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Nei lunghi e delicati racconti che Roberto Porcaro ha offerto alla Dda di Catanzaro si intrecciano storie giudiziarie che fanno intendere come non solo la ‘ndrangheta cosentina sia attiva su vari fronti ma anche i sodalizi “del mare“, non meglio specificati se dello Ionio o del Tirreno.
Il collaboratore di giustizia, nell’ampio capitolo dedicato all’attività usuraia, riferisce del prestito effettuato nei confronti di un imprenditore cosentino che ha detto di conoscere da tanto tempo. Porcaro infatti ha spiegato di aver prestato 100mila euro alla persona offesa. «Da solo non avevo tale disponibilità» ha affermato Porcaro e perciò «coinvolgevo nell’attività anche Francesco Patitucci per il tramite» dell’ex moglie «Rosanna Garofalo, essendo il primo detenuto. In buona sostanza mi recai dalla Garofalo e le chiesi se avesse voluto prendere parte all’erogazione del prestito» e la donna, secondo quanto ha confessato Porcaro «rispose affermativamente dicendomi che aveva la disponibilità del denaro necessario per partecipare all’usura. Prestammo quindi» all’imprenditore «la somma richiesta di 100mila euro, i primi 7/8 mesi fu regolare nei pagamenti corrispondendo la somma di 5mila euro mensili, ovvero importo corrispondente al 5% di interessi computati sulla posta capitale».
Porcaro tuttavia ha aggiunto che i problemi sopraggiunsero più in là quando la parte offesa «si trovò coinvolto in una serie di problemi per cui cominciò a non essere in condizione di corrispondere i miei usurai mensili. In particolare lo stesso era sotto usura da parte di alcuni esponenti della criminalità organizzata “del mare” ed era dedito all’uso di sostanza stupefacente. Di questa circostanza venni a conoscenza in un secondo momento ragione, per cui, siccome lo conoscevo da tempo, parlai con la Garofalo e decisi di sospendere l’applicazione del tasso di interesse e di accordarmi» con la vittima «per la restituzione del solo capitale», in quanto la persona offesa avrebbe dovuto ricevere un finanziamento.
Nella gestione però subentra Francesco Patitucci, il quale, una volta terminato di scontare la condanna per la detenzione di una pistola, prende il comando della ‘ndrangheta cosentina. «Una vola uscito Patitucci dal carcere gli rappresentavo questa situazione e, siccome io poco dopo venivo arrestato» per l’operazione “Testa di Serpente“, per la quale ha subito una condanna a oltre sei anni di carcere, «nella gestione del rapporto» con l’imprenditore «subentrava Patitucci. E’ chiaro che le mie conoscenze della vicenda si arrestano alla data del 13 dicembre 2019, ovvero la data del mio arresto. Ribadisco quindi che fino al momento in cui Patitucci usciva dal carcere solo io e Rosanna Garofalo eravamo a conoscenza del debito» della parte offesa. Come ho già detto Patitucci veniva informato da me solo allorché veniva scarcerato dal 41 bis mentre Silvia Guido, fin quando io sono stato in libertà, non solo non conosceva la vicenda del prestito effettuata» all’imprenditore «ma non conosceva neanche personalmente» il soggetto finito sotto usura.