Testa di Serpente in appello, le verità di Porcaro e Barone su una vittima e Casella
L'ex pentito e l'attuale collaboratore di giustizia hanno risposto alle domande delle difese che inizieranno a discutere da settembre in poi
Roberto Porcaro e Ivan Barone hanno risposto alle domande delle difese nel processo Testa di Serpente, l’inchiesta antimafia contro la ‘ndrangheta di Cosenza coordinata dalla Dda di Catanzaro. L’ex pentito e il collaboratore di giustizia hanno reso dichiarazioni rispetto ai temi difensivi avanzati dai difensori di Francesco Casella, Antonio Marotta e Andrea Greco. La procura generale, rappresentata dal sostituto procuratore generale Marisa Manzini, ha contestato una parte del racconto fatto da Porcaro.
I giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, hanno riaperto l’istruttoria dibattimentale a seguito delle istanze pervenute dai difensori Vincenzo Guglielmo Belvedere, Giuseppe Belcastro, Fiorella Bozzarello e Giorgia Greco, alle quali si sono associati gli altri penalisti presenti nel procedimento penale.
Il terreno di via Romualdo Montagna
I temi dibattuti sono stati essenzialmente due: la presunta estorsione per l’acquisto di un terreno situato in via Romualdo Montagna, zona che collega la città dei bruzi ai comuni di Carolei, Dipignano, Mendicino e Cerisano, e la presunta caratura criminale di Francesco Casella. Le richieste di sentire i testimoni “speciali” erano state presentate già in chiusura del processo di primo grado svoltosi a Cosenza, ma l’allora collegio giudicante aveva ritenuto non necessario ascoltare le parole di Porcaro per definire la vicenda in chiave processuale. In appello, le cose sono andate diversamente.
Parla Porcaro
Nonostante il passo indietro nella collaborazione con la giustizia, Roberto Porcaro, già “reggente” del clan degli italiani di Cosenza, ha dato la sua versione dei fatti. In data odierna, l’ex pentito ha dichiarato che Russo ha acquistato il terreno a un prezzo notevolmente inferiore rispetto al valore reale. Ha parlato di 100mila euro come richiesta peritale a fronte dei circa 30mila euro spesi dalla parte offesa che occupava abusivamente quel pezzo di terra per le sue attività commerciali. Porcaro ha aggiunto che Russo non è uno stinco di santo.
Nel parlare del titolare del terreno, Porcaro ha specificato che il suo intento era quello di spiegare che Russo faceva solo casini e di lasciarlo stare e ha sottolineato di non essersi interessato a questa vicenda ai fini criminali, proprio perché conosceva la personalità della vittima che, secondo Porcaro, lo accusa per aver intrattenuto una relazione con una donna legata a lui da un vincolo parentela. La dottoressa Manzini ha contestato a Porcaro il fatto che abbia disconosciuto il proprietario del terreno che, al contrario, nei verbali durante il periodo collaborativo aveva citato.
Testa di Serpente, i due testi su Casella
Riguardo a Francesco Casella, Porcaro ha confermato di conoscerlo da tanti anni, in quanto era un amico di famiglia ma non ha mai commesso reati né con lui né con altri. Sul punto, Ivan Barone ha evidenziato come l’imputato, presente anche a Reset, abbia agito da “pacificatore” nell’affaire Russo senza illustrare condotte di tipo illecito nel caso di specie o in altre circostanze. Barone ha aggiunto che è stato Russo a chiedere a Casella di intervenire, ma il ristoratore non è mai stato chiamato in causa né da Porcaro né dagli Abbruzzese. Sempre Porcaro ha detto di non conoscere Andrea Greco. Infine, Porcaro ha dichiarato di aver conosciuto Antonio Marotta in carcere, senza aggiungere altro sulla presunta estorsione. Porcaro ha ricordato che intende pagare per quanto fatto ma non per reati che non ha commesso, come questo. A settembre si ripartirà con le discussioni delle difese.
Le altre posizioni presenti in Testa di Serpente
Ricordiamo inoltre che in secondo grado sono state avanzate diverse richieste di concordato da parte di:
- Nicola Abbruzzese (12 anni e 8 mesi più il pagamento di una multa)
- Luigi Abbruzzese (12 anni e 8 mesi più il pagamento di una multa)
- Marco Abbruzzese (15 anni e 3 mesi)
- Antonio Bevilacqua (6 anni e 7 mesi)
- Franco Abbruzzese alias “Brezza (circa 8 anni di reclusione)
- Alberto Turboli (un anno e 5 mesi) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
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