Processo Overture, ecco le richieste di condanna della Dda di Catanzaro | NOMI
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Processo Overture, ecco le richieste di condanna della Dda di Catanzaro | NOMI
Processo Overture, ecco le richieste di condanna della Dda di Catanzaro | NOMI
Processo Overture, ecco le richieste di condanna della Dda di Catanzaro | NOMI
Complessa e articolata la requisitoria del pubblico ministero Corrado Cubellotti, in servizio presso la Dda di Catanzaro, che ha ricostruito tutte le fasi processuali di “Overture“, l’inchiesta antimafia che ha acceso i riflettori sulla città di Cosenza e non solo. A giudizio infatti ci sono due presunti gruppi criminali, uno diretto, secondo la pubblica accusa, da Alfonsino Falbo, al quale viene contestata l’associazione a delinquere dedita al narcotraffico, e l’altro da Gianfranco Sganga, il quale risponde di varie tentate estorsioni o presunte tali (il Riesame di Catanzaro aveva escluso la gravità indiziaria rispetto al resto di associazione mafiosa non contestato nel rito ordinario), insieme ad altri soggetti che sarebbero vicini a lui.
Secondo il pm Cubellotti l’attività dibattimentale ha dimostrato l’esistenza del gruppo di presunti narcotrafficanti cosentini, i quali si sarebbero avvalsi di pusher operanti in diverse zone dell’hinterland che avrebbero favorito la sospetta associazione.
In oltre otto ore di requisitoria, la pubblica accusa ha fornito, dal suo punto di vista, le prove rispetto a tutti i capi d’accusa. Il pm Cubellotti infatti è partito dal capo 1, relativo al presunto narcotraffico, analizzando i ruoli dell’associazione e successivamente dedicandosi alle singole intercettazioni, fonte di ricerca della prova, che sono state illustrate nel dettaglio. In questo caso il magistrato campano ha dato la sua interpretazione rispetto alle presunte dinamiche associative che avrebbero coinvolto Alfonsino Falbo, Riccardo Gaglianese, Vincenzo Laurato e Massimo Imbrogno, nonché altri imputati citati durante il lunghissimo intervento. Approfonditi anche i casi di cessione di sostanza stupefacente e le diatribe all’interno dell’associazione che sarebbero avvenute tra i presunti associati.
Tante inoltre le circostanze trattate, come la casa in campagna a Rende e il ruolo di Giuseppina Carbone, l’allora indagata che proferì la frase contenuta nelle carte a fondamento del teorema accusatorio, ovvero che rispetto a quanto successo, la procura avrebbe contestato l’associazione. Ricordiamo che l’imputata patteggiò la detenzione di dieci chili di “erba” occultati in una borsa, rinvenuta dai carabinieri nella sua abitazione. In conclusione, la procura antimafia, relativamente al reato associativo dedito al narcotraffico, ha affermato l’unitarietà del gruppo che, secondo la Dda, sarebbe capeggiato da Alfonsino Falbo.
Sull’altro versante, la pubblica accusa ha illustrato le sospette tentate estorsioni presenti nell’ordinanza di custodia cautelare ai danni di imprenditori operanti nel settore dell’edilizia. In particolare, il pm Cubellotti si è soffermato soprattutto sulla vicenda in cui sono imputati, tra gli altri, Alfredo Fusaro e Gianfranco Sganga, entrambi presunti mandanti di un’aggressione patita da un uomo di Castrovillari (già membro dell’associazione di mutuo soccorso “Cesare Pozzo”, come l’imputato di Acri), difeso dall’avvocato Mimmo Lo Polito, sindaco della città del Pollino. Queste le richieste di condanna, a cui hanno fatto seguito i brevi interventi delle parti civili, rappresentate dagli avvocati Karen Garrini, Lo Polito e Chiara Penna.
Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Antonio Ingrosso, Filippo Cinnante, Maurizio Nucci, Gianpiero Calabrese, Andrea Sarro, Carlo Monaco, Antonio Gerace, Paolo Rizzuti, Marcello Manna, Giuseppe Manna, Antonio Granieri, Ugo Ledonne, Giuseppe Lanzino, Ernesto Gallo, Cristian Cristiano, Francesco Chiaia, Giovanni Cadavero, Antonio Quintieri, Pierluigi Pugliese e Matteo Cristiani.
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