Zaffonte rivela: «Il mandante dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo è Roberto Porcaro»
Il collaboratore di giustizia incalzato dal pm della Dda di Catanzaro ma soprattutto dal collegio difensivo sui rapporti con gli altri pentiti
Le dichiarazioni di Giuseppe Zaffonte, collaboratore di giustizia e imputato-testimone nel processo Reset, forniscono una panoramica generale (ma non dettagliata) dell’organizzazione interna e delle attività della ‘ndrangheta nella zona di Cosenza. Il pentito è stato sentito nell’aula bunker di Lamezia Terme, prima dal pubblico ministero Corrado Cubellotti e poi dal collegio difensivo.
Il “Locale” di ‘ndrangheta
Zaffonte ha dichiarato di far parte del sottogruppo guidato da Michele Di Puppo, la “Stella” della ‘ndrangheta di Cosenza, con rapporti solidi anche in provincia di Reggio Calabria. Il pentito ha ricordato nel corso della sua escussione che Di Puppo voleva aprire un “Locale” di ‘ndrangheta a Cosenza. Di Umberto, fratello di Michele, sa che era affiliato ma non conosceva la dote.
Il gruppo degli italiani
Il capo degli italiani è Francesco Patitucci, ha spiegato Zaffonte in aula, che poi ha aggiunto un particolare sulla cosca “Lanzino-Patitucci“. «A un certo punto Piromallo, Ariello e Porcaro hanno avuto problemi e operavano in autonomia, facendo sempre riferimento a Patitucci». Nello specifico, Zaffonte ha descritto Mario “Renato” Piromallo «come una figura carismatica e di alto livello nella ‘ndrangheta, con notevoli investimenti economici».
Marco D’Alessandro e Francesco De Luca
Zaffonte inoltre ha dichiarato di aver collaborato con Marco D’Alessandro, aiutando a volte anche Luigi Abbruzzese. «La vendita dell’eroina era ad appannaggio dei Banana che se la procuravano da Cassano. Porcaro era coinvolto nello spaccio di cocaina, mentre i fratelli Turboli gestivano parte della droga di Porcaro». Zaffonte ha parlato anche di Francesco De Luca: «Si occupava di estorsioni e droga, ed era una persona fidata, essendo vicino a Michele Di Puppo». Su Porcaro ha chiarito: «Era una figura carismatica che prese il comando dopo l’arresto di Patitucci». Ma ha evidenziato anche conflitti interni: «Michele Di Puppo non andava d’accordo con Mario Renato Piromallo, il quale una volta minacciò Marco D’Alessandro in un bar. In quella circostanza gli stava per alzare le mani a causa di un debito di droga».
Antonio Marotta
Zaffonte ha parlato rapidamente anche di Antonio Illuminato: «Inizialmente vicino a Porcaro, poi si avvicinò ad Ariello per droga ed estorsioni», mentre «Antonio Marotta era il tramite tra Porcaro e Luigi Abbruzzese. Gianluca Maestri, affiliato ai Rango-zingari, si riforniva anche da Cassano. Tornando su Mario Renato Piromallo ha sottolineato: «Aveva investito in diverse attività economiche, tra cui una tabaccheria, una lavanderia, agenzie di scommesse e campi di calcetto».
Le attività dei Reda
I fratelli Francesco e Andrea Reda erano coinvolti, secondo Zaffonte, «in scommesse sportive e slot machine, vicini ai fratelli Provenzano e al gruppo di Rende». E ancora: «Giuseppe Broccolo gestiva una cornetteria a Rende, Carmine Caputo gestiva un’agenzia di buttafuori ed era vicino a Porcaro, Pasquale Bruni spacciava droga e nell’ultimo periodo era vicino a Porcaro e Piromallo». Sempre su Piromallo ha dichiarato che «i soldi glieli gestiva Mario Gervasi e anche Giuseppe Bartucci», mentre «so chi è Massimo D’Ambrosio, fratello di Adolfo, ma non sono a conoscenza di fatti specifici».
