Processo Reset, «Francesco Casella estraneo all'associazione mafiosa»
Processo Reset, «Francesco Casella estraneo all'associazione mafiosa»
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Processo Reset, «Francesco Casella estraneo all'associazione mafiosa»
Processo Reset, «Francesco Casella estraneo all'associazione mafiosa»
Nuova udienza del processo Reset a Castrovillari dove si sono svolte altre arringhe difensive relativamente alle posizione calendarizzate per la giornata odierna. In aula sono comparsi gli avvocati Vincenzo Guglielmo Belvedere e Giuseppe Belcastro (difensori di Francesco Casella), l’avvocato Jessica Cesareo (co-difensore di Orlando Scarlato insieme al penalista Gianluca Garritano), il legale Carlo Esbardo (difensore di Sandro Vomero e Giuseppe Presta), e la penalista Rossana Bozzarello (difensore di Domenico Prete).
Gli avvocati Vincenzo Belvedere e Giuseppe Belcastro, difensori di Francesco Casella, hanno rassegnato oggi le conclusioni in favore del proprio assistito. La Dda di Catanzaro aveva richiesto per Casella la condanna a 16 anni di reclusione, mentre i difensori hanno puntualizzato come la prova acquisita durante il dibattimento non legittimi affatto una simile conclusione e anzi deponga per l’innocenza dell’assistito.
La difesa ha infatti evidenziato tutte le incongruenze dell’istruttoria sulla posizione di Casella, non ultima quella che ha caratterizzato la voce dei collaboratori di giustizia, i quali hanno escluso che l’imputato fosse «un associato a delinquere». «Del resto, già una precedente sentenza aveva escluso in passato questo ruolo per Casella», hanno dichiarato i penalisti. Centrale nella discussione delle difese anche l’assoluzione passata in giudicato di Casella per una vicenda estorsiva che si innestava negli affari della consorteria per la quale è oggi a giudizio. Parliamo della sentenza di secondo grado del processo “Testa di Serpente“. «Una prova in più della sua estraneità ai fatti contestati», hanno ribadito.
Per la posizione di Orlando Scarlato, al quale viene contestato il concorso morale e materiale nel reato di scambio elettorale politico-mafioso, la difesa ha sostenuto l’insussistenza di elementi di prova a sostegno della tesi accusatoria facendo leva principalmente su due elementi.
In primo luogo lo stato di detenzione di Scarlato per tutto il periodo pre e post elettorale, rispetto al quale la Dda di Catanzaro non ha indicato elementi sufficientemente idonei a dimostrare «in che modo un soggetto detenuto abbia svolto il ruolo di intermediario rispetto a soggetti in quel momento liberi». La difesa, poi, ha sottolineato che – contrariamente a quanto sostenuto dalla pubblica accusa – dalle intercettazioni in atti non emerge mai né un effettivo scambio di promesse illecite né, di conseguenza, una condotta concorsuale di Orlando Scarlato.
Nel corso della discussione è stato poi evidenziato che gli elementi emersi in sede di istruttoria dibattimentale sono i medesimi già presenti in sede cautelare. Rispetto a tali elementi già la Corte di Cassazione aveva precisato che gli stessi non fossero «sufficientemente dimostrativi di una condotta qualificabile come concorso» e che da quegli elementi non emergesse «con il necessario livello di gravità indiziaria il fatto che Scarlato fosse consapevole di un presunto patto illecito ed abbia partecipato alla fase genetica di stipulazione dello stesso».
L’avvocato Jessica Cesareo ha concluso evidenziando che la prospettazione accusatoria è sempre rimasta «assolutamente vaga e generica» e che «il perno attorno al quale dovrebbe girare la condotta contestata è sempre rimasto sullo sfondo di un mero sospetto e non si è mai delineato con contorni spazio-temporali chiari e distinguibili». Per tali ragioni la richiesta avanzata è stata di una pronuncia di assoluzione perché il fatto non sussiste.
Nelle restanti discussioni, l’avvocato Carlo Esbardo, parlando di Giuseppe Presta e Sandro Vomero, ha illustrato le ragioni difensive sostenendo che i due imputati sono estranei alla presunta confederazione mafiosa cosentina. Ha poi richiamato temi già emersi nel processo Valle dell’Esaro, l’inchiesta contro il narcotraffico del gruppo Presta di Roggiano Gravina.
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