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      Chi sono gli ultimi boss di Cosenza indagati dalla Dda di Catanzaro | SCHEDA

      Per i magistrati antimafia sono i soggetti che guidano i gruppi criminali operanti in una parte della provincia di Cosenza
      Antonio Alizzi
      9 luglio 202511:40
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      L’ultima inchiesta della Dda di Catanzaro, quella scattata il 1 settembre 2022, ha disarticolato la presunta confederazione mafiosa di Cosenza e dintorni. Nell’indagine, condotta dai carabinieri, dalla finanza e dalla polizia, sono stati coinvolti tanti boss (o presunti tali) della ‘ndrangheta cosentina. Alcuni “pescati” dopo tanti anni, al fine di corroborare le tesi accusatorie sull’esistenza da anni di un “pensiero unico mafioso” tra Cosenza e Rende, dopo anni di faide sanguinarie. In questo elenco che vi proponiamo ce ne sono tanti del passato e del presente criminale. (clicca avanti per continuare)

      Francesco Patitucci, il boss della presunta confederazione mafiosa

      Che Francesco Patitucci sia legato a doppio filo alla cosca “Lanzino” di Cosenza ormai lo dicono le sentenze passate in giudicato. Si tratta di un esponente di primo piano della ‘ndrangheta cosentina, riconosciuto tale da tutti i gruppi criminali operanti in città. Nell’ultima indagine della Dda di Catanzaro viene indicato quale boss della presunta confederazione mafiosa.

      Secondo la Dda di Catanzaro, Francesco Patitucci sarebbe il «capo, organizzatore e promotore dell’associazione; egli rappresenta l’autorevole ed indiscusso riferimento per tutti gli associati alla confederazione di ‘ndrangheta operante nella città e nell’hinterland cosentino, avendo assunto nel tempo le doti di ‘ndrangheta più elevate e corrispondenti a quella di “capo società”; egli si pone a capo dell’associazione in diretta continuità e prosecuzione dell’associazione di tipo mafioso tradizionalmente
      diretta da Ettore Lanzino e già giudiziariamente riconosciuta, rispetto alla quale lo stesso Patitucci è stato condannato nella sua veste di organizzatore e reggente fino al 5 dicembre 2011».

      Per gli inquirenti antimafia a Francesco Patitucci «si connettono i principali referenti delle diverse articolazioni (clan o gruppi) per la determinazione degli equilibri criminali sui territori di riferimento; egli inoltre si è avvalso della diretta attività di Roberto Porcaro, da lui di fatto designato come erede del suo potere criminale e quindi reggente dell’associazione in sua assenza; a Porcaro difatti sono indirizzate le principali raccomandazioni e direttive che Patitucci impartisce dal carcere per il tramite di Rosanna Garofalo» ex moglie di Patitucci. «Altresì condivide le linee criminali strategiche con il suo più diretto fiduciario Michele Di Puppo» (clicca su avanti per continuare)

      Ettore Lanzino, il successore di Franco Pino

      Dal 2000 in poi la Dda di Catanzaro, la Dia e le altre forze di polizia, hanno aggiunto il nome di Ettore Lanzino nel gruppo degli italiani, quale boss di primo livello, successore, criminalmente parlando, di Franco Pino, il super boss di Cosenza, riconosciuto da tutta la ‘ndrangheta reggina e non, che nel 1995 decise di collaborare con la giustizia. All’epoca i vari Gianfranco Ruà, Ettore Lanzino, Francesco Patitucci e Gianfranco Bruni, erano i suoi colonnelli, poi divenuti fondatori del cosiddetto clan “Lanzino-Ruà“, oggi meglio conosciuto come “Lanzino-Patitucci“.

      Nell’inchiesta scattata il 1 settembre 2022, la Dda di Catanzaro, relativamente alla posizione di Ettore Lanzino, scrive che «nonostante lo stato di detenzione per condanna definitiva all’ergastolo, è tuttora riconosciuto come storico capo dell’associazione e simbolo del potere criminale da essa esercitato sul territorio, in nome del quale l’associazione continua ad operare ed al quale viene pertanto assicurato, mediante ripartizione dei proventi illeciti confluiti nella “bacinella” della consorteria, il sostentamento economico in carcere nonché ai suoi familiari in libertà» (clicca su avanti per continuare)

      Maurizio Rango, uno dei mandanti dell’omicidio di Luca Bruni

      Dopo la morte di Michele Bruni, boss del clan “bella bella” di Cosenza, gli “zingari” di via Popilia avevano riposto massima fiducia in Maurizio Rango, alleandosi con egli, in rappresentanza della cosca “Bruni“, della quale facevano parte anche Carlo Lamanna, Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti. L’uscita dal carcere di Luca Bruni, però, scosse il Crimine cosentino, tanto da deciderne l’eliminazione fisica, deliberata da Maurizio Rango e soprattutto da Franco Bruzzese, “capo società” all’epoca degli “zingari” in sostituzione di suo fratello Giovanni Abruzzese, detto il cinese, condannato all’ergastolo in “Missing“.

