Inchiesta “Glicine-Acheronte”, chiesto il processo per Nicola Adamo e Mario Oliverio | NOMI
La Dda di Catanzaro ha invocato il rinvio a giudizio per 126 persone. Tra le accuse contestate a politici e pubblici funzionari associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso, traffico illecito di rifiuti, accesso abusivo a un sistema informatico, turbata libertà degli incanti
Sono 126 gli indagati nei confronti dei quali la Dda di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio. Sono tutti implicati nell’inchiesta Glicine che coinvolge, tra gli altri, anche l’ex presidente del consiglio regionale Gerardo Mario Oliverio, l’esponente dei Dem calabresi Nicola Adamo, il leader della formazione politica crotonese “i DemoKratici” Vincenzo Sculco, l’ex consigliere regionale Sebastiano Romeo, detto Sebi, l’ex consigliere regionale Flora Sculco, figlia di Vincenzo, l’ex direttore generale del dipartimento Presidenza della Regione, Domenico Pallaria, gli imprenditori crotonesi Gianni e Raffaele Vrenna, l’ex vicepresidente della Regione, Antonella Stasi, Orsola Reillo, all’epoca dei fatti direttore generale del dipartimento Ambiente e territorio della Regione Calabria, l’ex presidente della Provincia di Crotone Nicodemo Parrilla, l’esponente del Pd crotonese Giancarlo Devona, «imparentato con la famiglia Megna di Papanice», e poi divenuto segretario particolare di Mario Oliverio.
L’associazione per delinquere aggravata
In particolare sono accusati di associazione a delinquere semplice, aggravata dal metodo mafioso: Nicola Adamo, Gerardo Mario Oliverio, Vincenzo Sculco, Giancarlo Devona, Sebastiano Romeo, Francesco Salvatore Bennardo, Giuseppe Germinara, Ernesto Iannone, Ambrogio Mascherpa, Nicola Santilli, Pietro Vrenna, Nicodemo Parrilla, Francesco Masciari, Artemio Laratta e Giovanni Mazzei.
Secondo la distrettuale antimafia si sarebbero associati «al fine di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare tra l’altro delitti di turbata libertà d’incanti, turbata libertà di scelta del contraente, corruzione, abuso di ufficio, nonché reati elettorali».
Vincenzo Sculco avrebbe appoggiato la formazione politica di Mario Oliverio, nel corso delle elezioni regionali del 2019/2020, in cambio deII’appoggio della candidatura di sua figlia Flora Sculco. Anche Sebastiano Romeo, consigliere regionale di Reggio Calabria, avrebbe sostenuto Oliverio. Al di là dell’apparentamento politico, questo accordo avrebbe comportato la commissione di una sequela indeterminata di reati, contesta la Dda, «funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale, attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere il voto, nonché affidando appalti anche a imprese i cui titolari avrebbero assicurato l’appoggio elettorale».
La penetrazione nel Comune di Crotone
Questo patto elettorale avrebbe portato all’individuazione di dirigenti graditi agli Sculco nel Comune di Crotone, nominati in maniera fiduciaria, come Giuseppe Germinara, nonostante vi fossero regolari vincitori di concorso. Altra causa dell’apparentamento politico sarebbe stato il condizionamento degli appalti pubblici attraverso affidamenti illeciti a imprese gradite a Vincenzo Sculco e a Giancarlo Devona. Condizionamenti che sarebbero stati garantiti da Giuseppe Germinara nei confronti di imprese come la Croton Scavi srl, la 2C costruzioni, la Allpoint srl, i cui titolari avrebbero promesso voti in favore di Flora Sculco.
Anche la partecipata Crotone Sviluppo spa sarebbe stata oggetto delle attenzioni degli Sculco, attraverso l’individuazione di direttori generali graditi a Vincenzo Sculco come Teresa Sperlì, Giovanna Manna e Gianfranco Turino. Questi incarichi fiduciari avrebbero permesso di affidare a imprese gradite a Sculco gli appalti pubblici con lo scopo di garantire l’ascesa politica di Flora Sculco.
