«Nuovo Psc di Cosenza, c’è continuità con l’amministrazione Occhiuto. Lo voteremo»
Francesco Caruso, leader dell'opposizione a Palazzo dei Bruzi, è chiaro: «Creatura della passata giunta, noi favorevoli. La città se ne doti subito, in ottica fusione si potrà sempre integrare»
L’amministrazione guidata da Franz Caruso ha ripreso l’iter per approvare il nuovo Psc della città di Cosenza. L’assessore all’Urbanistica, Pina Incarnato, nei giorni scorsi ha spiegato al nostro network i dettagli del Piano Strutturale Comunale e quali sono le novità rispetto a quanto già passato al vaglio dell’assise bruzia sei anni fa. Il leader dell’opposizione, l’ex candidato a sindaco Francesco Caruso, a riguardo, parla di «continuità amministrativa» con l’era Occhiuto e ne sottolinea la necessità di dotarsene con urgenza.
Annuncia che «essendo una creatura della precedente amministrazione» il voto della minoranza di centrodestra in aula sarà positivo al netto dei dovuti passaggi e della presentazione della versione definitiva. Chiara, invece, la risposta alla domanda se non fosse stato meglio puntare su uno strumento urbanistico d’area in previsione della città unica derivante dalla fusione di Cosenza con Rende e Castrolibero. «C’è sempre possibilità di applicare varianti» ha detto esprimendo ancora una volta il suo appoggio alla proposta di legge, che sta facendo il proprio corso alla I Commissione della Regione e che in autunno potrebbe approdare in Consiglio.
Francesco Caruso, la maggioranza sta lavorando per riportare il Psc in Consiglio comunale. Nel 2017 l’amministrazione Occhiuto lo approvò, ma poi l’iter si fermò.
«L’attuale maggioranza sto operando in piena continuità amministrativa. Nel 2017, la precedente amministrazione propose il nuovo Piano Strutturale Comunale e il relativo Regolamento edilizio urbanistico al Consiglio Comunale che ne deliberò l’adozione. Nei 30 giorni successivi furono ricevute le osservazioni dei cittadini. E’ seguito un periodo di tre anni in cui hanno trovato applicazione le misure di salvaguardia che, nel transitorio di compresenza dei due strumenti urbanistici (il vecchio e il nuovo), hanno comunque consentito l’espletarsi delle attività edilizie facendo prevalere, di volta in volta, le regole più restrittive. I tempi dell’iter si sono purtroppo protratti a causa di un inspiegabile ritardo da parte dei progettisti che, seppure sollecitati e diffidati più volte da parte di uffici e amministrazione (l’allora Sindaco Occhiuto minacciò addirittura una denuncia), non hanno fatto pervenire al Comune gli elaborati aggiornati in base alle numerose osservazioni agli stessi trasferite al fine di valutarne ed eventualmente formalizzarne il recepimento. Ciò è avvenuto nonostante fossero stati già quasi integralmente corrisposti i compensi dovuti ai soggetti affidatari del servizio di progettazione. Anche l’attuale amministrazione avrà avuto non poche difficoltà ad ottenere gli elaborati nella loro completezza, utili al proseguimento dell’iter, a giudicare dal tempo trascorso dall’insediamento (altri due anni infruttuosamente trascorsi)».
Rispetto a quel Psc le differenze sono poche. L’assessore Incarnato lo ha ripreso con i progettisti incaricati aggiornando i documenti normativi e cartografici. Le variazioni riguardano principalmente Vagliolise e Via Popilia per il nuovo ospedale e i lavori alla stazione previsti dal piano commerciale di RFI. Domanda tendenziosa: lavorare sul Psc con la città unica che incombe è per lei una mossa politica?
«Le uniche variazioni apportate a quel PSC, da quanto al momento è dato sapere, sono quelle richiamate, coerenti con i programmi di RFI e con il diverso orientamento della nuova maggioranza circa l’ubicazione del futuro ospedale. La precedente maggioranza consiliare aveva adottato una scelta che non prevedeva la dislocazione del nosocomio, proprio per considerare gli effetti dell’impatto urbanistico dell’opera ed evitare la defunzionalizzazione e conseguente desertificazione dell’area a Sud (compreso centro storico) già pesantemente penalizzata dalle precedenti scelte di politica attiva. Oggi, visto lo stato dell’iter, più che è una mossa politica, definire le procedure del nuovo PSC appare una doverosa azione di continuità amministrativa al fine di dotare la città di un moderno strumento urbanistico e conferire valore anche all’investimento economico sostenuto con fondi pubblici: ricordo che la redazione del PSC, avviata ai tempi dell’allora sindaco Perugini, è costata ben trecentomila euro».
Nell’ottica della fusione, non sarebbe stato il caso a suo avviso di puntare su uno strumento urbanistico d’area?
«Come abbiamo visto, le procedure per l’adozione di uno strumento delicato e rilevante come il PSC sono lunghe, articolate e complesse. Io sono favorevole alla fusione e auspico che si concretizzi in tempi celeri. Riteniamo, ad ogni modo, che il nuovo PSC sia da applicare subito in via definitiva: c’è sempre la possibilità di adottare eventuali varianti e, quando i tempi saranno maturi, lavorare sull’integrazione o su un nuovo strumento urbanistico che tenga conto della fusione dei comuni interessati.».
A Rende il Psc, approvato in 15 minuti, è stato sospeso dai commissari. Nell’ipotesi che venga ripristinata l’adozione e che Cosenza si doti dopo più di 45 anni del nuovo strumento, su che basi sorgerebbe il nuovo centro di governo derivante dalla fusione?
«Ritengo che i principi urbanistici su cui si fonda il nuovo PSC siano estensibili, con le dovute valutazioni connesse alle specifiche territorialità, all’intera area urbana: dopo decenni, siamo riusciti a concepire un moderno strumento di disciplina dello sviluppo urbanistico della città, utile a salvaguardare il territorio dai precorsi fenomeni di speculazione edilizia. Il vecchio Piano regolatore prevedeva 2 milioni di metri cubi di nuova volumetria, con una proiezione (non realistica) di incremento demografico della sola Cosenza fino a 120.000 abitanti. Il nuovo PSC è invece incentrato su criteri di sostenibilità ambientale, con “consumo di suolo zero”, una consistente riduzione dei volumi previsti nel vecchio strumento per contrastare il consumo di territorio. Inoltre, il nuovo piano adotta misure di rigenerazione urbana favorendo il recupero e la riqualificazione del tessuto esistente e, anche attraverso i sistemi incentivanti delle perequazioni, il recupero e la ristrutturazione degli edifici della città antica».
La minoranza di Palazzo dei Bruzi come si porrà dinanzi al nuovo Psc una volta esauriti i confronti con cittadini, associazioni e ordini professionali? Voterete a favore o contro e perché?
«Il nuovo PSC è sostanzialmente una creatura della precedente amministrazione. Certo, non è nostra intenzione rinnegarla e la propensione, allo stato, è quella di esprimere un voto favorevole. Tuttavia, prudentemente, attendiamo la presentazione della versione definitiva, ad oggi non ancora registrata: anche all’interno degli organi consiliari dovrà consumarsi una fase di intenso e costruttivo confronto».