Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Intendo rispondere e confermo la mia volontà di collaborare con la giustizia» diceva in premessa il collaboratore di giustizia Luca Pellicori, ex contabile del gruppo dedito al narcotraffico, capeggiato da Marco Perna, condannato in via definitiva nel processo “Apocalisse“. Poi il pentito cosentino, il 19 giugno 2019, ha iniziato a parlare con la Dda di Catanzaro, rappresentata all’epoca dal magistrato Camillo Falvo, attuale procuratore di Vibo Valentia. All’epoca infatti era Falvo a coordinare la maxi-inchiesta venuta a conoscenza dell’opinione pubblica il 1 settembre 2022, che ha consentito ai pubblici ministeri Vito Valerio e Corrado Cubellotti, sostenuti dai procuratori Nicola Gratteri e Vincenzo Capomolla, di ottenere 202 misure cautelari, in gran parte confermate dal tribunale del Riesame di Catanzaro.
- LEGGI ANCHE: Tentato omicidio a Cosenza, il pentito: «Il mandante è Maurizio Rango»
- LEGGI ANCHE: Arresti a Cosenza, nell’arsenale di Roberto Presta anche una bomba a mano da guerra
Luca Pellicori: «Ecco chi comanda a Rende»
Il primo argomento affrontato da Luca Pellicori è quello della zona di Rende, dove «comandano, dal punto di vista criminale, i Di Puppo, Umberto e Michele, con il fratello Giovanni, nonché Alberto Superbo, Francesco De Luca, Massimo Ciancio e Davide Aiello. Questi soggetti fanno estorsioni, droga e usura. Con noi non hanno collaborato per lo spaccio, non so dire dove si rifornissero di stupefacente, voci di corridoio ci dicevano dalle parti di Rosarno».
Sempre in riferimento ai Di Puppo, Luca Pellicori ha riferito di essere a conoscenza di estorsioni a una concessionaria di auto, a una stazione di servizio di Surdo, ad una di Arcavacata e a due ristoranti, di cui uno si trova a San FIli. «Tutti questi soggetti che gestivano queste attività mi dissero che pagavano l’estorsione al gruppo di Di Puppo. In con Umberto avevo un buon rapporto». La Dda di Catanzaro, inoltre, ha chiesto al pentito cosentino se avesse mai sentito parlare di Marco D’Alessandro, attualmente latitante, e accusato di associazione mafiosa.
Usura e droga a Cosenza, vietato il “sottobanco”
Luca Pellicori ha confermato che chi agiva “sottobanco” rischiava grosso. «Fino al 2014, quando sono stato fuori non si poteva fare usura “sottobanco“, bisognava pagare le organizzazioni criminali, dare dei soldi, un “fiore“, oppure questi soggetti si dovevano prestare a “girare” i soldi anche degli appartenenti alla criminalità organizzata. E’ successo anche che parecchi usurai che operavano “sottobanco” venissero puniti e malmenati per questa attività».
«La stessa cosa succedeva anche per lo spaccio della droga “sottobanco“, nel senso che chi la faceva veniva “ammazzato di palate” e dovevano dargli i soldi in più per la droga che avevano». Luca Pellicori ha detto che questa cosa sarebbe successa «a uno dei due fratelli Meduri», di cui abbiamo scritto in un altro servizio «che è stato sparato da Tonino Abbruzzese dei Banana, perché andava a prendere la droga ad Africo». E ha aggiunto: «Mi riferisco al periodo tra il 2011 e il 2014, quando la droga poteva essere acquistata solo da alcuni gruppi che erano riconosciuti e autorizzati da tutta la criminalità cosentina. Quando c’era droga di diversa qualità questi prendevano informazioni a cercare il responsabile e chi la prendeva per primo affrontava la situazione e il soggetto veniva punito».
Il pentito Luca Pellicori, infine, ha rivelato i gruppi autorizzati alla vendita di stupefacente: «noi del gruppo Perna; il gruppo di Di Puppo che facevano parte del gruppo Lanzino; il gruppo degli zingari della Rango-zingari; il gruppo di Renato Piromallo e Mario Gatto; il gruppo Patitucci-Lanzino, del quale faceva parte Roberto Porcaro; gli zingari dei Banana erano pure autorizzati. Loro vendevano ogni tipo di sostanza ma erano molto forti sull’eroina, con quelli della Rango-zingari; tutti i componenti della famiglia Banana facevano parte del gruppo».