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      'Ndrangheta a Cosenza, i dieci pentiti che hanno fatto la storia

      Da Antonio De Rose a Vincenzo Dedato passando per Franco Pino: ecco i profili dei collaboratori di giustizia più rappresentativi, sia nel bene che nel male
      Marco Cribari
      9 luglio 202511:40
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      'Ndrangheta a Cosenza, i dieci pentiti che hanno fatto la storia

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      'Ndrangheta a Cosenza, i dieci pentiti che hanno fatto la storia

      Con il pentimento di Ivan Barone si ingrossano ulteriormente le schiere già folte dei collaboratori di giustizia cosentini. Un elenco che a partire dal 1993 ha superato abbondantemente le cento unità, a conferma dell’antico adagio di Vincenzo Curato, secondo il quale «A Cosenza ci sono più pentiti che cristiani». Di seguito leggerete i profili di dieci collaboratori, tutti con trascorsi nei clan della città capoluogo e scelti non in ragione del contributo investigativo da loro offerto fin qui alle Procure calabresi, ma in base alla loro potenziale rappresentatività, sia nel bene che nel male. Ognuno di loro ha una storia speciale da raccontare. Ecco quelli che abbiamo selezionato.

      1. Antonio De Rose – L’uomo del blitz (1986)

      È il primo a saltare il fosso a febbraio del 1986, in un’epoca in cui manca ancora una legge sui pentiti. Affiliato al clan Pino-Sena, vede i suoi amici Michele Lorenzo, Marcello Gigliotti e Francesco Lenti, uccisi in rapida successione da fuoco amico e teme di essere il prossimo a cadere. Si pente perché mosso da questa paura e, un mese dopo, le sue confessioni innescano il primo e storico maxiblitz (195 arresti) contro le cosche cosentine. Agli investigatori, De Rose svela gli organigrammi delle due cosche cittadine e racconta – con diverse imprecisioni – i particolari di decine di omicidi di cui si sono rese responsabili. L’inchiesta si risolve in un’archiviazione collettiva che in seguito ispirerà teorie complottiste secondo a cui tale epilogo concorsero i soliti poteri forti, animati dalla volontà di far passare Cosenza «come un’isola felice», una città in cui «non esiste la mafia». Molto più semplicemente, le dichiarazioni del protopentito erano insufficienti per imbastire un processo poiché isolate e prive di riscontri. In seguito, l’ex boss Franco Pino introdurrà il sospetto che carabinieri ci fossero andati giù duro con lui, a suon di botte, teleguidando le sue confessioni.

      Antonio De Rose e Roberto Pagano

      2) Roberto Pagano – Fratelli nella notte (1993)

      Se De Rose è il primo fuori concorso, a lui va certamente il primato sia in termini di tempo che di influenza. Roberto Pagano, infatti, sarà il neutrone in grado di scindere l’atomo. Figlio di bidelli, famiglia onesta e laboriosa ma con una croce da portare, anzi due: lui e suo fratello Francesco, folgorati entrambi sulla via oscura di Mariano Muglia. Gli anni Ottanta sono appena cominciati: Roberto sta con il gruppo Perna e fin da giovane si dedica alle rapine e allo spaccio. Francesco, invece, va con Pino e diventa uno dei sicari più freddi e spietati in circolazione. In città infuria la guerra di mafia e, seppur posizionati su fronti contrapposti, i due fratelli sopravvivono coprendosi le spalle a vicenda. I problemi cominciano quando scoppia la pace. Roberto cade in disgrazia, lo accusano di un omicidio scabroso e poi di essere tossicodipendente, dunque inaffidabile. Il compito di ucciderlo è affidato a suo fratello, che però si ribella. E per questo pagherà con la vita. Roberto Pagano, però, riesce a sfuggire alla morte. Avvia la sua collaborazione con la giustizia nel 1993, imitato poco dopo dai fratelli Notargiacomo. Grazie alle loro confessioni vede la luce l’inchiesta “Garden” con relativa catena di pentimenti. La bomba atomica è scoppiata, ma il bottone l’ha schiacciato lui. (clicca avanti per proseguire nella lettura)

