L’ex assessore regionale nel corso di una conferenza ha tracciato anche un parallelismo con la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Oliverio. I suoi legali hanno poi spiegato i paradossi di una inchiesta basata solo su «gravi indizi di colpevolezza, ma nessuna prova». La solidarietà dei Riformisti di Rende
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Non trattiene la commozione, Carlo Guccione, al termine del suo intervento nella conferenza stampa su Rimborsopoli. Pensa alle sofferenze e alle amarezze vissute da lui e i suoi cari negli ultimi quindici anni in cui era sotto il giudizio pendente della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Una vicenda che si è conclusa con l’assoluzione, ma che presenta risvolti davvero grotteschi.
Il primo. Inizialmente a Guccione venivano contestate spese non rendicontate per 53mila euro, alla fine la contestazione si era ridotta ad un paio di cene per 255 euro.
La seconda: il gruppo Pd, era l’unico in consiglio regionale ad essersi dotato di un codice di autoregolamentazione per le spese dei fondi dei gruppi e di un commercialista che vidimava le spese ritenute rimborsabili. Questo per volontà dell’allora capogruppo Sandro Principe (anche lui coinvolto nell’inchiesta e poi assolto come tutto il gruppo Pd dell’epoca) e prima delle regole poi imposte dalla riforma Monti.
Terzo: la Procura, come ha spiegato l’avvocato Luca Acciardi, ha sempre parlato di gravi indizi di colpevolezza, mai di prove.
Eppure in questo contesto è maturata una vicenda che ha colpito Guccione forse quando era all'apice della sua carriera. Eletto con 17mila preferenze in consiglio, nominato assessore regionale al Lavoro venne sfiduciato dall’allora presidente Mario Oliverio su impulso del Pd. Guccione punta decisamente l’indice contro il suo partito che utilizzò all’epoca la vicenda giudiziaria per un regolamento di conti politici. Lo fece con Guccione prima (nonostante il codice etico del partito non prevedeva dimissioni in caso di indagine) e con Mario Oliverio poi. La guerra fra bande che ha caratterizzato e caratterizza ancora il partito insomma è la chiave di lettura che offre Guccione.
Ma ce n’è un’altra più profonda ovvero la tendenza della magistratura a perseguire fenomeni sociali piuttosto che reati, che notoriamente sono individuali. A far rispettare la morale piuttosto che la legge. In questo quadro è facile che la gravità indiziaria si sostituisca all’accertamento della commissione del reato da parte della singola persona. Nonostante il nostro codice preveda che la responsabilità penale è individuale.
Anche qui lo spiega bene l’avvocato Acciardi quando dice che era prevedibile che un’indagine simile si svolgesse anche in Calabria visto che era partita in diverse procure d’Italia di varie regioni. D’altronde erano gli anni del populismo, dell’ascesa che sembrava irresistibile del M5s. Per fortuna c’è sempre un giudice a Berlino come a Reggio Calabria. Nel suo intervento l’altro difensore di Guccione, l’avvocato Paolo Greco, elogia il comportamento del collegio di Reggio Calabria che nonostante fossero maturi i tempi di prescrizione, è voluto entrare nel merito della vicenda assolvendo Guccione con formula piena. Una sentenza, dice Greco, che ci ha riconciliati con la giustizia.
Questo il passato che però apre spunti sul presente. Guccione difatti dice di non aver perso voglia di far politica e anche in questi anni che è stato relegato in panchina ha condotto le sue battaglie, soprattutto sulla sanità. Il punto è capire come intende posizionarsi il Pd rispetto al giustizialismo, visto che per inseguire politicamente i 5Stelle sembra da anni aver abbandonato il suo tradizionale garantismo. Questo per Guccione è un punto sul quale riflettere e sul quale anche costruire le future coalizioni. A chi gli chiede se questa posizione possa essere conciliabile con un’alleanza con i grillini, Guccione risponde che in fondo i 5Stelle in questi anni hanno cambiato più volte posizione. Basti pensare all’Appendino, l’ex sindaco di Torino pur essendo indagata non solo non si è dimessa ma è diventata anche deputata.
«Io non sono per un uso politico della giustizia e spero che nemmeno il mio partito lo sia - dice - Non a caso anche Oliverio venne azzoppato da una serie di inchieste in consiglio dissi che non sono un garantista con lo sterzo e gli offrii solidarietà politica. Credo che sulla vicenda Rimborsopoli vada fatta una riflessione profonda perché molti dei problemi del Pd derivano da quell’epoca. Non dimentichiamoci che Oliverio fece una giunta di tre sole persone proprio per i problemi interni al Pd».
Ma non è solo a pensarla così. Alla conferenza ha partecipato anche Clelio Gelsomino, capogruppo di Insieme per Rende, in rappresentanza di Sandro Principe trattenuto da impegni familiari. Gelsomino però ha voluto non solo portare la vicinanza dei riformisti di Rende, ma anche ribadire come il centrosinistra debba fare una riflessione profonda su questi fenomeni e avviare una nuova impostazione politica, magari partendo dalla coalizione che ha sbaragliato gli avversari nelle amministrative a Rende.