sabato,Marzo 15 2025

Recovery, «non sufficienti le parole dei pentiti» su Salvatore Ariello

Si parla anche di gravità indiziaria nelle motivazioni pubblicate dalla Cassazione sulla posizione di uno dei principali imputati del procedimento penale contro una presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico

Recovery, «non sufficienti le parole dei pentiti» su Salvatore Ariello

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul ricorso presentato da Salvatore Ariello, imputato nel procedimento penale “Recovery“, che lo vede accusato di associazione dedita al narcotraffico e tentata estorsione. Con una sentenza articolata, la Suprema Corte ha annullato l’ordinanza emessa dal Tribunale di Catanzaro il 13 giugno 2024, disponendo il rinvio per un nuovo giudizio. Salvatore Ariello è difeso dagli avvocati Fiorella Bozzarello e Luca Cianferoni.

La questione della gravità indiziaria e il ruolo delle dichiarazioni dei collaboratori

La Cassazione ha ritenuto che l’ordinanza del Tribunale di Catanzaro non abbia adeguatamente analizzato le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia utilizzate come elemento centrale per fondare i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Ariello. Nelle motivazioni si legge: «Le dichiarazioni sopra riportate sono semplicemente trascritte ma non analizzate né poste in correlazione tra loro, né contestualizzate; erroneo, poi, rispetto alla posizione del ricorrente, è il riferimento alla serialità dei reati fine».

La Corte ha sottolineato che le dichiarazioni di Luciano Impieri, Daniele Lamanna, Ivan Barone e Francesco Greco, pur richiamate, non risultano sufficientemente correlate o integrate per costituire un quadro chiaro e convincente della partecipazione di Ariello a un’associazione distinta e autonoma rispetto a quella mafiosa già contestata in un precedente procedimento.

La Cassazione ha quindi ordinato al Tribunale di Catanzaro di approfondire la valutazione di tali dichiarazioni, tenendo conto del fatto che nessun reato specifico è stato contestato direttamente al ricorrente come “reato fine” del presunto sodalizio dedito al narcotraffico.

La tentata estorsione: quadro probatorio confermato

Diversa la valutazione per quanto riguarda l’accusa di tentata estorsione, che ha visto confermare la validità del quadro probatorio descritto nell’ordinanza del Tribunale di Catanzaro. Secondo la Cassazione: «L’ordinanza impugnata ricostruisce compiutamente l’episodio attraverso l’esame del contenuto di intercettazioni telefoniche, di SMS, di controlli di polizia giudiziaria, di dichiarazioni testimoniali, di filmati di videosorveglianza».

In questo contesto, la presenza di Ariello durante un incontro intimidatorio è stata considerata rilevante. Ariello, giunto sul luogo insieme a Umberto Cacozza, avrebbe indirizzato la vittima verso Antonio Illuminato, il quale le ha rivolto una richiesta estorsiva di 5.000 euro annui. Sebbene Ariello non abbia formulato direttamente richieste, la sua partecipazione è stata ritenuta sufficiente a configurare un contributo causale all’azione intimidatoria.

L’aggravante mafiosa: conferme e rinvii

La Cassazione ha differenziato la valutazione dell’aggravante mafiosa in relazione ai due capi di imputazione. Per quanto riguarda l’associazione dedita al narcotraffico, tale aggravante sarà riesaminata dal Tribunale di Catanzaro insieme alla questione della gravità indiziaria.

Per la tentata estorsione, invece, la Cassazione ha confermato la sussistenza dell’aggravante, spiegando che: «L’ordinanza impugnata, con motivazione logica e immune da vizi, ha ritenuto sussistente l’aggravante in ragione delle specifiche modalità della condotta, peraltro realizzata in un contesto caratterizzato da pesanti infiltrazioni mafiose».

Retrodatazione della misura cautelare: rigetto dell’istanza

Un altro aspetto discusso è stata la richiesta di applicazione dell’istituto della retrodatazione della misura cautelare. La Cassazione ha chiarito che la questione era stata sollevata in termini generici in sede di riesame e che solo nel ricorso sono stati introdotti nuovi elementi, peraltro insufficienti a superare il giudizio di inammissibilità già espresso dal Tribunale. La Suprema Corte ha ribadito che la retrodatazione, come chiarito dalle Sezioni Unite (Mazzitelli), richiede condizioni specifiche non soddisfatte nel caso di Ariello. In altri casi, vedi Patitucci e D’Ambrosio, la “contestazione a catena”, è stata accolta.

Nuovo Riesame

La Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Catanzaro per quanto riguarda la partecipazione di Salvatore Ariello al presunto sodalizio dedito al narcotraffico, ordinando un nuovo giudizio che tenga conto delle lacune evidenziate nella motivazione. L’accusa di tentata estorsione, invece, resta confermata insieme all’aggravante mafiosa.

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