      3. Nicola Notargiacomo – Il guerriero (1993)

      Lo chiamavano “Il guerriero” e il crimine per lui era una scelta soprattutto estetica «A dodici anni ero già in grado di distinguere i revolver dalle semiautomatiche». Diventato adulto, Nicola Notargiacomo imparerà le regole di ’ndrangheta così bene da diventare un “affavellato”, istruendo i novizi ai rituali dei tre cavalieri spagnoli. In veste di pentito, ricorderà così i suoi anni ruggenti: «La malavita mi attraeva dal punto di vista del protagonismo. Io non ho mai avuto certe tendenze, però all’epoca l’uomo d’ambiente era una moda, era qualcosa che attraeva».  Il salto di qualità lo fa con l’omicidio Cosmai e la successiva catena di eventi porta alla nascita del gruppo autonomo Bartolomeo-Notargiacomo che muove guerra alla casa madre. «Pranno disse: i Notargiacomo sarebbero capaci di farti la pelle strisciandoti alle spalle vestiti da donna». Non cade nel tranello della “finta pace”, a differenza dei Bartolomeo, ma da quel giorno ha inizio per lui una vita da fuggiasco. E quando si decide a voltare le spalle al crimine, la sua rinuncia è anzitutto culturale: «Mi sono lasciato attrarre anch’io dal mistero, probabilmente, della malavita stessa». Il manifesto generazionale di un’epoca.

      Nicola Notargiacomo e Franco Pino

      4. Franco Pino – Pensiero e azione (1995)

      «Ogni giorno mi svegliavo alle sei del mattino per ascoltare il giornale radio». Un dettaglio di quotidianità, buttato lì senza pensarci durante una delle sue tante audizioni in tribunale. Un particolare, però, rivelatorio. Nelle sue tante vite, infatti, Franco Pino ha mantenuto immutata solo un’esigenza: quella di essere sempre un passo avanti agli altri. Lo è stato da boss, lo sarà anche da collaboratore di giustizia. L’unico autorizzato a sedere ai tavoli di mafia che contano e di dialogare da pari a pari con le famiglie reggine e vibonesi. Finanche con i corleonesi. Il primo, a tutt’oggi inimitato, a sprovincializzare la criminalità cosentina, arrivando a mettere le mani su appalti monstre, anche di livello internazionale come quello dell’aeroporto di Bucarest. Il suo segreto? Sveglia alle sei. Giocare d’anticipo, una mossa che gli riuscirà anche nell’ora per lui più sofferta: quella del cambio di pelle. La fascinazione oscura che ha esercitato su un’intera generazione è ben riassunta nelle parole pronunciate in aula da Gianfranco Ruà durante un’udienza del processo “Garden”: «Per noi era un idolo, seguivamo tutto quello che diceva, gli ho voluto bene forse più di un fratello. Era un’infatuazione, lui era come lo portavano i giornali, insomma, uno si innamorava di lui, delle sue gesta, delle sue cose. E gli siamo andati dietro… gli sono andato dietro». (clicca avanti per proseguire nella lettura)

      5. Aldo Acri – Lacrime d’assassino

      Sulla carta si presentava come pacifico e innocuo gommista di via Popilia, ma nella realtà Aldo Acri era un assassino nato. Sono almeno una ventina gli omicidi consumati negli anni Ottanta che portano la sua firma, tutti eseguiti per conto del clan Perna-Pranno. Se c’era qualcuno da stendere, chiamavano lui: Acri andava, portava a termine l’incarico e poi riprendeva il lavoro in officina, come se nulla fosse. Un autentico ragioniere del crimine, freddo e spietato. La svolta esistenziale avviene durante una seduta del processo “Garden”. In aula, Acri dichiara di voler collaborare con la giustizia e tra le lacrime, udienza dopo udienza, comincia a snocciolare il rosario di piombo da lui collezionato nel tempo. La sua collaborazione subisce un breve stop all’inizio del 2000, ma poi riprende regolarmente, sempre nel segno del ravvedimento. Mentre ricostruisce un’azione di fuoco che lo ha visto protagonista, esplode in un pianto a dirotto e, dopo una breve pausa, tra i singhiozzi dice una cosa inaudita: «Per quello che ho fatto meriterei la sedia elettrica». Ancora oggi, si parla di lui come l’unico vero pentito della ‘ndrangheta cosentina. Gli altri collaborano solamente.

