Ricorso inammissibile per Andrea Pugliese, accusato di narcotraffico a Cosenza
L'inchiesta, com'è noto, è denominata Recovery. Un'attività investigativa portata acanti dalla Dda di Catanzaro
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Andrea Pugliese, 28 anni, originario di Bisignano, contro il provvedimento del Tribunale del Riesame di Catanzaro che aveva confermato la custodia cautelare in carcere. Pugliese è accusato di appartenere a un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico, connessa a una confederazione ‘ndranghetista operante nel territorio cosentino e diretta dal boss Francesco Patitucci. L’inchiesta, com’è noto, è denominata Recovery. Un’attività investigativa portata acanti dalla Dda di Catanzaro.
La vicenda giudiziaria
Andrea Pugliese, arrestato nel maggio del 2024, si trovava al centro di un’inchiesta che collegava il suo nome al gruppo capeggiato da Francesco Patitucci. Secondo i giudici del riesame, il sodalizio criminale gestiva lo spaccio di droga e reinvestiva i proventi nella “bacinella comune”, un fondo gestito dai vertici delle diverse famiglie ‘ndranghetiste per consolidare il controllo sul territorio.
I magistrati hanno ritenuto il ricorso presentato dal legale di Pugliese privo di elementi validi, evidenziando la presenza di gravi indizi di colpevolezza. La Cassazione ha confermato che i giudici del riesame hanno rispettato i principi giuridici e logici nella loro motivazione, basandosi su intercettazioni telefoniche e altre evidenze.
Narcotraffico Cosenza, le accuse contro Pugliese
Secondo gli inquirenti, Pugliese avrebbe stabilito un rapporto stabile con il gruppo di Patitucci, rifornendosi di droga tramite Antonio Illuminato, figura di riferimento per la gestione dello spaccio. Le intercettazioni hanno rivelato un rapporto privilegiato tra Pugliese e l’Illuminato, con comunicazioni dirette attraverso utenze dedicate, i cosiddetti criptofonini.
Inoltre, i giudici hanno sottolineato che Pugliese rispettava le regole imposte dal sodalizio, tra cui quella di acquistare stupefacenti solo dai fornitori approvati dai vertici dell’organizzazione. Il mancato rispetto di questa regola avrebbe comportato punizioni severe, inclusi pestaggi e richieste di denaro.
Narcotraffico Cosenza, motivazioni della sentenza
La Cassazione ha ribadito che la stabilità del rapporto di fornitura, evidenziata dalle intercettazioni, è un indizio significativo di partecipazione al sodalizio. Inoltre, contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, non è necessaria l’esclusività del rapporto per provare l’inserimento organico in un’associazione criminale.
Le argomentazioni difensive, che puntavano sull’assenza di droga fisicamente recuperata, sono state giudicate irrilevanti. La Corte ha evidenziato la presenza di numerosi sequestri di sostanze stupefacenti collegati al sodalizio e l’arresto in flagranza di alcuni membri.
Una rete complessa
Il gruppo di Patitucci, secondo l’inchiesta, operava in stretta connessione con una confederazione criminale che riuniva sette articolazioni ‘ndranghetiste nel cosentino. Questa struttura gerarchica avrebbe permesso di gestire in modo centralizzato lo spaccio e i ricavi, consolidando il potere sul territorio.
Il ricorso, considerato generico e privo di fondamento, è stato respinto. La Corte ha condannato Pugliese al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro a favore della cassa delle ammende.
I nomi degli indagati
- Cosimo Abbruzzese alias “Cocchino” – difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo
- Emanuele Apuzzo – difeso dagli avvocati Giuseppe Malvasi e Filippo Cannata
- Salvatore Ariello – difeso dagli avvocati Fiorella Bozzarello e Luca Cianferoni
- Luigi Avolio – difeso dagli avvocati Raffaele Brescia e Cesare Badolato
- Bruno Bartolomeo – difeso dall’avvocato Mario Scarpelli
- Giuseppe Bartolomeo – difeso dall’avvocato Ruggero Pio Micieli De Biase
- Gaetano Bartone – difeso dall’avvocato Francesco Chiaia
- Federica Bartucci – difesa dagli avvocati Giuseppe e Marcello Manna
- Antonio Basile – difeso dall’avvocato Tanja Argirò
- Toni Berisa – difeso dall’avvocato Evis Sema
- Enzo Bertocco – difeso dall’avvocato Maurizio Nucci
- Antonio Bevilacqua alias “Il Topo” – difeso dagli avvocati Luigi Luppino e Domenico Caputo (clicca su avanti per leggere i nomi di tutti gli indagati)
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