Il mandante dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo
Riguardo ai rapporti tra Massimiliano D’Elia e Roberto Porcaro, Zaffonte ha specificato che «Massimiliano D’Elia uccise Giuseppe Ruffolo sia per vendetta personale, in quanto Ruffolo ebbe problemi con suo padre, che su mandato di Roberto Porcaro, in quanto si diceva che Ruffolo non versasse i soldi dell’usura nella “bacinella“». Il pm, nel controesame, ha comunque confermato che la posizione di Porcaro è stata riattivata dal punto di vista investigativo.
Le altre posizioni
Zaffonte ha fatto i nomi anche di Michele Rende «vicino a Porcaro», Alessandro Catanzaro «era la persona “pulita” di Roberto», Massimo Benvenuto «lo conosco, spacciava (fumo, erba e cocaina) per Roberto», Denny Romano «inizialmente era affiliato al gruppo Rango-zingari, poi si è avvicinato al gruppo di San Vito, a Marco Perna». Su Andrea Mazzei ha detto: «Lo conosco da 20 anni. Gli portai un ragazzo per un investimento con Resto al Sud ma non andò a buon fine, dicevano che fosse amico di Porcaro e me lo riferì Marco D’Alessandro o Alberto Superbo».
«Conosco Agostino Briguori, i soldi di Tonino Pignataro, era di Cetraro, li gestiva lui, così si diceva. Rosanna Garofalo? L’ex moglie di Patitucci, veniva spesso a casa di Marco D’Alessandro. Non so di cosa si occupasse, ma penso facesse da tramite tra il gruppo e Patitucci. Garofalo parlava male di Porcaro e affermava che avrebbe dovuto ringraziare il marito per la posizione criminale occupata. Diceva che non faceva le cose giuste: era pieno di soldi, mentre gli altri rimanevano a secco».
L’altro pentito
Zaffonte ha riferito anche sul pentito Gianluca Maestri: «Era vicino al Rango-zingari, provò ad impiccarsi durante la carcerazione. e l’affiliazione non valse. È nipote di Gennaro Presta, Maestri spacciava e si riforniva anche da Cassano. Incendiò ricordo un locale a Montalto». Il pentito è stato chiamato a parlare anche del presunto gruppo mafioso dei Presta: «Gestivano Tarsia e Roggiano Gravina, ma non ho avuto rapporti diretti, con Tonino ho condiviso un periodo in carcere. Franco lo conosco solo di nome. Il gruppo Presta so che erano in buoni rapporti con gli altri».
La parte conclusiva dell’esame ha interessato le seguenti posizioni: Gianfranco Bruni («aveva una sala giochi con Gianluca Marsico in via dei Mille), Mario Trinni (»non ricordo cose specifiche sul suo conto, stessa cosa su Ivan Trinni»), Sergio Raimondo («cose specifiche non ne ricordo, tranne il fatto che fosse vicini a Marco Perna»», Francesco Stola («persona di fiducia di Porcaro come Sergio La Canna». Infine, breve focus su Alberico Granata, Carlo Drago e Cristian Vozza, tutti inseriti nel settore delle sale scommesse e giochi d’azzardo.
Il controesame
Il controesame è partito con le domande dell’avvocato di Valerio Murgano: «Sì, confermo il fatto che Adolfo D’Ambrosio gestiva l’usura per conto suo e le estorsioni per il gruppo “Lanzino”», ha detto Zaffonte. «Gli stipendi? Erano intorno ai 2mila euro» ha risposto il pentito. «Ad Adolfo andavano circa 1800 euro».
L’avvocato Gianluca Garritano ha introdotto l’argomento pentiti: «Conosco Pierluigi Terrazzano, siamo anche amici di famiglia, da quando avevo 12-13 anni. Con Pierluigi ci frequentavamo, abbiamo anche commesso in passato reati insieme». E ha aggiunto: «Ho iniziato a collaborare nel 2019, Terrazzano l’ho incontrato nella stessa località protetta. Ci vedevamo e salutavamo», ma ha smentito di aver commesso una rapina nel 2020 «né ho mai spacciato droga con lui. Se ho una Mercedes? Sì ma non era gialla».
