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ACHERUNTIA | ‘Ndrangheta ad Acri, 10 anni a Gencarelli ma cade l’accusa di mafia. Assolto Ferraro

Si è chiuso nel tardo pomeriggio di oggi il secondo filone processuale dell’inchiesta “Acheruntia”, l’indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza sulla presunta presenza di una associazione mafiosa riconducibile al più noto clan Lanzino di Cosenza.  Il primo processo si è svolto mesi fa quando col rito

ACHERUNTIA | ‘Ndrangheta ad Acri, 10 anni a Gencarelli ma cade l’accusa di mafia. Assolto Ferraro

Si è chiuso nel tardo pomeriggio di oggi il secondo filone processuale dell’inchiesta “Acheruntia”, l’indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza sulla presunta presenza di una associazione mafiosa riconducibile al più noto clan Lanzino di Cosenza. 

Il primo processo si è svolto mesi fa quando col rito abbreviato il tribunale distrettuale di Catanzaro aveva condannato Rinaldo Gentile a otto anni di carcere, mentre col rito ordinario – a seguito di richiesta di giudizio immediato – erano approdati l’ex consigliere comunale Angelo Gencarelli, ritenuto dagli investigatore all’apice dell’organizzazione criminale, Giuseppe Perri, già condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per un omicidio di mafia, e Gianpaolo Ferraro, presunto partecipe dell’associazione mafiosa.

Il terzo e ultimo filone processuale inizierà a novembre davanti al tribunale collegiale di Cosenza: a giudizio ci sarà anche l’ex assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra e l’ex sindaco di Acri Luigi Maiorano.

Nel corso del secondo processo, la pubblica accusa aveva l’onere di dimostrare che Gencarelli e gli altri due imputati avessero condizionato la vita pubblica di Acri, interferendo in appalti pubblici e tanto altro. Sono stati sentiti tantissimi testimoni, la maggior parte dei quali hanno escluso di aver ricevuto pressioni mafiose da Gencarelli o Ferraro.

La Dda di Catanzaro, rappresentata dal pubblico ministero Pierpaolo Bruni, aveva richiesto 16 anni di reclusione per Angelo Gencarelli, 15 anni per Giuseppe Perri e 12 anni per Gianpaolo Ferraro. Il collegio difensivo si è opposto fermamente, chiedendo per le rispettive posizioni un’ampia assoluzione.

Dopo oltre sette ore di Camera di Consiglio, il presidente Enrico Di Dedda ha assolto Angelo Gencarelli, Giuseppe Perri e Gianpaolo Ferraro dal reato associativo di stampo mafioso, cade l’articolo sette per tutti, mentre Ferraro è stato assolto anche dagli altri capi d’accusa perché il fatto non sussiste.

Gencarelli, però, è stato condannato a 10 anni per due estorsioni, detenzione di armi, usura e tre episodi di concussione che sono stati riqualificati. Le pene accessorie sono interdizione perpetua dei pubblici uffici, interdizione legale in esecuzione della pena e incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione.

Giuseppe Perri, invece, è stato condannato a due anni per tentata estorsione. Sono stati trasmessi gli atti per falsa testimonianza nei confronti Mino Ferraro, Salvatore Gabriele, Rico Gabriele, Carmine Pedace e Luigino Terranova. Curioso infine il caso intercettazioni: l’ordinanza con la quale il collegio giudicante avrebbe ritenuto superflue alcune di esse non è stata fatta. Vedremo cosa accadrà.

Gli avvocati Antonio Quintieri, Matteo Cristiani, Marcello Manna e Luca Acciardi annunciano ricorso in Appello. Ferraro è difeso dall’avvocato Lucio Esbardo. (Antonio Alizzi)

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