Confederazione a Cosenza, «Daniele Lamanna è un pentito credibile»
Confederazione a Cosenza, «Daniele Lamanna è un pentito credibile»
Confederazione a Cosenza, «Daniele Lamanna è un pentito credibile»
Confederazione a Cosenza, «Daniele Lamanna è un pentito credibile»
Confederazione a Cosenza, «Daniele Lamanna è un pentito credibile»
Confederazione a Cosenza, «Daniele Lamanna è un pentito credibile»
Confederazione a Cosenza, «Daniele Lamanna è un pentito credibile»
Confederazione a Cosenza, «Daniele Lamanna è un pentito credibile»
Dopo Francesco Greco tocca a Daniele Lamanna. Si tratta di un pentito eccellente che, all’indomani della sua cattura ad opera della Squadra Mobile di Cosenza, decise di collaboratore con la giustizia. Nel 2016 la Dda di Catanzaro ebbe quindi l’opportunità di consolidare l’indagine sull’omicidio di Luca Bruni, essendo reo confesso del delitto, e di far emergere le altre dinamiche criminali della ‘ndrangheta cosentina. Daniele Lamanna, infatti, è uno dei pentiti che ha parlato della confederazione mafiosa o presunta tale. L’avvocato Michele Gigliotti, nel corso della discussione difensiva, ha spiegato le ragioni secondo le quali l’imputato del processo abbreviato di “Reset” meriterebbe il riconoscimento dell’articolo 8.
Nel procedimento penale “Reset“, Daniele Lamanna è accusato di estorsione mafiosa ai danni di un noto bar di Cosenza. «Lamanna – ha esordito l’avvocato Gigliotti – ci spiega quello che stava avvenendo negli anni in cui questa estorsione è avvenuta. Lamanna è uno che le cose le ha vissute in prima persona, non le racconta per sentito dire, le racconta perché le ha vissute, è una fonte primaria. E ci dice che nel primo lustro del secondo decennio gli italiani, i cosiddetti “italiani”, quindi il gruppo di Francesco Patitucci, aveva preso il sopravvento, di fatto chiedevano estorsioni alle imprese che erano impegnate nella costruzione di opere per appalti molto ingenti e loro, il gruppo Rango-zingari» questo lo racconta al rappresentante dell’Ufficio di Procura Vincenzo Luberto, «erano un po’ estromessi dal giro grosso. Quindi racconta di una serie di riunioni, dove si decide» di fare l’estorsione alla ditta che stava realizzando all’epoca piazza Bilotti «e ci dice che effettivamente il malcontento, lo scontento, i malumori che nascevano per via dei mancati introiti» hanno quindi condotto la sua consorteria «a fare estorsioni a tappeto».
L’avvocato Gigliotti, proseguendo nel suo ragionamento, ha evidenziato che «Lamanna dice che si voleva evitare questa guerra con gli italiani e soprattutto si voleva evitare di intaccare gli assetti di una confederazione», pertanto, «tutti parlano di confederazione, ma nessuno ci dice esattamente che cosa era e perché era nata la confederazione, ma lei lo troverà nel racconto di Daniele Lamanna.
Secondo il penalista, «il racconto di Daniele Lamanna è assolutamente credibile, è un racconto denso di novità e rammento a me stesso che lo stesso Lamanna ha partecipato a numerosi processi in qualità e in veste di testimone ex art. 210 o 197 bis, mi permetto di rassegnarti, sono i processi “Apocalisse”, “Testa di serpente”, “Job center”, quello relativo all’omicidio Ruffolo per cui è stato condannato Io stesso Massimo D’Elia che oggi è imputato in questo processo, il processo sulla contestata corruzione degli Agenti della Penitenziaria nella casa circondariale di Cosenza, il processo “Valle dell’Esaro”, sono tutti processi istruiti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro importantissimi e che hanno visto un contributo di estremo pregio da parte di Lamanna». L’avvocato infine ha chiesto che a Daniele Lamanna venga riconosciuta la continuazione con la sentenza “Nuova famiglia“, che «di fatto riassume la consistenza della consorteria».
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