Il penalista Garritano ha chiesto se è vero che oltre a Terrazzano il pentito Zaffonte ha incontrato altri collaboratori. «Se ho visto Paura, De Rose, Noblea? No. Se sono stato fermato insieme a Terrazzano? Lui era in macchina con me, ma i carabinieri hanno portato solo lui. Ho visto pure il fratello di Pierluigi, ma non so se Paura fosse nella stessa mia località protetta. Conoscevo Ester Mollo prima della collaborazione, dopo non l’ho mai incontrata. So dove abitava Terrazzano nella località protetta».
Poi il controesame si è concentrato sul rapporto con il padre. «Mio padre si chiama Fabrizio Silvio, non so se sia stato collaboratore. Era parte civile in Twister? Sì lo confermo. Dopo queste dichiarazioni mio padre si è trasferito, con lui ho avuto solo rapporti telefonici». «Ho commesso una rapina a Rimini, tra il 2011 e il 2012, ma non non ricordo se conoscevo altri soggetti in Romagna», ha aggiunto Zaffonte.
«Michele Di Puppo lo conosco da 20 anni, da quando abitavo a Surdo. Con loro ho avuto rapporti diretti all’età di 17-18 anni, con Michele ho avuto rapporti dal 2015-2016 in poi ma non ricordo il primo acquisto di stupefacenti da loro. Umberto l’ho frequentato un po’ di più. La droga mi veniva consegnata da Alberto Superbo, Marco D’Alessandro. Io sono stato detenuto nel 2013 e 2014».
«Conosco Adolfo Foggetti, prima della sua collaborazione ci vedevamo. Non ricordo se abbiamo fatto reati insieme. Non ho avuto rapporti con Daniele Lamanna, Franco Bruzzese, Vincenzo Dedato, Francesco Amodio e Angelo Colosso. Non sono mai stato fermato insieme a Michele Di Puppo, Roberto Porcaro e gli altri dei Banana. Ho confessato reati di droga, rapine e ferimenti. Ho una richiesta di condanna di 5 anni e 7 mesi nel processo Reset e in Recovery non sono indagato».
Zaffonte sui social?
L’avvocato Angelo Pugliese si è focalizzato su altri aspetti: «Rapina a Rimini per casualità? No perché mio padre gestiva due alberghi», ha dichiarato Zaffonte nel verbale. «Con me c’erano Marco D’Alessandro e altri due cosentini. Ho visto Ester Mollo prima che Paura collaborasse. A Paura non l’ho mai visto in vita mia e non sono mai stato nella sua casa protetta. Terrazzano abitava in una casa popolare. Io sui social col nome di Peppe De Santis? Smentisco. Con Terrazzano ci siamo incontrati per la prima volta sul corso della località protetta». Inoltre, a Zaffonte è stato chiesto di fare i nomi dei suoi presunti clienti: «Uno era di Lattarico, l’altro di Marano Marchesato». E infine ancora su Terrazzano: «Non so dove sia oggi Terrazzano», che in precedenza aveva definito mentalmente instabile.
Poi è stata la volta dell’avvocato Antonio Quintieri: «Denny Romano l’ho conosciuto nel carcere di Cosenza, io entravo e lui usciva. 2014, non ricordo il mese». «Come avete fatto a parlare se ci sono dei muri?», ha domandato il legale Quintieri e Zaffonte ha spiegato il tragitto. «Non ho commesso reati con Romano. Non so quando è stato affiliato».
«L’ho appreso dai giornali»
L’avvocato Fiorella Bozzarello ha evidenziato la scarsa credibilità del pentito: «Ho parlato con il maresciallo Parisi nella sede del comandante provinciale. Ho fatto dichiarazioni spontanee, procedimenti pregressi per rapina. Nei 180 giorni ho avuto l’art. 17, ma ero libero. Con Carmine Caputo ci vedevamo in giro”. Sollecitato dalla penalista, il collaboratore, che nel corso dell’esame e del controesame, si è “contraddistinto” più per «si diceva, si sapeva» che per fatti circonstanziati, non ricordava né la data della sparatoria avvenuta al B-side («ma quella sera c’ero») né il periodo dell’omicidio Ruffolo». L’avvocato Mariarosa Bugliari, difensore di Vozza. «Era vicino a Porcaro? Me lo ha detto un ragazzo vicino a noi che frequentava il suo bar». L’avvocato Mario Ossequio ha invocato una risposta su Andrea Reda: «Sa se fosse sotto estorsione da parte di Rango e Foggetti? Non lo so». L’avvocato Laura Gaetano: «Come sa che Rosanna Garofalo è l’ex moglie di Patitucci? L’ho appreso dai giornali».