      Francesco Bevilacqua e Aldo Acri

      6. Francesco Bevilacqua – Oltre l’inaudito (2001)

      L’origine del suo soprannome, Franchino ’i Mafarda, la illustra lui stesso durante una delle sue prime deposizioni da collaboratore di giustizia: «Perché questo è il nome di mia madre». È una delle sue poche concessioni all’emotività. Un mezzo sorriso e poi Francesco Bevilacqua, già capobastone del clan dei nomadi, riprende i suoi racconti dell’orrore. Del romanzo criminale cosentino, lui è uno dei protagonisti indiscussi, almeno dal 1998 al 2001, data del suo pentimento. Un triennio intenso che segna l’ingresso della sua gente nell’onorata società, la gestione del narcotraffico e il rapporto problematico con gli “italiani”, ma anche con i cassanesi della loro stessa etnia. Tre anni durante i quali anche lui si macchia di omicidi efferati ai quali fa seguito la decisione di cambiar vita. È lui il primo ad aprire un varco in una cosca che sembrava impenetrabile. Crea un precedente fino ad allora neanche ipotizzabile. A lui si associa quasi subito anche sua sorella Anna Tonia. E negli anni a venire, altri ancora si inseriranno nello stesso solco. (clicca avanti per proseguire nella lettura)

      7. Carmine Cristini – Il professore (2006)

      Si fa chiamare “Il professore” in ragione delle sue malcelate simpatie cutoliane, ma già al primo arresto comprende che per lui, forse, non è aria. E così, abbandona in tutta fretta i sogni di gloria criminale, abbracciando un futuro da “Buscetta”. Comunque sia, l’ex rapinatore Carmine Cristini ha pensato sempre in grande. Comincia a collaborare a settembre del 2006, quand’è poco più che ventenne, con un biglietto da visita niente male: fa ritrovare agli investigatori alcune armi da guerra di proprietà della malavita di San Lucido. Pochi mesi più tardi, però, si mette in testa di svaligiare una banca di Pescara. Colpo riuscito in verità, ma durante la fuga perde il telefonino che sarà poi ritrovato dai carabinieri. Torna in carcere e da allora tradirà le attese da pentito utile alla causa della Legge così come aveva tradito quelle da enfant prodige della malavita locale. Nel 2014, poi, metterà il sigillo alla sua personale discesa negli inferi, macchiandosi dell’omicidio di Stanislao Sicilia. Da allora, non è mai più salito in cattedra. 

      Carmine Cristini e Vincenzo Dedato

      8. Vincenzo Dedato – La svolta mistica (2007)

      «Sto portando a termine un percorso spirituale che mi ha fatto diventare testimone di Geova». Così, durante uno dei primi processi nelle nuove vesti da pentito, Vincenzo Dedato motiva il suo pentimento avvenuto a febbraio del 2007, fresco di libertà dopo cinque anni trascorsi al 41bis. Il suo primo contatto con il crimine risale al 1976, periodo in cui fa da autista al padrino Antonio Sena. Si distingue in qualche rapina, ma poi decide di distaccarsi dalle gang, in quegli anni impegnate a combattersi in una sanguinosa faida. Dedato non si lascia coinvolgere. Apre un pantalonificio in viale della Repubblica e si dedica a questa attività per i successivi vent’anni, ma nel 1998 il nuovo crimine organizzato cosentino si ricorda di lui. E gli consegna lo scettro di “contabile”. «Ero come un caposocietà – ricorderà in seguito – anzi, forse con qualche potere in più. Ma guadagnavo quanto un operaio specializzato». C’è stato un tempo in cui ogni porta si schiudeva al suo passaggio. Oggi, invece, con tanto di nuova identità e fede in Geova, gli capiterà spesso di bussare a qualche campanello. Col rischio, però, che più d’uno faccia finta di non essere in casa. (clicca avanti per proseguire nella lettura)

