ACHERUNTIA | Mano pesante della Dda: chiesti 16 anni per Angelo Gencarelli. Ecco le altre richieste
La Dda di Catanzaro questa mattina ha chiesto condanne pesanti per i tre imputati che hanno scelto il rito ordinario dell’inchiesta “Acheruntia”, l’indagine dei carabinieri sull’esistenza di una presunta cellula di ‘ndrangheta ad Acri, riconducibile al clan Lanzino di Cosenza. Prima della requisitoria, il pubblico ministero Pierpaolo Bruni – attuale procuratore capo di Paola –
La Dda di Catanzaro questa mattina ha chiesto condanne pesanti per i tre imputati che hanno scelto il rito ordinario dell’inchiesta “Acheruntia”, l’indagine dei carabinieri sull’esistenza di una presunta cellula di ‘ndrangheta ad Acri, riconducibile al clan Lanzino di Cosenza.
Prima della requisitoria, il pubblico ministero Pierpaolo Bruni – attuale procuratore capo di Paola – aveva chiesto la trascrizione o l’eventuale acquisizione in istruttoria dibattimentale di alcune intercettazioni telefoniche ed ambientali che riguardano, essenzialmente, Perri e Gencarelli e in minor parte Ferraro. Intercettazioni che nella perizia ordinata dal tribunale collegiale di Cosenza non c’erano e ritenute fondamentali dal pm al fine di valutare tutti gli elementi probatori che dal punto di vista di Bruni dovrebbero portare a una condanna dei tre imputati. Elementi che dimostrerebbero gli interessi e i rapporti tra Perri e Gencarelli, entrambi in qualità di promotori della presunta associazione mafiosa.
Gli avvocati difensori si sono opposti, ritenendo intempestiva la richiesta del pubblico ministero e soprattutto ininfluente ai fini del giudizio. L’istruttoria dibattimentale, sentiti tantissimi testimoni nonché le persone offese, aveva già ampiamente chiarito fatti e la non responsabilità degli imputati. In sintesi il pensiero delle difese.
Oltre alla richiesta delle trascrizioni, il pm Bruni ha chiesto (e poi ottenuto) l’acquisizione di alcune sentenze nei confronti di Giuseppe Perri e di altri appartenenti al clan Lanzino che secondo la pubblica accusa confermano i contatti tra il sodalizio criminale e gli imputati del processo “Acheruntia” e in particolare di soggetti che saranno chiamati a giudizio dal mese di novembre in poi.
Il tribunale collegiale di Cosenza, composto dal presidente Enrico Di Dedda e dai giudici a latere Claudia Pingitore e Manuela Gallo, ha rigettato la richiesta del pm sulle trascrizioni ritenendole non influenti per la decisione finale, ma ha accolto l’acquisizione delle sentenze, di cui solo una è passata in giudicato: Terminator 4. Acquisita anche la sentenza di primo grado di “Acheruntia”, rito abbreviato, che ha portato alla condanna di Rinaldo Gentile.
Il pm Bruni in sede di requisitoria ha ricostruito tutta l’indagine, chiedendo 16 anni di reclusione per Angelo Gencarelli, 15 anni per Giuseppe Perri e 12 anni per Gianpaolo Ferraro. Gli avvocati delle parti civili, Giuliana Ricioppo e Raffaele Rigoli, si sono associati alle richieste della pubblica accusa.
Poi è toccato al collegio difensivo. Hanno discusso l’avvocato Lucio Esbardo per la posizione di Ferraro, spiegando che l’istruttoria non ha accertato alcuna responsabilità penale del suo assistito di cui non se n’è mai parlato in prospettiva criminale né sono emersi comportamenti tali da inserirlo in un contesto mafioso, e l’avvocato Luca Acciardi per la posizione di Perri. Anche in questo caso il difensore di “Pinuccio” ha esortato i giudici a valutarne la sua innocenza rispetto ai capi d’imputazione, evidenziando la sua estraneità dal principale capo d’accusa che riguarda la capacità di una presunta associazione mafiosa di condizionare appalti pubblici e tanto altro nella città di Acri.
Gli avvocati Matteo Cristiani, Antonio Quintieri e Marcello Manna discuteranno il prossimo 26 settembre, giorno in cui sarà emessa probabilmente la sentenza. (Antonio Alizzi)