«Francesco Casella era amico degli “amici”, ma non faceva parte di clan», parola di Pellicori
Nel controesame, il collaboratore di giustizia ha risposto alle domande dei difensori e del presidente del collegio sulla posizione di uno degli imputati del processo Reset
Doveva essere una giornata piena di esami testimoniali ma la prima udienza del processo ordinario di Reset è terminata in realtà intorno all’ora di pranzo. La Dda di Catanzaro, rappresentata dal pubblico ministero Corrado Cubellotti, aveva citato i collaboratori di giustizia Nicola Femia, Roberto Calabrese Violetta e Angelo Colosso. In più, c’era da terminare il controesame del pentito Luca Pellicori, ex sodale del gruppo capeggiato da Marco Perna. Assenti Calabrese Violetta e Colosso.
Tuttavia, il pm ha chiesto e ottenuto l’acquisizione del verbale di Nicola Femia, il quale ha risposto soltanto a due domande difensive. Poi chiusura odierna con Pellicori. E nel mezzo le dichiarazioni degli imputati di adesione all’astensione annunciata dalla Camera Penale di Cosenza. In virtù di ciò, il processo è stato rinviato al mese di ottobre.
Le brevi dichiarazioni di Nicola Femia
Il collaboratore di giustizia reggino, Nicola Femia ha spiegato all’avvocato Mario Ossequio, difensore di Andrea Reda, che ha intrapreso il percorso con la giustizia da ottobre del 2016. «Ma ero già detenuto da gennaio 2013 fino a tutt’oggi». Il penalista Pasquale Naccarato, difensore del poliziotto Silvio Orlando, ha chiesto al pentito se conoscesse il suo assistito: «Non lo conosco», ha risposto. Domande finalizzate a far emergere le presunte incongruenze dell’impianto accusatorio, quello dedicato al “Gaming“, rispetto alle posizioni dei due imputati.
Il controesame di Pellicori su Romano e Francesco Casella
Infine, le dichiarazioni di Luca Pellicori. Il controesame è stato ripreso dall’avvocato Natale Occhiuto, sostituto processuale dell’avvocato Antonio Quintieri per la posizione di Denny Romano. «Con Riccardo Gaglianese un tempo erano amici, poi hanno avuto problemi per motivi sentimentali. Romano in quel momento era con gli Abbruzzese. A Gaglianese, sempre in quel periodo, fu incendiata l’auto e io dalle telecamere di un sistema di videosorveglianza riconducibili a un esercizio commerciale gestito da un mio amico, vidi che a compiere l’atto intimidatorio fu proprio Romano, perché lo riconobbi.
In seguito, secondo quanto dichiarato dall’ex “contabile” del gruppo di Marco Perna, Denny Romano sarebbe stato pestato dagli “zingari“, tra cui da Maurizio Rango, poiché mando a fare un’azione punitiva a Serra Spiga per un presunto conto in sospeso che aveva sempre con Gaglianese. «I soggetti inviati da Romano esplosero vari colpi di pistola, ma per fortuna non successe nulla di grave. In quel campetto – ha ricordato il pentito – quel giorno c’erano anche dei bambini».
Sempre Pellicori, ha risposto alle domande poste dall’avvocato Vincenzo Gugliemo Belvedere, difensore di Francesco Casella. «Lo conosco da quando ero ragazzo, è sempre stato amico degli “amici”. Ricordo che aveva un’autodemolizione ed era titolare di un ristorante nel centro storico dove festeggiai alcune ricorrenze familiari». Sull’argomento, è intervenuta anche il presidente del collegio giudicante Carmen Ciarcia. Il pentito, in questo caso, ha ribadito che Casella conosceva alcuni soggetti del mondo criminale cosentino «ma non faceva parte di alcun clan, almeno che sappia io fino al 2017»., aggiungendo che «se mi serviva un favore, tipo rottamare l’auto o un pezzo di ricambio andavo da lui», ha detto Pellicori.
Anche la penalista Laura Gaetano ha sottoposto a controesame il collaboratore di giustizia, parlando della posizione di Rosanna Garofalo e Francesco Patitucci, nella parte in cui all’inizio del Duemila i due andarono a vivere insieme. Questa situazione creò tensione all’interno dei clan di Cosenza. Nella prossima udienza saranno sentiti Vincenzo De Rose e Carmine Cristini.
Processo “Reset”, rito ordinario: gli imputati
- Fabrizio Abate (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante)
- Giovanni Abruzzese (difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Antonio Quintieri)
- Fiore Abbruzzese detto “Ninuzzo” (difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Antonio Quintieri)
- Franco Abbruzzese detto “a Brezza” o “Il Cantante” (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
- Rosaria Abbruzzese (difesa dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante)
- Giovanni Aloise detto “mussu i ciuccio” (difeso dall’avvocato Gianpiero Calabese)
- Pierangelo Aloia (difeso dall’avvocato Giulio Tarsitano)
- Armando Antonucci detto il dottore (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
- Rosina Arno (difesa dagli avvocati Luca Acciardi e Fiorella Bozzarello)
- Ariosto Artese (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgio Misasi)
- Rosario Aurello (difeso dall’avvocato Ferruccio Mariani)
- Danilo Bartucci (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna)
- Giuseppe Bartucci (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Nicola Carratelli) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
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