      9. Edyta Kopaczynska – Una donna al comando (2013)

      La sua storia è anche quella di una ragazza timida, che da un centro rurale della Polonia sudorientale arriva in Italia e diventa quasi la reggente di una cosca di ’ndrangheta. Prima di pentirsi, infatti, Edyta Kopaczynska, ha rivestito il prestigioso ruolo di moglie di Michele Bruni, boss del clan “Bella bella”. E nei periodi di detenzione del marito era proprio le a dirigere gli affari del gruppo criminale. Per il pentito Giuliano Serpa «il capo si può dire che era lei e non Michele Bruni». E ancora: «Alla mancanza del marito, era lei che ne faceva le veci con persone che appartenevano al loro gruppo». Un atteggiamento, quello di Edyta, che Serpa definiva «da malandrina», tant’è che per farsi capire da tutti aveva persino imparato a masticare il dialetto cosentino. La morte di Michele (per cause naturali) e quella di suo cognato Luca (ucciso dai vecchi alleati) la trascinano sull’orlo del baratro. Ad attenderla c’è una sorte analoga a quella di Luca o, nella migliore delle ipotesi, la miseria. E così sceglie di collaborare. È la prima donna boss della ‘ndrangheta cosentina a maturare questa decisione.    

      Edyta Kopaczynska e Vincenzo De Rose

      10. Vincenzo De Rose – L’uomo del Sistema (2017)

      Il viaggio tra i pentiti cosentini si conclude con lui, collaboratore di ultimo pelo aggiuntosi all’elenco a partire dal 2017. Da un De Rose all’altro, un modo per chiudere idealmente un cerchio, ma senza per questo sminuirne l’importanza. Vincenzo De Rose, infatti, non è un boss né un gerarca delle consorterie criminali. È un pesce piccolo, uno spacciatore, che però con il suo pentimento ha consentito agli investigatori di fotografare un’attualità. È lui, infatti, uno dei primi a descrivere il nuovo assetto della criminalità locale e il modo in cui la stessa si è riorganizzata a seguito di arresti e defezioni. Ed è a partire dalle sue dichiarazioni che si comincia a ipotizzare l’esistenza di un “sistema” della droga in città, tant’è che su questa scia, si inseriranno poi le confessioni di altri collaboratori di giustizia. Non è un caso, insomma, che i verbali dei suoi interrogatori siano indicizzati in cima alla mole di documenti allegati agli atti dell’ultima inchiesta antimafia, quella culminata nel blitz del primo settembre 2022. Definirla “Operazione De Rose” sarà anche pretenzioso, ma non del tutto errato.

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      «Se togli il reggiseno ci fai felici»: bufera all’Umberto I di Roma, studentessa denuncia tecnico in un video virale

      Studentessa di 23 anni denuncia molestia verbale durante una tac al Policlinico Umberto I. Ospedale apre indagine interna, il video diventa virale.

      23 agosto 2025
      Ore 17:46
      «Se togli il reggiseno ci fai felici»: bufera all’Umberto I di Roma, studentessa denuncia tecnico in un video virale
      Società

      Stefano De Martino fa il pieno ad Altomonte: sold out al Festival Euromediterraneo

      È stato un trionfo lo spettacolo di Stefano De Martino al Festival Euromediterraneo di Altomonte. L’anfiteatro Belluscio, gremito in ogni ordine di posto, ha accolto il 21 agosto il suo show Meglio Stasera, uno degli appuntamenti più attesi della rassegna 2025.

      La serata si è aperta con un fuori programma che ha fatto sorridere il pubblico: un cellulare squillato in platea ha dato lo spunto a De Martino per improvvisare uno sketch con l’ignaro interlocutore. Una trovata che ha scatenato applausi ed è stata immortalata da una troupe presente in sala. Dopo il sold out con l’ex ballerino e presentatore tv, il festival prosegue con altri due appuntamenti di comicità:

      • 22 agosto: Enzo Salvi, con il suo linguaggio brillante e irriverente;

      • 24 agosto: Gene Gnocchi, che porterà il suo umorismo pungente sul palco di Altomonte.

