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Corigliano Rossano: il giusto mix tra bellezze naturali, storiche, architettoniche e… culinarie | FOTO

Viaggio con un immaginario Cicerone che ci porta alla “scoperta” degli angoli nascosti e meno noti della città “fusa” ma dalle tradizioni ultramillenarie

Corigliano Rossano: il giusto mix tra bellezze naturali, storiche, architettoniche e… culinarie | FOTO

L’aristocratica e culturale Rossano e la laboriosa e commerciale Corigliano. Un mix perfetto, esplosivo nelle potenzialità di sviluppo e nelle loro bellezze, siano esse naturali, storiche o architettoniche, e dal fascino irresistibile che tutti meriterebbero di goderne. Un “giro” – a dire il vero Corigliano Rossano vale ben più di una gita fuori porta – è sostanzialmente d’obbligo se si vogliono attraversare, in un colpo solo, secoli di storia, peraltro anche molto variegata, semplicemente perché la città “nuova” ed il territorio offrono tanto e per tutti i gusti. Il mare pulito, i sentieri montani per esperienze di trekking incredibili, tra cascate naturali e panorami mozzafiato, gli oltre 130 palazzi nobiliari di Rossano Alta, uno dei castelli meglio conservati in Italia nel cuore del borgo antico coriglianese, le chiese bizantine, i murales di Schiavonea, l’enogastronomia locale. 

Insomma, qualche buon motivo per recarsi in visita nella terza città della Calabria per abitanti, la prima per estensione territoriale – con quei 20 minuti necessari a passare dalla battigia ai mille metri d’altitudine – c’è. Eccome se c’è. Immedesimandoci in un novello Cicerone non possiamo non accennare alla storia delle due città, fuse dal 2018. Corigliano Rossano vanta due centri storici meravigliosi, caso più unico che raro di città “a due teste”. L’aristocratica Rossano, con un passato di “capitale” dell’impero bizantino d’Occidente, sede dello “stratega”, fondata dagli Enotri nel XI secolo a.C., ha vissuto il suo periodo di maggiore splendore proprio sotto la dominazione Bizantina.

Le decine di chiese risalenti a quel periodo, dislocate un po’ ovunque nel centro storico, ne testimoniano ampiamente il passaggio. Partendo dalla Cattedrale dell’Achiropita, la madonna “non dipinta da mano umana”, meritano certamente una visita la chiesetta della Panaghia, l’oratorio di San Marco – sorella della basilica di Stilo, oggi chiusa dopo lo smottamento di un muro esterno di contenimento – le antichissime cinque porte d’ingresso alla città e certamente un’affasciante e imperdibile passeggiata tra i vicoli dei quartieri, possibilmente in primavera, o nel periodo pasquale, per assaporarne la storia. Da non perdere assolutamente anche le tappe prima al Museo diocesano e del Codex Purpureus Rossanensis – in cui vi è custodito l’evangelario purpureo, uno dei manoscritti più antico al mondo, da qualche anno annoverato quale patrimonio dell’Unesco, ma non solo – e poi, “fuori” porta, all’Abbazia del Patire, fondata intorno al 1095 dal monaco e sacerdote Bartolomeo di Simeri.

Corigliano Alta mostra una storia molto diversa rispetto a quella rossanese, essendo più “feudale”: il maestoso maniero – da visitare assolutamente – domina la città dall’alto, come nelle più classiche strutture sociali di quei secoli. L’origine conosciuta del borgo antico coriglianese che vediamo oggi risalirebbe al 977 d.C. ma la città viene fondata secoli prima dagli Ausoni. È comunque intorno all’anno mille, sotto la dominazione normanna che Corigliano inizia a splendere, anche per desiderio di Roberto il Guiscardo che decide di edificarvi un castello che nei secoli passera dai Sanseverino, ai Saluzzo di Genova, ai Compagna di Longobucco.

Tutte da visitare le bellissime chiese dedicate a Sant’Antonio, la chiesa di S. Maria Maggiore, la chiesa dei SS Pietro e Paolo con la sua splendida facciata neoclassica, la cappella di Sant’Agostino nel castello, e Sant’Anna, nei pressi dell’ospedale, il santuario di San Francesco di Paola che testimonia il passaggio del santo patrono della Calabria. E come a Rossano, è irrinunciabile anche a Corigliano una passeggiata nei quartieri della città alta. Ma se Codex, Castello, Acquapark, Museo Amarelli, Schiavonea, sono tappe che fanno parte di quel viaggio turistico dell’immaginario collettivo, c’è tanto altro da vedere (e da fare) (clicca su avanti per leggere “La Via dei Mulini”)

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