate per il tuo tempestivo intervento, che ti ha permesso di fare una diagnosi immediata, diretta e corretta. Il tuo sogno era continuare a lottare contro questa malasanità e continuare a fare il medico, attrezzando sempre di più il tuo studio per renderlo un vero e proprio piccolo pronto soccorso al servizio di tutti».

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