      Nel caso di Rango la Dda di Catanzaro scrive: «Nonostante lo stato di detenzione per condanna definitiva all’ergastolo, è tuttora riconosciuto come storico capo dell’associazione (già tradizionalmente capo della cosca omonima Rango-Zingari) e simbolo del potere criminale da essa esercitato sul territorio, in nome del quale l’associazione continua ad operare ed al quale viene pertanto assicurato, mediante ripartizione dei proventi illeciti confluiti nella “bacinella” della consorteria, il sostentamento economico in carcere nonché ai suoi familiari in libertà» (clicca avanti per continuare)

      Mario “Renato” Piromallo, l’uomo vicino a Patitucci

      Uno dei “vice” di Francesco Patitucci sarebbe Mario “Renato” Piromallo, il quale avrebbe costituito, secondo la Dda, un gruppo collegato alla presunta confederazione mafiosa cosentina, versando i proventi illeciti nella cosiddetta “bacinella comune“. Dall’inchiesta tuttavia sono emersi anche alcuni dissapori con l’altro “braccio destro” di Patitucci, ovvero Roberto Porcaro, che il boss della presunta confederazione avrebbe sistemato in nome della “pax“.

      La Dda di Catanzaro, parlando di Mario “Renato” Piromallo, scrive che è «inserito da tempo nelle dinamiche criminali organizzate cosentine nelle quali sviluppa un notevole acume criminale ed una conseguente scaltrezza nell’eludere attenzioni investigative su di lui. Agisce con alto grado di autonomia, rispettando la figura di capo di Francesco Patitucci e riconoscendosi alla pari degli altri principali luogotenenti, avendo la capacità di organizzare da solo anche summit di ‘ndrangheta per la definizione di accordi ed alleanze interne (ad esempio il summit con Adolfo D’Ambrosio) ovvero contenere anche la supremazia di luogotenenti emergenti come Roberto Porcaro (rispetto al quale non teme di
      alimentare fibrillazioni interne). Gestisce, in prima persona ed avvalendosi di stretti fiduciari, diversi ambiti di attività illecite, dalle attività estorsive, alla gestione di attività economiche mediante intestazioni fittizie, all’acquisizione in monopolio di canali del traffico di sostanze stupefacenti» (clicca avanti per continuare)

      Roberto Porcaro, “braccio destro” di Patitucci, che si muove in scooter

      Nella lista compare anche Roberto Porcaro, ad oggi mai condannato per il reato di associazione mafiosa ed uscito assolto dal delicato processo sull’omicidio di Luca Bruni. Tuttavia, la sua figura è ormai da anni presente nelle varie inchieste antimafie. Di recente, inoltre, è stato condannato in “Testa di Serpemte“, una sentenza che ormai andrà definitiva visto che gli imputati hanno usufruito della possibilità, introdotta dalla nuova riforma Cartabia, di “concordare” la pena in appello. Viene indicato quale uno dei boss di primo piano del gruppo “Lanzino-Patitucci“, legato anche al gruppo Abbruzzese “Banana” di via Popilia.

      Così scrive la Dda di Catanzaro su Roberto Porcaro: «Capo, organizzatore e promotore
      dell’associazione, investito, nel periodo di detenzione di Patitucci e nel quale egli era viceversa in libertà, del ruolo di “reggente”», Roberto Porcaro «rappresenta l’espressione concreta sul territorio della forza di intimidazione dell’associazione; è il dominus delle principali attività criminali pianificate ed eseguite per conto dell’associazione, con particolare riferimento all’usura, alle estorsioni, all’esercizio abusivo del credito, al reimpiego di capitale di provenienza illecita, al traffico di sostanze stupefacenti».

