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Di domande sullo stato attuale del sistema sanitario calabrese nel consiglio regionale di ieri – e nei giorni scorsi – Carlo Guccione ne ha fatte tante. Non tutte però hanno trovato risposta nella relazione con cui Jole Santelli ha provato a delucidare l’aula sulle misure messe in atto per contrastare l’emergenza Covid-19. A preoccupare il democrat è sopratutto l’anarchia organizzativa che sembra caratterizzare il momento, col rischio che questa porti a commettere gli stessi drammatici errori commessi in Veneto e Lombardia. Gli ospedali in non possono trasformarsi in nuovi focolai di contagio.
I numeri previsti e i ritardi nel raggiungerli
Così, tra la richiesta di effettuare più tamponi e l’ennesima invocazione ad abrogare il commissariamento, Guccione ha domandato alla governatrice di specificare bene «qual è il sistema organizzativo, quali sono schema e funzioni degli ospedali Hub e Spoke della nostra regione, e quali nosocomi sono stati individuati come Centri Covid-19». Anche perché, pur dichiarando il suo apprezzamento per le ordinanze della Santelli, il consigliere d’opposizione ha sottolineato che quelle disposizioni potrebbero restare solo sulla carta, inguaiando tutti i territori qualora nessuno le renda operative.
Il problema è che gli stessi numeri elencati da Santelli a Palazzo Campanella non sembrano corrispondere a quelli del Piano reso noto da lei stessa lo scorso 11 marzo. Guccione ha ricordato che quest’ultimo prevedeva, infatti, l’attivazione di 400 posti letto di terapia intensiva e sub intensiva per le aree nord, centro e sud della regione. Entrando nello specifico, 90 di quei posti erano previsti tra le strutture di Cosenza, Castrovillari, Rossano, Cetraro, nel Pugliese e nel Mater Domini di Catanzaro, a Lamezia, Crotone, Reggio Calabria, Polistena e Vibo Valentia. Gli altri 310 da attivare erano, invece, suddivisi così: 110 tra Paola, Rogliano e Rossano, 100 a Germaneto e Tropea e altrettanti tra Gioia Tauro, Locri, Melito Porto Salvo.
A questi vanno aggiunti quelli indicati nell’aggiornamento, datato 21 marzo, dello stesso Piano: sono gli 80 posti di terapia intensiva e sub intensiva della struttura modulare adiacente al Mater Domini. Da qui il dubbio di Guccione: quanti e quali sono i posti letto realmente attivati? «Purtroppo – commenta il democrat – rispetto alle previsioni si registrano difficoltà» nel rendere operativo quanto pianificato, minando la capacità della Regione di assicurare un efficace azione di contrasto all’emergenza Coronavirus.
Imparare dagli errori del Nord per evitarli
E poi c’è la questione del personale sanitario, La previsione era di aggiungere a quello già in servizio altri 300 medici, 270 infermieri e 200 Oss. Santelli ha detto che i bandi sono partiti ma una domanda di Guccione resta ancora senza risposta: «Quanti sono i medici, gli infermieri e gli operatori sociosanitari che sono stati assunti?». La conclusione del consigliere regionale non ammette ulteriori ritardi. «Rispetto al Nord abbiamo avuto più tempo per assumere scelte e decisioni per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Non possiamo farci cogliere impreparati, conosciamo ancora troppo poco questo virus e l’esperienza delle altre regioni deve aiutarci a limitare al minimo i danni e contenere il diffondersi dell’epidemia».