In questi giorni si è parlato tanto del terzo settore della città di Cosenza. Lo si è fatto perché questa terra ha perso l’uomo, prima che il frate, che ha speso energie fisiche e mentali per realizzare un’opera importante come l’Oasi Francescana: un luogo dove accogliere i poveri, i senzatetto e tante altre persone in difficoltà, da ogni parte del mondo.

Padre Fedele, che si è spento all’età di 87 anni, l’ha costruita mattone dopo mattone. Il suo impegno sociale ha dato linfa ai tanti giovani che, una volta avvicinatisi a questo mondo, sono riusciti a proseguire il percorso tracciato dal “monaco”.

Padre Fedele cementò il suo legame con gli ultrà, portandoli in Africa, dove la povertà è disarmante. E grazie al suo impegno, e a quello di tanti cosentini, nel continente africano sono state realizzate numerose opere. Importanti tanto quanto gli abbracci, i sorrisi e le carezze rivolte a quei bambini dallo sguardo perduto nel vuoto, alla ricerca di risposte sul perché la vita a volte è così crudele.

L’anima buona, il cuore caldo, la dedizione verso il prossimo hanno permesso di riempire di speranza i giorni di quelle piccole creature e dei loro genitori.

Inutile dire che si può fare di più, in ogni settore.

Tutti dispiaciuti per la morte di Padre Fedele.

Ma cosa ci lascia il frate cappuccino? Senza dubbio la sua forza di volontà, che gli ha consentito di resistere per quasi dieci anni dopo accuse terribili che si sono sciolte come neve al sole. In tanti, in quel periodo, lo avevano abbandonato, anche scaricato, ma non quella parte di città che ha sempre gridato ai quattro venti la sua innocenza. A partire dagli ultrà.

Ebbene, la storia di Padre Fedele può insegnare tante cose. O nessuna.
Ci può far capire che, a volte, la giustizia arriva in ritardo. Che non si è colpevoli per una misura cautelare, né per una condanna in primo grado. Che le contestazioni mosse da un pubblico ministero possono essere smentite nei successivi gradi di giudizio.

Ma qui parliamo di una mentalità che probabilmente l’Italia non ha saputo coltivare. Perché il carattere giustizialista prevale sul garantismo. Perché i social oggi sono diventati aule di giustizia senza contraddittorio e senza possibilità di presentare appello. Insomma, tutti “giudici” sulle disgrazie altrui.

Il viaggio in Paradiso di Padre Fedele deve essere da stimolo per coloro che fanno volontariato e aiutano il prossimo. Il suo lascito è chiaro. Tocca ai cosentini, e non solo, tenerlo in vita.

Senza condizionamenti, con il cuore colmo d’amore per chi vede la vita come un tunnel senza uscita.