      Roberto Porcaro, secondo la Dda di Catanzaro, «nei periodi di non carcerazione e quantomeno fino alla data del suo ultimo arresto del 13.12.2019, si muove diffusamente nella città di Cosenza, quasi sempre a
      bordo di uno scooter,
      dando visibilità della sua costante presenza sul territorio, tanto ai suoi sodali quanto alle vittime dei reati; ed interviene personalmente nelle principali vicende delittuose: dirige la perpetrazione dei reati tipicamente contro il patrimonio, spesso incontrando ed affrontando direttamente le persone offese che convoca al suo cospetto o che raggiunge egli stesso, al fine di intimorirle o percuoterle per realizzare ingiusti profitti patrimoniali».

      «In tal modo rimarca la carica intimidatoria dell’associazione nei confronti delle vittime dei reati, determinando nelle stesse la tipica condizione di assoggettamento e di omertà; si insinua nel tessuto produttivo locale, autorizzando, finanziando o comunque sostenendo investimenti di imprenditori che poi trasforma in soggetti debitori nei suoi confronti nonché promuovendo investimenti finanziari con provviste illecite o comunque fittizie, così consentendo all’associazione criminale di acquisire anche il controllo di talune attività economiche. Attraverso i suoi diretti interventi, quindi, assicura, personalmente ovvero anche attraverso sodali di strettissima fiducia, la riscossione dei proventi illeciti delle singole attività delittuose, implementando la cassa (bacinella) dell’associazione criminale di cui ha la disponibilità e l’amministrazione, anche attraverso la moglie Silvia Guido» (clicca avanti per continuare)

      Adolfo D’Ambrosio a capo del gruppo di Rende

      Sempre tra gli italiani viene rimarcata la posizione apicale di Adolfo D’Ambrosio, già condannato in via definitiva in “Vulpes“, quale esponente di vertice del clan “Lanzino-Patitucci” di Cosenza. Viene indicato quale boss del gruppo operante a Rende e comuni limitrofi. Si avvale, secondo la Dda di Catanzaro, «della forza di intimidazione dell’associazione, occupandosi di organizzare le principali attività illecite di interesse per il suo gruppo, con particolare riferimento ai delitti di usura, estorsioni, esercizio abusivo del credito, al traffico di sostanze stupefacenti».

      «Dal giorno stesso della sua scarcerazione – 13.7.2019 – organizza e tiene riunioni di ‘ndrangheta per impartire direttive ai sodali sui rapporti da mantenere con gli appartenenti alle altre articolazioni della medesima associazione ed in ordine ai reati da perpetrare sul territorio; quindi dirige la perpetrazione dei reati tipicamente contro il patrimonio (spesso incontrando ed affrontando direttamente le vittime che contatta, convoca al suo cospetto o che raggiunge egli stesso, al fine di intimorirle o percuoterle); organizza anche attività volte all’approvvigionamento di sostanze stupefacenti ovvero per la custodia di armi; assicura quindi gli introiti destinati ad implementare la cassa comune (bacinella) dell’associazione criminale e si occupa del mantenimento dei carcerati appartenenti all’associazione» (clicca avanti per continuare)

      Michele Di Puppo, l’uomo della “Stella”

      Nella lista non può mancare Michele Di Puppo, di cui la ‘ndrine reggina ne riconosce la caratura criminale, come emerge dalle dichiarazioni rese da più pentiti nel corso degli ultimi anni. Per la Dda di Catanzaro, l’uomo di cui Patitucci più si fida, è un vero punto di riferimento delle altre cosche calabresi nel territorio cosentino, tanto da aver favorito, secondo alcune informative dei carabinieri, la latitanza del narcotrafficante reggino Francesco Strangio, poi catturato a Rose.

      Michele Di Puppo quindi è uno che conta nella presunta organizzazione mafiosa cosentina. La Dda di Catanzaro, in tal senso, evidenzia che il boss «ha acquisito nel tempo quantomeno la dote di ‘ndrangheta della “Stella”, assumendo il ruolo di direzione dell’articolazione territoriale e funzionale operante nella zona di Rende, in diretta continuità e prosecuzione dell’associazione di tipo mafioso già diretta da Ettore Lanzino e giudiziariamente riconosciuta, rispetto alla quale lo stesso Michele Di Puppo è stato condannato nella medesima veste di organizzatore e reggente per la zona di Rende fino al novembre 2011; in continuità con tale provenienza dirige quindi tutte le principali attività criminali pianificate ed eseguite per conto dell’associazione prevalentemente sul territorio della città di Rende ed alcuni Comuni viciniori, con particolare riferimento all’usura, alle estorsioni ed al traffico di sostanze stupefacenti» (clicca avanti per continuare)

      Franco Presta, il capo di Roggiano e dintorni

      Tra i boss della provincia di Cosenza, sempre nel contesto degli “italiani”, troviamo Franco Presta, ritenuto il capo del gruppo di Roggiano Gravina, sotto processo a Cosenza per l’inchiesta “Valle dell’Esaro”, l’indagine della Squadra Mobile di Cosenza contro il narcotraffico.

