"Reset", «Francesco Greco ha le stimmate del collaboratore di giustizia»
"Reset", «Francesco Greco ha le stimmate del collaboratore di giustizia»
"Reset", «Francesco Greco ha le stimmate del collaboratore di giustizia»
"Reset", «Francesco Greco ha le stimmate del collaboratore di giustizia»
"Reset", «Francesco Greco ha le stimmate del collaboratore di giustizia»
"Reset", «Francesco Greco ha le stimmate del collaboratore di giustizia»
"Reset", «Francesco Greco ha le stimmate del collaboratore di giustizia»
"Reset", «Francesco Greco ha le stimmate del collaboratore di giustizia»
Scegliere il rito abbreviato per avere un ulteriore sconto di pena. Queste sono le determinazioni dei collaboratori di giustizia, presenti anche nel processo “Reset“, l’inchiesta contro la ‘ndrangheta cosentina, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Uno di questi è Francesco Greco, già presunto componente del “sotto gruppo” capeggiato da Roberto Porcaro.
In una delle ultime udienze dell’abbreviato, in corso di svolgimento nell’aula bunker di Catanzaro, l’avvocato Michele Gigliotti, difensore di Francesco Greco, ha valorizzato le dichiarazioni del suo assistito, evidenziando i punti di contrasto con l’ex pentito Roberto Porcaro, in passato “reggente” del clan “Lanzino-Patitucci” di Cosenza, oggi al 41 bis. Greco, come ha evidenziato il suo legale, risponde di reati aggravati dal metodo mafioso: dall’estorsione all’usura.
«Di Francesco Greco lei – riferendosi al giudice Fabiana Giacchetti – non ha ancora un verbale illustrativo della collaborazione, devo ritenere che la Procura prima della conclusione del processo odierno depositerà il verbale e comunque i 180 giorni, che non so se siano già scaduti o stanno per scadere, comunque sono serviti certamente a Greco a riferire, a rivelare elementi di estremo pregio investigativo e che squarciano un velo sulla scena criminale cosentina degli ultimi anni. Ci tengo a precisare che lo stesso Greco, lei lo potrà vedere nei due verbali, due – tre verbali che sono stati depositati, ha comunque puntato il dito prima verso sé stesso, accusandosi di tutti quanti i reati che sono compendiati nel libello accusatorio senza fare sconti e poi facendo dichiarazioni, ecco, che non sono solo auto, ma sono anche eteroaccusatorie».
Francesco Greco ha indicato e posizionato «temporalmente l’avvio della propria attività criminale nell’anno 2013 e ci spiega anche quale era il ruolo di fatto, atti intimidatori, posizionamento di bottigliette incendiarie volte e finalizzate chiaramente a convincere le vittime delle pretese estorsive a consegnare il denaro e confezionamento dei pacchi diciamo, dei pacchetti di droga convenzionalmente chiamati, lui lo specifica, “materiale” e poi l’usura, nonché l’illecita concorrenza posta in essere con violenza e minaccia, faccio riferimento ovviamente al caso delle agenzie di sicurezza di cui quella in particolare del cugino dello stesso Francesco Greco, vale a dire Giuseppe Caputo».
«C’è da dire che è lo stesso Roberto Porcaro che ha parlato dello stesso Greco, fa un passaggio, e questo ci tengo a specificarlo, dove dice “aveva un debito con me di 50.000 euro ed è andato via da Cosenza, è sparito”. Lei poi potrà notare che effettivamente è lo stesso Greco a chiarire i termini della questione, ma soprattutto a dire che non è mai andato via da Cosenza, perché è ritornato dopo cinque giorni» ha aggiunto l’avvocato di Francesco Greco. Il pentito «ci parla della figura di Porcaro Roberto e ci parla soprattutto di come, delle dinamiche sottese al governo della consorteria e vale a dire la distribuzione degli utili che finivano ovviamente nella bacinella e nel mantenimento dei sodali soprattutto durante i periodi di detenzione. Ci parla di come effettivamente venivano recuperate le somme da parte delle vittime dei delitti di usura e ci spiega quale era il ruolo ovviamente della donna con cui Io stesso Porcaro intratteneva una relazione sentimentale, non ricordo bene ora se avessero contratto matrimonio, vale a dire Silvia Guido, imputata in questo processo e ci spiega, ecco, che è la stessa Silvia Guido che diciamo nei periodi di detenzione del marito assumeva di fatto le redini del sodalizio».
«Non posso non notare come il dichiarato di Francesco Greco rechi quelle stimmate e quei connotati che sono richiesti dalla norma in materia di collaboratori di giustizia a far data dalla legge 82/91 proseguendo con la 45/01 e finendo con la 6/18, vale a dire la novità rispetto ad altre dichiarazioni sicuramente e ritengo anche che vi sia anche una convergenza, si determini una convergenza del molteplice atteso che altri e diversi collaboratori che hanno avviato il percorso di collaborazione in epoche diverse abbiano di fatto detto le stesse medesime cose senza sovrapposizioni e senza intese fraudolente. Quindi è un narrato, a mio sommesso avviso, pregno di riscontri individualizzanti esterni e interni e la invito pertanto anche a fare una valutazione proprio sulla condizione soggettiva dello stesso Greco» ha detto il legale Michele Gigliotti nella parte conclusiva del suo intervento.
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