      Entrambe le serate sono ad ingresso libero fino ad esaurimento posti.

      «Dobbiamo fare i conti con la concorrenza di altre manifestazioni che hanno arene più capienti – ha detto il sindaco Gianpietro Coppola – ma il Festival Euromediterraneo ha una matrice culturale diversa. Lo spettacolo di De Martino è stato la ciliegina sulla torta di quest’anno».

      Il primo cittadino ha poi annunciato che la rassegna si svilupperà in maniera più ampia anche nei mesi autunnali, invernali e primaverili, con un’attenzione particolare a cinema e musica.

      22 agosto 2025
      Ore 10:28
      Stefano De Martino fa il pieno ad Altomonte: sold out al Festival Euromediterraneo
      Società

      Mistero nei cieli di Rende e Cosenza: tre scie luminose sorprendono i cittadini

      Intorno alle 19:30 di ieri sera, il cielo sopra Rende e Cosenza si è improvvisamente illuminato, catturando l’attenzione di molti cittadini. Tre scie luminose, simili a comete, hanno attraversato l’orizzonte regalando uno spettacolo tanto inaspettato quanto affascinante.

      L’evento, visibile anche da Rogliano e dai paesi limitrofi, ha subito alimentato curiosità e discussioni, con numerose foto e segnalazioni diffuse sui social.

      Secondo chi ha assistito al fenomeno, le tre luci sono comparse quasi in simultanea e hanno solcato il cielo in rapida successione, lasciando dietro di sé una scia biancastra. «Sembravano comete – racconta un residente – ma si sono dissolte in pochi secondi».

      Nonostante l’assenza, al momento, di una spiegazione ufficiale, eventi simili possono essere ricondotti a meteore, al passaggio di detriti spaziali o al riflesso di oggetti artificiali nell’atmosfera. Non si esclude che possa trattarsi anche di fenomeni collegati a esercitazioni o satelliti.

      Al di là delle interpretazioni scientifiche, la serata ha regalato ai cosentini uno spettacolo raro. In tanti hanno espresso stupore ed entusiasmo, condividendo immagini e commenti tra piazze reali e virtuali.

      Un piccolo grande evento che ha interrotto la routine quotidiana trasformando il cielo calabrese in un palcoscenico naturale di emozioni e mistero.

      22 agosto 2025
      Ore 08:23
      Mistero nei cieli di Rende e Cosenza: tre scie luminose sorprendono i cittadini
      Cronaca

      «Acqua contaminata a rischio salute»: a Sant’Agata d’Esaro cresce la preoccupazione

      Una cittadina denuncia il rischio di contaminazione delle acque a Sant’Agata d’Esaro. Chiesti chiarimenti al Comune sulla qualità dell’acqua potabile.

      26 agosto 2025
      Ore 12:35
      «Acqua contaminata a rischio salute»: a Sant’Agata d’Esaro cresce la preoccupazione
      Italia Mondo

      «Se togli il reggiseno ci fai felici»: bufera all’Umberto I di Roma, studentessa denuncia tecnico in un video virale

      Studentessa di 23 anni denuncia molestia verbale durante una tac al Policlinico Umberto I. Ospedale apre indagine interna, il video diventa virale.

      23 agosto 2025
      Ore 17:46
      «Se togli il reggiseno ci fai felici»: bufera all’Umberto I di Roma, studentessa denuncia tecnico in un video virale
      La polemica

      Morte di Serafino Congi, la vedova all’attacco: «L’Asp di Cosenza nasconde qualcosa»

      A otto mesi dalla scomparsa di suo marito, l’azienda non ha ancora comunicato ai familiari l’esito delle proprie indagini interne e secondo Caterina Perri «si nasconde dietro l’inchiesta della magistratura»
      Redazione
      Morte di Serafino Congi, la vedova all’attacco: «L’Asp di Cosenza nasconde qualcosa»
      Statale 18

