mercoledì,Maggio 15 2024

“Reset” a Lamezia Terme: le indagini della Dda su Benvenuto e il gruppo Di Puppo

Focus dibattimentale su una presunta usura in danno di una donna che sarebbe stata organizzata dal pentito Greco. Poi l'analisi delle intercettazioni di Campanile e Piattello

“Reset” a Lamezia Terme: le indagini della Dda su Benvenuto e il gruppo Di Puppo

Il luogotenente dello Scico di Roma Gerardo Brienza ha aperto la nuova udienza dibattimentale del processo “Reset“, l’indagine antimafia della Dda di Catanzaro contro la presunta confederazione cosentina operante tra Cosenza, Rende e Roggiano Gravina. Gli accertamenti investigativi dei finanzieri hanno riguardato le posizioni di Massimo Benvenuto e del pentito Francesco Greco, ex presunto sodale del gruppo capeggiato da Roberto Porcaro.

La vittima di usura ed estorsione, che lavorava come assistente agli anziani, nel periodo “intercettato” voleva aprire una lavanderia per dare una svolta alla sua vita. Le captazioni della Finanza avrebbero rilevato più conversazioni con Benvenuto, il quale avrebbe fatto da tramite a Greco, il quale avrebbe prestato soldi con l’applicazione di tassi usurai al figlio della signora. Monitoraggio avvenuto nella prima parte fino al 26 agosto 2018.

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Secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, la donna avrebbe più volte tentato di rinviare l’appuntamento con i suoi presunti “aguzzini”. Un giorno, all’uscita dell’ospedale, i finanzieri hanno effettuato un servizio di osservazione e pedinamento, scoprendo che Massimo Benvenuto a bordo di una Fiat Punto si era insieme al collaboratore di giustizia Francesco Greco dinnanzi al nosocomio civile. Incontro che sarebbe durato all’incirca due minuti. L’ufficiale di polizia giudiziaria, una volta arrivato a questo punto della vicenda, è stato esortato dal pubblico ministero Corrado Cubellotti a ricostruire tutta la faccenda, facendo emergere le precedenti conversazioni.

Nel controesame, l’avvocato Rosario Carbone, difensore di Massimo Benvenuto, ha scandagliato i temi investigativi, facendo emergere come la polizia giudiziaria non abbia verificato se il presunto credito sia stato elargito dalla vittima nei confronti del suo assistito che in altre intercettazioni avrebbe comunque assunto un atteggiamento disinteressato, come se non fosse parte attiva del “recupero” delle somme presuntamente prestate al figlio della donna da parte di Greco.

Nel Riesame il pubblico ministero ha chiesto se il presunto smarcamento di Benvenuto coincideva prima o dopo la presunta minaccia mafiosa di Benvenuto ai danni della signora, nel tentativo di ottenere il denaro contante sottoforma di usura. Frase minatoria che sarebbe stata riferita da Greco, per tramite di Benvenuto. Il pentito nei verbali avrebbe ammesso le sue responsabilità circoscrivendo i fatti.

Processo “Reset”, il racconto del poliziotto Orrico

Il secondo teste sentito dalla pubblica accusa è stato l’agente della polizia di Stato Maximiliano Orrico, in servizio presso la Squadra Mobile di Cosenza, che si è occupato in via generale del capo 1, ovvero dell’esistenza o meno della presunta associazione a delinquere di stampo mafioso capeggiata dal boss Francesco Patitucci, oggi al 41bis.

Le investigazioni relative al capitolo trattato dalla Questura di Cosenza sono iniziate, secondo quanto dichiarato dal testimone, a seguito di una presunta “chiamata” estorsiva in danno di un soggetto già coinvolto in “Nuova famiglia“, processo dal quale è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa. La vittima andò a denunciare il tutto negli uffici della polizia di stato. Da qui dunque parte tutto. E gli agenti della Mobile scoprono che la scheda da cui sarebbe partita la telefonata era intestata a un cittadino bulgaro.

Nel corso della deposizione è venuta fuori, tra le altre, la posizione di Enzo Piattello, ritenuto organico al gruppo diretto da Michele Di Puppo, presunto appartenente alla confederazione mafiosa cosentina e individuato quale “l’alter ego” di Francesco Patitucci. L’agente della Mobile ha spiegato che insieme a un altro collega hanno effettuato un servizio di appostamento individuando Piattello in compagnia di un soggetto, attualmente non indagato in “Reset“. I due si sarebbero avvicinati alla zona in cui dimorava Antonio Abruzzese, alias “Strusciatappine“. Un secondo servizio di osservazione sarebbe stato svolto nei pressi del “Campus” di Rende, situato lungo la “Silana-Crotonese” in direzione Paola, nei pressi dell’Unical. Altra figura emersa è quella di Ernesto Campanile, inserito dalla Dda di Catanzaro nel gruppo di Michele Di Puppo. Campanile, secondo il testimone, avrebbe partecipato a più incontri.