      La Dda: «Nella qualità di capo e promotore; nonostante lo stato di detenzione per condanna definitiva all’ergastolo, è tuttora riconosciuto come storico capo dell’associazione e segnatamente dell’omonima articolazione territoriale, come simbolo del potere criminale da essa esercitato sul territorio, in nome del quale l’associazione continua ad operare; allo stesso viene pertanto assicurato, mediante ripartizione dei proventi illeciti confluiti nella “bacinella” della consorteria, il sostentamento economico in carcere nonché ai suoi familiari in libertà» (clicca avanti per continuare)

      Il gruppo Abbruzzese legato al clan di Cassano Ionio

      Sul fronte degli “zingari” di Cosenza, la Dda inserisce al vertice del gruppo “Banana“, Fiore Abbruzzese. Si tratta di un esponente di vertice della ‘ndrangheta cosentina, in passato condannato all’ergastolo. Questo gruppo, ovviamente, è legato anche alla cosca di Cassano Ionio, il cui capo è Francesco Abbruzzese, alias “Dentuzzo”.

      Fiore Abbruzzese detto “Banana”, «nella sua qualità di capo dell’associazione; egli, ancorché detenuto, rappresenta l’epicentro per l’affermazione criminale del gruppo dei Banana nella città di Cosenza; egli, in forza della sua legittimazione ‘ndranghetistica acquisita dalla locale di Cassano allo Ionio, in seno alla quale è stato già giudiziariamente riconosciuto il suo ruolo, pone le basi per creare l’autonomo gruppo degli Abbruzzese, operativo e stanziale nel capoluogo bruzio, composto su base strettamente familistica (in primo piano dai suoi figli), dotato di ampie risorse criminali (armi, uomini e disponibilità economiche), progressivamente in grado di competere con la compagine “italiana” rispetto alla quale quindi entra in rapporto di confederazione, conducendo anche molteplici attività illecite in comune».

      Attualmente i soggetti operativi, nell’ambito di tale consorteria mafiosa, sarebbero Luigi Abbruzzese, Marco Abbruzzese, Nicola Abbruzzese e tanti altri, mentre sull’altro fronte ci sarebbero Fiore Bevilacqua, detto “Manu Muzza” e ulteriori soggetti indagati per associazione mafiosa. Tra questi, tuttavia, non manca Antonio Abruzzese alias “Tonino Strusciatappine“ (clicca indietro)

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      Cosenza

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      Redazione
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      Traffico miliardario

      La nuova “via africana” della cocaina: la ’ndrangheta perde il monopolio ma resta garante del traffico verso l’Europa

      Una rete criminale globale collega Amazzonia, Africa e Mediterraneo. Le cosche calabresi arretrano mentre i rampanti gruppi balcanici trasformano l’Africa occidentale in un nuovo hub mondiale della droga
      Pablo Petrasso
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      Incendi dolosi

      Tridico: «Solidarietà a Joseph Guida»

      Dopo l’atto intimidatorio a Villapiana, l’europarlamentare esprime vicinanza al presidente del Consiglio comunale.
      Redazione
      Tridico: «Solidarietà a Joseph Guida»
      Verso le richieste

      Narcotraffico a Cosenza, entra nel vivo il processo Recovery in abbreviato

      Riprende l’attività nel filone processuale nel quale sono imputati i vertici del clan degli italiani, a cominciare dal boss Francesco Patitucci
      Antonio Alizzi
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      Emergenza sociale

      Rossano, baracca in fiamme sotto il Ponte Almirante: salvato un giovane, indagini sulle cause

      L’incendio riporta l’attenzione sul degrado dell’area del torrente Citrea. Il sindaco Stasi: «Serve un’azione strutturale contro povertà e solitudine»
      Matteo Lauria
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      L’incidente

      Cosenza, la Festa dell’Uva rischia di trasformarsi in tragedia: uomo precipita da un muretto alto cinque metri