L’avvocato Michele Franzese, co-difensore di Andrea Mazzei, ha fatto domande sulle pratiche finanziarie, mentre su domanda dell’avvocato Sergio Rotundo, ha detto che «so che c’erano rapporti tra Mazzei e Briguori, ma non so indicare pratiche di finanziamento, era una cosa che si diceva in giro».
I rapporti con Piromallo
L’avvocato Luca Acciardi, difensore di “Renato” Piromallo: «Eravamo in ottimi dal punto di vista personale. Mi favoriva sulla droga, per me era una brava persona ma su di lui c’era tanta invidia su di lui. Ad esempio, non ne parlavano bene né Marco D’Alessandro né Alberto Superbo. Ho parlato con Patitucci diverse volte ma non ho mai fatto riferimento a cose criminali. Non ho avuto rapporti con Luciano Impieri, iniziò con gli zingari e poi con Mario Gatto. Silvio Gioia? Non ho mai avuto a che fare con lui».
«Sui proventi del gruppo Presta nella “bacinella”, ne parlai con qualcuno in cella», aggiungendo che «Gianfranco Bruni non se la passava bene economicamente. Gli “stipendi”? Ci occupavamo del gruppo di Rende”, confermando al difensore Acciardi di essere ancora nel programma di protezione. Sul caso Terrazzano «non ho fatto alcuna comunicazione al servizio di protezione centrale, mi hanno spostato subito».
La “copiata” dimenticata
L’avvocato Cesare Badolato: «Ha mai conosciuto Mario Gervasi? Sì, nella sala giochi di Alberico Granata. Si parlava del più e del meno, non parlavo con lui di cose criminali. Che lui fosse un “prestanome” lo avevo appreso da Marco D’Alessandro. Le attività sono: una tabaccheria in via Panebianco e una lavanderia in via degli Stadi». Il penalista Badolato ha quindi chiesto chi avesse in “copiata” data la sua affiliazione: «Non ricordo le copiate, né la prima né la seconda volta ricevuta», un caso più unico che raro, quello di non ricordare i nomi di veri ‘ndranghetisti.
Le ultime domande
Altre domande sono state poste dagli avvocati Filippo Cinnante (per Sergio Raimondo e Alberico Granata), Alessandro Carratelli (per Giuseppe Bartucci), Cristian Cristiano (per Francesco Stola, dove il penalista ha riacceso il caso dell’assenza dei verbali integrali dei collaboratori visto che anche Zaffonte ha parlato oggi di cose che nei 180 giorni non erano state messe nero su bianco). Le difese al termine del controesame, hanno chiesto che nella prossima udienza vengano depositati i verbali integrali, ai sensi della sentenza della Cassazione citata dal pm Cubellotti, nella parte che dà ragione agli avvocati difensori. Infine, nel Riesame del pm, il pentito Zaffonte ha dichiarato che «lo “stipendio” di Lanzino era a carico del gruppo di Rende”».
Processo “Reset”, rito ordinario: gli imputati
- Fabrizio Abate (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante)
- Giovanni Abruzzese (difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Antonio Quintieri)
- Fiore Abbruzzese detto “Ninuzzo” (difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Antonio Quintieri)
- Franco Abbruzzese detto “a Brezza” o “Il Cantante” (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
- Rosaria Abbruzzese (difesa dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante)
- Giovanni Aloise detto “mussu i ciuccio” (difeso dall’avvocato Gianpiero Calabese)
- Pierangelo Aloia (difeso dall’avvocato Giulio Tarsitano)
- Armando Antonucci detto il dottore (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
- Rosina Arno (difesa dagli avvocati Luca Acciardi e Fiorella Bozzarello)
- Ariosto Artese (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgio Misasi)
- Rosario Aurello (difeso dall’avvocato Ferruccio Mariani)
- Danilo Bartucci (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna)
- Giuseppe Bartucci (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Nicola Carratelli) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)