I vertici della ‘ndrangheta di Cosenza sapevano del blitz “Reset”
Il pentito Roberto Porcaro afferma di aver appreso questa circostanza mentre si trovava in carcere a Voghera. Gliela avrebbe riferita un altro cosentino
In ogni operazione antimafia vige sempre il sospetto che qualcuno dei vertici delle cosche – che siano di ‘ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra o Sacra Corona Unita – sapesse in anticipo degli arresti. Sono ipotesi che gli inquirenti acquisiscono sia nel corso delle indagini preliminari o attraverso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, passati dall’altra parte della barricata dopo aver ricevuto la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare.
Ciò è avvenuto di recente per “Testa di Serpente“, l’indagine antimafia della Dda di Catanzaro, che ha anticipato il blitz “Reset“, scattato all’alba del 1 settembre 2022 in provincia di Cosenza. Che Porcaro fosse a conoscenza del decreto di fermo, lo ha rivelato Danilo Turboli, ormai ex pentito di ‘ndrangheta, ma fino a qualche mese fa collaboratore di giustizia. Periodo in cui aveva accusato lo stesso Porcaro e altri presunti “sodali” delle azione delittuose avvenute tra Cosenza e Rende.
Il leit-motiv non sarebbe cambiato neanche qualche mese fa, quando il neo pentito Roberto Porcaro ha affermato che alcuni suoi accoliti sarebbero venuti a conoscenza di una grossa operazione a Cosenza che avrebbe coinvolto i clan operanti in cittĂ e nel circondario. Parole che avrebbe appreso in carcere da Cosimo Bevilacqua, detto “Mimì”, durante il periodo di detenzione nella casa circondariale di Voghera.
La circostanza è stata resa nota da Porcaro, un attimo prima che lo stesso dichiarasse di non conoscere Marco Tornelli, uno dei 245 imputati di “Reset“, e di aver parlato invece di Francesco Casella che «conosco da quando ero bambino e lo ricordo amico di Mario Gatto ed Ettore Lanzino, ma per quanto a mia conoscenza non coinvolto nelle dinamiche associative» aveva spiegato il pentito.
Tornando all’argomento iniziale, limitatamente alla figura di Cosimo Bevilacqua, detto “Mimì”, Porcaro ha detto che «nell’ultimo periodo collaborava per il narcotraffico con Renato Piromallo per come lo stesso Mimì mi ha confidato nel carcere di Voghera dopo essere stato arrestato per l’operazione Reset. A tal proposito mi ha anche riferito che un paio di giorni prima del blitz di “Reset“, lo stesso Piromallo, aveva allertato lo zio “Corvo Nero”», ovvero l’altro Cosimo Bevilacqua, «che gli avrebbero a breve arrestati nell’ambito di una grossa operazione».
Infine, Porcaro concludendo il discorso sui Bevilacqua, ha sottolineato di conoscere bene Fiore Bevilacqua detto “Mano Mozza”, appartenente «all’associazione per conto degli zingari che si muove in autonomia e in collaborazione con i Banana, per tutte le attivitĂ illecite dall’estorsione e al traffico di stupefacenti», mentre ha chiarito di conoscere «Francesco Bevilacqua, fratello di “Mano Mozza”, ma non so dire di un suo coinvolgimento nelle dinamiche associative».