‘Ndrangheta, politica e corruzione: cosa ci aspetta nel 2019
La politica continua a “delegare” ancora una volta la magistratura per fare pulizia nei partiti e/o nelle coalizioni. Ormai è diventata un’abitudine quella di non esporsi, usare una tattica attendista, nella speranza di vedere il giorno dopo l’avversario politico, che dovrebbe essere combattuto con idee e contenuti, nelle ordinanze della magistratura giudicante. Funziona così in
La politica continua a “delegare” ancora una volta la magistratura per fare pulizia nei partiti e/o nelle coalizioni.
Ormai è diventata un’abitudine quella di non esporsi, usare una tattica attendista, nella speranza di vedere il giorno dopo l’avversario politico, che dovrebbe essere combattuto con idee e contenuti, nelle ordinanze della magistratura giudicante. Funziona così in Italia e in particolare modo in Calabria. Nessuno fa il passo più lungo della gamba, temendo di avere anch’esso più di uno scheletro nell’armadio.
Il 2018 si è chiuso con un’indagine sul governatore della Calabria, Mario Oliverio che avrebbe favorito l’imprenditore Barbieri, elargendo nuovi finanziamenti per gli impianti sciistici di Lorica in cambio del rallentamento dei lavori di piazza Bilotti. Accuse che prima il gip e poi il Riesame hanno confermato, senza scalfire di una virgola il teorema accusatorio della Dda di Catanzaro.
Appalti, droga ed elezioni Regionali
Le «sorprese», citando il procuratore capo Nicola Gratteri, non sono finite qui. E se lo dice lui bisogna credergli, visto che sa cosa bolle in pentola negli uffici della polizia giudiziaria del Distretto di Catanzaro. Se si riferisce sempre all’ambito politico-giudiziario non è dato saperlo, ma leggendo attentamente l’ordinanza “Lande desolate” si intuisce dove possano arrivare le nuove inchieste della procura antimafia di Catanzaro.
Quando i finanzieri indagavano su Oliverio, Barbieri e compagnia cantando, la politica era impegnata a discutere sulla realizzazione di piazza Bilotti e sul futuro dell’allora sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. E, cosa più importante, sull’utilità o meno della Metropolitana leggera. I periodi di riferimento delle precedenti indagini accendono, quindi, i riflettori su alcuni attori non protagonisti di recenti inchieste, che potrebbero aver agito per “fini elettorali” con metodi illeciti e forse inusuali per eliminare politicamente chi in quel momento era un “pericolo pubblico”.
Neanche l’affaire “piazza Bilotti” potrebbe essere concluso. Finora emerge la presunta appartenenza di Barbieri al clan Muto, ipotesi di reato che la Cassazione non condivide, ritenendolo vittima e non partecipe dell’associazione. Si parla delle cosche cosentine interessate a richiedere il “pizzo” a Barbieri, ma il prosieguo investigativo per ora non ha portato a nulla. Potrebbe uscire fuori il coinvolgimento di “ditte amiche” dei clan che avevano interesse a lavorare nella grande opera pubblica? Staremo a vedere.
Tornando alle «sorprese», non bisogna dimenticare che nel Distretto di Catanzaro c’è una forte azione sul traffico di droga. E’ uno dei pallini del procuratore capo Nicola Gratteri che nelle ultime uscite pubbliche ha ribadito la pericolosità della ‘ndrangheta in tutta Europa, grazie all’amicizia della mafia albanese. E poi, non si possono sottovalutare gli ultimi eventi di sangue che hanno riguardato la Sibaritide, zona in cui gli equilibri mafiosi non sarebbero più come prima.
La sensazione è che le prossime Regionali saranno in qualche modo influenzate dalle indagini della magistratura. Non è un bene ovviamente, ma è l’unico modo della politica di affrontare le competizioni elettorali. Soprattutto in Calabria. (Alan)