'Ndrangheta a Rende, i nomi dei componenti del gruppo di Michele Di Puppo
'Ndrangheta a Rende, i nomi dei componenti del gruppo di Michele Di Puppo
'Ndrangheta a Rende, i nomi dei componenti del gruppo di Michele Di Puppo
'Ndrangheta a Rende, i nomi dei componenti del gruppo di Michele Di Puppo
Per la Dda di Catanzaro la presunta confederazione di ‘ndrangheta a Cosenza si compone di sette sotto gruppi. La maggior parte operano tra Cosenza e Rende, mentre l’unico che dista alcuni chilometri dal capoluogo di provincia è la zona di Roggiano Gravina. Qui è presente infatti il presunto sodalizio criminale dei Presta. A Rende, tuttavia, ce ne sono due. I magistrati antimafia indicano il clan Di Puppo e quello d’Ambrosio. Oggi parliamo della presunta cosca diretta dalla “stella” della ‘ndrangheta.
Michele Di Puppo rappresenta un caposaldo della mafia cosentina. Da sempre legato al clan “Lanzino” di Cosenza, oggi viene indicato come l’uomo più vicino a Francesco Patitucci. Il boss della presunta confederazione mafiosa cosentina si fida di poche persone. Di Puppo è tra queste. Un pentito della ‘ndrangheta reggina ha riferito che Michele Di Puppo ha ottenuto la “stella“, una delle doti più importanti del panorama mafioso. E per la Dda di Catanzaro è un elemento di spicco capace anche di coprire la latitanza del narcotrafficante reggino Francesco Strangio.
La Dda di Catanzaro scrive così su Michele Di Puppo: «Nella sua qualità di capo, organizzatore e promotore dell’associazione; in strettissimo e diretto rapporto con Francesco Patitucci, con il quale condivide le più importanti linee strategiche associative; ha acquisito nel tempo quantomeno la dote di ‘ndrangheta della “Stella”, assumendo il ruolo di direzione dell’articolazione territoriale e funzionale operante nella zona di Rende, in diretta continuità e prosecuzione dell’associazione di tipo mafioso già diretta da Ettore Lanzino e giudiziariamente riconosciuta, rispetto alla quale lo stesso Michele Di Puppo è stato condannato nella medesima veste di organizzatore e reggente per la zona di Rende fino al novembre 2011; in continuità con tale provenienza dirige quindi tutte le principali attività criminali pianificate ed eseguite per conto dell’associazione prevalentemente sul territorio della città di Rende ed alcuni Comuni viciniori, con particolare riferimento all’usura, alle estorsioni ed al traffico di sostanze stupefacenti» (clicca avanti per continuare a leggere)
Sempre nel gruppo di Michele Di Puppo la Dda di Catanzaro inserisce anche Umberto Di Puppo, fratello del primo, e Alberto Superbo. Altre due figure che hanno un passato criminale. Umberto, tra le altre cose, seguiva la latitanza di Ettore Lanzino. All’epoca i carabinieri lo avevano trovato nell’appartamento di Rende.
Per i magistrati Umberto Di Puppo «nella sua qualità di organizzatore e promotore dell’associazione ed inserito nell’articolazione territoriale e funzionale operante nella zona di Rende sotto la direzione del germano Michele Di Puppo con il quale coopera nell’organizzazione delle plurime attività delittuose, dalle rapine, alle estorsioni, all’usura, al traffico di sostanza stupefacenti».
Per quanto riguarda Alberto Superbo invece i pm antimafia Corrado Cubbellotti e Vito Valerio scrivono che nella sua qualità di organizzatore e promotore dell’associazione ed inserito nell’articolazione territoriale e funzionale operante nella zona di Rende sotto la direzione di Michele Di Puppo con il quale coopera nell’organizzazione delle plurime attività delittuose, dalle rapine, alle estorsioni, all’usura, al traffico di sostanza stupefacenti» (clicca avanti per continuare a leggere)
E veniamo a Marco D’Alessandro. Il “braccio destro” di Michele Di Puppo è stato latitante dal 1 settembre fino a poco prima di Natale. Poi una sera, insieme al suo avvocato Gianluca Garritano, si è presentato al carcere di Cosenza per costituirsi. Marco D’Alessandro è uno dei nomi “nuovi” della presunta consorteria mafiosa di Cosenza e Rende. Di lui si conosce ben poco se non che sarebbe stato il “contabile” del gruppo degli “italiani” nonché autore di alcune presunte estorsioni. Per la Dda è un uomo di punta del presunto clan Di Puppo.
«Nella sua qualità di organizzatore e promotore dell’associazione ed inserito nell’articolazione territoriale e funzionale operante nella zona di Rende sotto la direzione di Michele Di Puppo dal quale ha ricevuto la “quarta dote” di ndrangheta ovvero la c.d. Santa; si interfaccia direttamente anche con altri elementi di vertice dell’associazione, quali Adolfo Foggetti, Francesco Patitucci e Rosanna Garofalo; è, dunque, uomo di riferimento per l’associazione riguardo all’esecuzione delle principali attività criminali nella città di Rende ed in alcuni Comuni viciniori, in riferimento a plurime attività delittuose, dalle rapine, alle estorsioni, all’usura, al traffico di sostanza stupefacenti; si occupa anche della contabilità del gruppo, quindi del riversamento dei proventi illeciti nella “bacinella” comune dell’associazione nonché degli stipendi agli affiliati liberi e del mantenimento di quelli detenuti» (clicca avanti per continuare a leggere)
Infine ecco gli ultimi tre componenti del presunto gruppo mafioso. Ad iniziare da Enzo Piattello, ritenuto uno degli esecutori materiali di alcuni atti intimidatori avvenuti a Rende e dintorni. Di lui la Dda di Catanzaro scrive così: «Nella sua qualità di partecipe dell’associazione ed inserito nell’articolazione territoriale e funzionale operante nella zona di Rende sotto la direzione di Michele Di Puppo per il quale è uomo di riferimento nell’esecuzione di compiti materiali funzionali all’operatività del gruppo, in particolare nelle attività di estorsione».
Passiamo ora a Giuseppe Zaffonte. Si tratta di un collaboratore di giustizia che ha riferito diversi fatti all’autorità giudiziaria. Le sue dichiarazioni infatti sono contenute in diversi processi di criminalità organizzata di stampo mafioso. Si è pentito negli ultimi anni. La sua prima comparsa? Nell’ordinanza cautelare dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo. «Nella sua qualità di partecipe fino alla sua collaborazione con la giustizia, con compiti di supporto nel compimento di reati fine del programma associativo, con particolare riferimento alle rapine, alle estorsioni ed al narcotraffico».
L’ultimo nome che compare nell’elenco è quello di Ernesto Campanile: «Nella sua qualità di partecipe dell’associazione ed inserito nell’articolazione territoriale e funzionale operante nella zona di Rende sotto la direzione di Michele Di Puppo per il quale, anche attraverso Enzo Piattello, è uomo di riferimento nell’esecuzione di compiti materiali funzionali all’operatività del gruppo, in particolare nelle attività di estorsione». Un elenco dunque che tira in mezzo nomi e cognomi di persone comprese tra i 245 indagati tutti da considerare innocenti fino ad eventuale sentenza di condanna
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