Nel controesame, l’avvocato Cristian Cristiano ha aperto le domande al testimone focalizzandosi sui video in cui si vedrebbe Campanile in compagnia di Piattello. Dai video non si vedeva il numero di targa e si intravedeva una sagoma che senza scendere apre lo sportello lato passeggero collocando una bottiglia. Il teste nell’esame aveva dichiarato che dalle immagini si percepiva che il veicolo fosse un Fiat Doblò, l’avvocato di Campanile su questo aspetto ha insistito più volte, ritenendo evidentemente che non fosse un Doblò ma un “Fiorino“, emergenza processuale che cambierebbe dunque la prospettiva accusatoria. Il legale inoltre ha fatto intendere che nell’informativa non c’è alcun riferimento certo al fatto che fosse un Doblò, mezzo nella disponibilità di Campanile. Orrico ha precisato che «mi sembrava un Doblò viste le caratteristiche». I quesiti si sono poi spostati sulla maniglia laterale lato passeggero, se la stessa fosse verticale o orizzontale. Ma il teste non ricordava questo dettaglio.

L’avvocato Cristiano, sul punto, ha posto in visione un estratto di un frame in cui si nota il mezzo stradale al centro del dibattimento. L’agente della Squadra Mobile ha illustrato le differenze sui vetri basate sull’illuminazione e non sulla diversità degli stessi. L’ufficiale di polizia giudiziaria ha ribadito che secondo lui si tratta di un Fiat Doblò. Nel botta e risposta il pubblico ministero ha invitato l’ispettore a verificare le annotazioni a sua firma al fine di fornire risposte adeguate al tribunale collegiale di Cosenza.

L’ulteriore focus è stato fatto sui rapporti tra Campanile, Piattello e Di Puppo, durante il quale il legale ha chiesto al teste se fosse a conoscenza dove lavorava il suo assistito, un rappresentante per la vendita del caffè. Poi il numero degli incontri con Enzo Piattello, Michele Di Puppo, Antonio Abruzzese e Rocco Abbruzzese. Secondo il testimone le persone citate dal legale si vedevano nel tentativo di commettere estorsioni e qui l’avvocato Cristiano ha messo il “freno difensivo”: «Ha notizie se Campanile sia accusato di estorsione in concorso con Antonio Abruzzese alias Strusciatappine?», risposta scontata visto che le imputazioni nei confronti dei due imputati non riportano questo tipo di condotta.

Sulla presenza “ingombrante” di Michele Di Puppo, cripticamente indicato nelle intercettazioni, secondo la polizia giudiziaria, come il “tecnico“, il teste ha circoscritto il tutto a un presunto tentativo di estorsione, allorquando ne avrebbero parlato Campanile e Piattello. Ma la circostanza si sarebbe verificata soltanto una volta. Relativamente alle presunte estorsioni, con il posizionamento di bottigliette incendiarie, il teste ha evidenziato come in una intercettazione si parli di “tre bottiglie di vino“, ma la conversazione captata in quella data Campanile e Piattello avrebbero fatto riferimento a “due bottiglie di vino” rinvenute dalle forze dell’ordine davanti a due esercizi commerciali. Dato confermato anche da Orrico, il quale ha paventato altre discrasie emerse nella vicenda in questione a cui si è dato una spiegazione, ovvero che le vittime non sempre denunciano. Infine, il Riesame del pm Cubellotti, preceduto da alcune contestazioni mosse nel controesame dall’avvocato Saverio De Bartolo, in rappresentanza di una parte civile. Giovedì prossimo saranno sentiti gli ispettori Donato e Silvestri.

Processo “Reset”, rito ordinario: gli imputati

  • Fabrizio Abate (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante)
  • Giovanni Abruzzese (difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Antonio Quintieri)
  • Fiore Abbruzzese detto “Ninuzzo” (difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Francesco Boccia)
  • Franco Abbruzzese detto “a Brezza” o “Il Cantante” (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
  • Rosaria Abbruzzese (difesa dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante)
  • Giovanni Aloise detto “mussu i ciuccio” (difeso dall’avvocato Gianpiero Calabese)
  • Pierangelo Aloia (difeso dall’avvocato Giulio Tarsitano)
  • Armando Antonucci detto il dottore (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
  • Rosina Arno (difesa dagli avvocati Luca Acciardi e Fiorella Bozzarello)
  • Ariosto Artese (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgio Misasi)
  • Rosario Aurello (difeso dall’avvocato Ferruccio Mariani)
  • Danilo Bartucci (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna)
  • Giuseppe Bartucci (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Nicola Carratelli) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)

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