‘Ndrangheta, anche in Recovery emerge la “droga parlata”: ecco il linguaggio criptico
Gli indagati hanno utilizzato, secondo gli inquirenti, termini convenzionali per eludere eventuali controlli
L’inchiesta Recovery, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Catanzaro, ha svelato un vasto traffico di sostanze stupefacenti, grazie alle indagini svolte congiuntamente da polizia, carabinieri e guardia di finanza. Il blitz, eseguito a metà maggio 2024, ha portato all’arresto di numerosi presunti membri dell’organizzazione criminale riconducibili al clan degli italiani. (I VERBALI DI FRANCESCO GRECO)
Il contributo dei collaboratori di giustizia
I collaboratori di giustizia, secondo la Dda di Catanzaro, avrebbero fornito un quadro introduttivo cruciale per comprendere l’organizzazione e le sue operazioni. Le attività di indagine “tipiche” hanno offerto un compendio di fonti di prova, riscontrando l’esistenza di un’ampia associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L’inchiesta Recovery avrebbe individuato gruppi e sottogruppi aderenti al Sistema, delineando i ruoli dei vari soggetti coinvolti, di cui ci siamo occupati in precedenti servizi giornalistici.
Intercettazioni e riscontri
Le intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, a dire degli investigatori, hanno giocato un ruolo fondamentale nell’inchiesta. Queste attività sono state corroborate da riscontri come servizi di osservazione diretta, videoregistrazioni, perquisizioni e sequestri di droga in possesso degli acquirenti, oltre ad arresti in flagranza. La grande quantità di dati intercettivi, già emersi nell’operazione Reset, ha permesso «una valutazione di gravità indiziaria autosufficiente, grazie alla chiarezza e sistematicità dei temi affrontati dagli indagati».
“La droga parlata” emerge chiaramente dalle intercettazioni, con termini convenzionali utilizzati per eludere eventuali controlli. Espressioni come “LA GRAPPA“, “IL CANE PICCOLINO“, “MEZZINO” e “UN APERITIVO DA 60” indicano quantità e qualità della droga trattata.
Recovery, il metodo investigativo
La polizia giudiziaria, composta in questo caso da polizia, carabinieri e finanza, ha utilizzato un metodo efficace per identificare gli interlocutori delle conversazioni intercettate. L’indagine ha beneficiato della titolarità dei mezzi intercettati da parte degli indagati e degli approfondimenti investigativi circa l’identità degli interlocutori. Servizi di sorveglianza e verifiche hanno completato il quadro investigativo, fornendo riscontri immediati tramite sequestri di droga.
«Le conversazioni sono di contenuto sufficientemente chiaro ed intelligibile», affermano gli inquirenti, «e il linguaggio convenzionale usato risulta inequivocabile nel contesto delle indagini».
Le direttrici investigative della Dda di Catanzaro
L’attività investigativa di Recovery si è snodata lungo tre direttrici principali:
- Intercettazioni telefoniche ed ambientali: Numerose captazioni hanno riguardato utenze e autovetture in uso agli associati, nonché locali e abitazioni, rivelandosi il mezzo di ricerca della prova più fruttuoso.
- Monitoraggio dei movimenti: Sistemi di videosorveglianza hanno seguito i movimenti degli associati in prossimità delle loro abitazioni e luoghi di ritrovo.
- Riscontri oggettivi: Sequestri di sostanze stupefacenti e servizi di osservazione e pedinamento hanno accertato episodi di spaccio e detenzione illecita, corroborando l’appartenenza al sodalizio dei vari partecipanti.
Recovery, chi sono i presunti vertici dell’organizzazione
Francesco Patitucci si porrebbe al vertice del clan degli Italiani, avvalendosi della collaborazione di fidati come Michele Di Puppo, Salvatore Ariello, Roberto Porcaro, Mario Piromallo (detto Renato) e Antonio Illuminato. Le conversazioni intercettate rivelano che il tema della droga dominava le discussioni tra Patitucci e i suoi alleati, nonché con esponenti di altri clan calabresi.
Collegamenti con altri gruppi
Le indagini hanno evidenziato collegamenti con altri clan o presunti tali, operanti a Paola, San Lucido, Sinopoli, Rosarno, Cetraro e Roggiano Gravina.
Arresto del latitante Strangio
Infine, un episodio significativo riguarda l’arresto di Francesco Strangio, latitante trovato a Rose il 14 febbraio 2019. Le forze dell’ordine hanno sequestrato quasi 3 kg di cocaina e un telefono cellulare utilizzato da Strangio per mantenere i contatti con gli “amici cosentini”. Strangio nel corso della latitanza sarebbe stato aiutato da gente vicina a Michele Di Puppo.