      Necessario l’intervento di una squadra specializzata dei vigili del fuoco, che ha recuperato il malcapitato intorno alle due di notte
      Redazione
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      La decisione

      Inchiesta Stop Drug, non era il custode della droga del clan: assolto 40enne di Rossano

      La Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro
      Redazione
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      le reazioni

      Intimidazione a Villapiana, Succurro e Rapani solidali con Guida

      Il presidente Anci e il senatore di Fratelli d’Italia condannano l’accaduto e auspicano una rapida individuazione degli autori dell’incendio che ha distrutto le auto del presidente del consiglio comunale
      Redazione
      Intimidazione a Villapiana, Succurro e Rapani solidali con Guida
      il caso

      Incendio a Villaggio Europa, il Comune di Rende collaborerà con i carabinieri

      L’amministrazione fornirà loro «notizie utili ai fini dell’indagine», critiche rispedite al mittente: «I campetti non hanno un gestore da tre anni»
      Redazione
      Incendio a Villaggio Europa, il Comune di Rende collaborerà con i carabinieri
      l’intimidazione

      Villapiana, due auto in fiamme: il rogo è “politico”

      I veicoli appartenevano ai genitori del trentenne Josef Guida, presidente del consiglio comunale e segretario cittadino del Partito democratico
      Matteo Lauria
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      L’annuncio

      Flotilla, domani il rimpatrio dell’attivista calabrese Vincenzo Fullone e dei compagni

      Rientreranno in Italia dopo il trasferimento da Amman. Resta l’appello per i prigionieri palestinesi, tra cui centinaia di minori
      Matteo Lauria
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      FINE DI UN INCUBO

      Freedom Flotilla, Vincenzo Fullone sarà liberato domani: tornerà in Italia nei prossimi giorni

      L’attivista calabrese, partito con la seconda spedizione umanitaria, verrà rilasciato domani e andrà in Giordania. Da lì tornerà in Italia, ma l’appuntamento di questo pomeriggio a Crosia per il presidio è confermato
      Francesco La Luna
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      L’inchiesta

      Duplice infanticidio a Reggio Calabria, Sara Genovese negò la gravidanza anche alla sorella

      VIDEO | Continuano a emergere dettagli sul duplice omicidio dei neonati. La giovane, che risiedeva in famiglia, sarebbe riuscita a nascondere ben due gravidanze. Sotto shock un’intera comunità
      Elisa Barresi
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      Le indagini

      Accusato di aver dato fuoco alle auto di un carabiniere, arrestato 37enne nel Cosentino

      L’uomo è stato posto ai domiciliari. Il provvedimento eseguito dai militari della Stazione di Roseto Capo Spulico
      Redazione Cronaca
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      L’udienza

      Processo Recovery, non solo narcotraffico. Le intimidazioni del gruppo Illuminato tra Cosenza e Rende

      Focus dibattimentale sui presunti reati fine commessi da soggetti della Presila cosentina collegati all’esponente di vertice del clan degli italiani diretto dallo “zio” Patitucci
      Antonio Alizzi
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      Sicurezza urbana

      Cosenza, controlli a tappeto della Polizia: cinque arresti e otto denunce in una settimana

      Operazioni coordinate dal Questore Cannizzaro in tutto il territorio provinciale. Sequestrati droga, veicoli e armi. Identificate oltre 1.400 persone
      a. al.
      Cosenza, controlli a tappeto della Polizia: cinque arresti e otto denunce in una settimana\n
      Palestina

      Unical per la Palestina scende in campo per Vincenzo Fullone: in programma una manifestazione a Crosia

      L’organizzazione politica ha indetto per le 16:30 di domani, sabato 11 ottobre, una manifestazione in solidarietà e sostegno all’attivista cosentino e a tutti gli altri membri della Global Sumud Flotilla detenuti illegalmente in Israele
      Redazione
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      Il processo

      Strage del Raganello: chieste le condanne di Tocci, Vancieri, Carlomagno, Bettarini e Cersosimo

      La richiesta è stata avanzata nel corso della requisitoria dopo una lungo istruttoria dibattimentale
      Franco Sangiovanni
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      l’iniziativa

      Incendio a Villaggio Europa, il Municipio di Rende presenta denuncia contro ignoti

      L’amministrazione comunale chiede sia fatta piena luce sul rogo che ha interessato gli spogliatoi dei campetti di calcio, destando preoccupazione nei residenti e nell’intera comunità
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