Condizionamenti nella Provincia di Crotone
L’elenco dei condizionamenti, per motivi prettamente elettorali, è lungo: la penetrazione nella Provincia di Crotone grazie all’elezione di Nicodemo Parrilla, e il successivo condizionamento degli appalti pubblici, attraverso affidamenti a imprese gradite a Sculco, assicurati da Francesco Mario Benincasa, dirigente del settore viabilità e mobilità della provincia (persona vicina a Sculco), in favore della impresa Coiv di Salvatore Rachieli che avrebbe appoggiato Flora Sculco per le elezioni regionali.
La nomina del dirigente Aterp gradito a Oliverio
Anche l’Aterp, distretto di Crotone, non sarebbe rimasta immune dai condizionamenti. Il direttore generale Ambrogio Mascherpa, persona di fiducia di Oliverio, sarebbe stato designato direttore generale dell’Aterp grazie alle spinte dello stesso ex governatore, di Giancarlo Devona e Vincenzo Sculco. Mascherpa, a sua volta, avrebbe poi accolto i desiderata di Nicola Adamo, Vincenzo Sculco, Francesco Oliverio, Sebi Romeo e Giancarlo Devona per nominare professionisti, loro graditi, per l’espletamento di incarichi per conto di Aterp.
Le nomine nell’Asp di Crotone
Adamo, Sculco, Romeo e Devona avrebbero anche cercato di controllare l’Asp di Crotone rimuovendo l’allora generale Sergio Arena per sostituirlo con dirigenti graditi a Sculco tra i quali Pietro Vrenna, con l’incarico dirigenziale di selettore del personale e di Telemaco Pantaleone Pedace. Anche all’Asp di Crotone gli appalti pubblici sarebbero andati a imprese gradite a Giancarlo Devona.
Le accuse all’ex dirigente del dipartimento Ambiente e ai fratelli Vrenna
Inoltre è accusato di traffico illecito di rifiuti Antonio Augruso, ex dirigente del dipartimento Ambiente e territorio della Regione. Secondo i magistrati titolari dell’inchiesta – il procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla e i sostituti Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Alessandro Rho –, non avrebbe ostacolato l’ipotizzato raggiro legato alla mancata lavorazione dei rifiuti urbani negli impianti di selezione di Crotone e Rossano (entrambi gestiti dalla società Ekrò) che così venivano smaltiti senza essere trattati nelle discariche di Crotone e Celico (che fanno capo all’azienda Sovreco). In questo modo i fratelli Giovanni e Raffaele Vrenna avrebbero lucrato sulle tariffe di smaltimento degli scarti della lavorazione nelle loro strutture risparmiando sui costi di trattamento.
Traffico illecito di rifiuti
Inoltre gli imprenditori Giovanni e Raffaele Vrenna (titolari delle quote della Ewaste e della Sovreco), Domenico Pallaria (direttore generale del dipartimento Presidenza della Regione), l’ex governatore Mario Oliverio, l’ex direttore generale del dipartimento Ambiente Orsola Reillo, l’ex assessore regionale all’Ambiente Antonietta Rizzo, l’ex dirigente del dipartimento Ambiente Antonio Augruso, il consigliere di amministrazione della società Sovreco Valentino Bolic, l’amministratore delegato della Sovreco Vincenzo Calfa, il legale rappresentante della Ewaste srl, Alessandro Brutto, sono accusati di traffico illecito di rifiuti.
Accesso abusivo per Antonella Stasi e due carabinieri
Inoltre l’ex vicepresidente della Regione, Antonella Stasi deve rispondere di accesso abusivo ai sistemi informatici poiché, a novembre 2016, si sarebbe rivolta a due carabinieri della Stazione di Belvedere Spinello, Antonio Cono Tropiano e Roberto Maggio, affinché inducessero un loro collega ad entrare nella banca dati per acquisire delle informazioni su tre persone che l’imprenditrice doveva assumere in una delle società di famiglia
Inchiesta Glicine-Acheronte, i nomi degli imputati
- Adamo Nicola
- Altavilla Euclide
- Aracri Francesco
- Aracri Giuseppe
- Aracri Salvatore
- Arcuri Rosario
- Augruso Antonio
- Basco Paolo
- Bello Giovanni
- Benetti Mirko (clicca su avanti per leggere i nomi degli indagati)