Narcotraffico e cellulari in carcere a Catanzaro, chiesto il processo per gli imputati cosentini | NOMI
Narcotraffico e cellulari in carcere a Catanzaro, chiesto il processo per gli imputati cosentini | NOMI
Narcotraffico e cellulari in carcere a Catanzaro, chiesto il processo per gli imputati cosentini | NOMI
Narcotraffico e cellulari in carcere a Catanzaro, chiesto il processo per gli imputati cosentini | NOMI
Narcotraffico e cellulari in carcere a Catanzaro, chiesto il processo per gli imputati cosentini | NOMI
Narcotraffico e cellulari in carcere a Catanzaro, chiesto il processo per gli imputati cosentini | NOMI
Narcotraffico e cellulari in carcere a Catanzaro, chiesto il processo per gli imputati cosentini | NOMI
Narcotraffico e cellulari in carcere a Catanzaro, chiesto il processo per gli imputati cosentini | NOMI
L’udienza preliminare di Open Gates si terrà il 25 novembre davanti al gup del tribunale di Catanzaro, Sara Merlini. Si tratta dell’inchiesta coordinata dalla Dda del capoluogo di regione contro una presunta associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico che introduceva cellulari e sim card per effettuare telefonate all’esterno.
Nell’inchiesta Open Gates sono coinvolti anche imputati cosentini. L’elenco comprende i nomi di Bruno Bartolomeo, presente anche a Recovery, Riccardo Gaglianese, Pierpaolo Tormento, Franco Tormento, Loredana Cara, Carmine La Valle, Gino Garofalo, Massimo Imbrogno, Angela Pino, Immacolata Erra, Domenico Cicero, Giada Pino e Vincenzo Chiappetta, nonché dell’avvocato del foro di Cosenza Pietro Martire.
L’inchiesta sui presunti traffici illeciti all’interno della casa circondariale di Catanzaro avrebbe rivelato un quadro complesso, dove, secondo gli inquirenti, due gruppi criminali operavano indisturbati. Un gruppo era specializzato nello spaccio di stupefacenti, mentre l’altro gestiva un fiorente mercato di sim card e telefonini all’interno della struttura penitenziaria.
Secondo l’accusa, i traffici illeciti sarebbero stati agevolati grazie alla complicità di alcuni operatori della polizia penitenziaria e di parenti dei detenuti, i quali si sarebbero occupati di rifornire i carcerati di droga e dispositivi tecnologici. Gli investigatori sospettano che questo sistema abbia generato guadagni significativi: nel corso delle indagini, i carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno rinvenuto due carte prepagate che presentavano movimentazioni di denaro elevate, pari a 35.000 euro e 15.000 euro rispettivamente, in un periodo di soli quattro mesi.
L’inchiesta Open Gates, secondo la Dda di Catanzaro, ha portato alla luce il presunto coinvolgimento di Angela Paravati, ex direttrice del carcere di Catanzaro, e Simona Poli, ex comandante della polizia penitenziaria della struttura dal 2018 al 2022. Paravati e Poli sono accusate di concorso esterno in associazione per delinquere, una pesante imputazione che sottolinea un possibile supporto esterno a vantaggio di entrambe le organizzazioni criminali all’interno del carcere. Le accuse contro di loro includono, inoltre, reati come falso, evasione, falsità ideologica e, per Paravati, anche corruzione.
I magistrati antimafia ritengono che Paravati e Poli abbiano agevolato le attività dei due gruppi criminali, sia per quanto riguarda la distribuzione di stupefacenti, sia per il commercio di telefoni cellulari e sim card, strumenti indispensabili per mantenere i contatti con l’esterno e proseguire con le attività illecite.
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