      Incidente a Diamante, tre feriti nello scontro fra due motociclette

      La strada è stata chiusa in entrambe le direzioni per consentire l’atterraggio dell’elisoccorso e poi i rilievi delle forze dell’ordine, traffico deviato e personale Anas sul posto
      Francesca Lagatta
      Incidente a Diamante, tre feriti nello scontro fra due motociclette
      Il comunicato

      Morte Serafino Congi, l’Asp rompe il silenzio: «I risultati della commissione interna trasmessi alla magistratura»

      L’azienda sanitaria provinciale di Cosenza risponde ai familiari del giovane di San Giovanni in Fiore morto dopo aver aspettato per ore un’ambulanza: «Gli atti richiesti non possono essere condivisi nel rispetto delle indagini in corso»
      Redazione
      Morte Serafino Congi, l’Asp\u00A0rompe il silenzio: «I risultati della commissione interna trasmessi alla magistratura»\n
      Disperato appello

      Detenuto psichiatrico sconta la pena ma resta in carcere perché nelle Rems calabresi non c’è posto. La famiglia: «Vuole togliersi la vita»

      Mattia Spanò ha finito di pagare i conti con la giustizia ma non può tornare a casa, perché il giudice lo ritiene socialmente pericoloso, e non può entrare in una struttura sanitaria idonea ad accogliere gli autori di reato affetti da disturbi mentali perché non c’è disponibilità
      Francesca Lagatta
      Detenuto psichiatrico sconta la\u00A0pena ma\u00A0resta in carcere\u00A0perché nelle Rems calabresi non c’è posto. La famiglia: «Vuole\u00A0togliersi la vita»\n
      Massima attenzione

      Cosenza, sottopassaggio chiuso per incidente

      Chiuso al traffico il collegamento con piazza Europa. In corso accertamenti sulla dinamica.
      Salvatore Bruno
      Cosenza, sottopassaggio chiuso per incidente
      Il caso

      Prostitute sulla Ss 106, un racket ancora in cerca d’autore

      Nessuna inchiesta giudiziaria è mai riuscita a stabilire chi controlla il mercato del sesso pagamento nella Sibaritide, un’attività che vecchi boss come Antonio Forastefano e Antonio Bruno vedevano con il fumo negli occhi
      Marco Cribari
      Prostitute sulla Ss 106, un racket ancora in cerca d’autore
      Immigrazione clandestina

      Diciotto espulsioni in provincia di Cosenza, c’è anche un condannato per terrorismo

      Nel mese di agosto la polizia ha intensificato i controlli su tutto il  territorio, otto persone sono ora trattenute nei Centri di permanenza e rimpatrio
      Redazione
      Diciotto espulsioni in provincia di Cosenza, c’è anche un condannato per terrorismo
      I dati

      Incendi boschivi: in Italia 55mila interventi dal 15 giugno al 29 agosto, in Calabria oltre 400 nell’ultima settimana

      È il Sud a registrare la maggior parte di roghi, numeri altissimi in Sicilia. In totale nello Stivale 6.814 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno
      Redazione Cronaca
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      Operazione antidroga

      Papasidero, sequestrate due piantagioni di canapa indiana nel Parco del Lao: oltre 500 piante per un valore stimato di un milione di euro

      L’operazione della Polizia di Stato, avviata dopo segnalazioni via YouPol, ha portato alla distruzione sul posto degli arbusti e al sequestro di attrezzature
      Redazione
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      Controlli

      Tropea, bar-ristorante chiuso dai Nas: laboratorio abusivo e bagno unico per clienti e dipendenti

      Violazioni igieniche e mancanza di autorizzazioni hanno portato alla chiusura immediata del locale in attesa della regolarizzazione
      Redazione
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      Sangue nell’Alto ionio cosentino

      Omicidio De Paola, la Cassazione conferma: omicidio e distruzione del cadavere fanno parte di un unico disegno criminoso

      Il Procuratore generale aveva censurato la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro che aveva riconosciuto la continuazione tra i due reati
      Antonio Alizzi
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      L’inchiesta

      Terremoto sui laboratori dell’Università Magna Graecia, chiesto il processo per 27 persone - NOMI

      L’udienza preliminare avrà inizio il prossimo 28 novembre. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, maltrattamento di animali, uccisione di animali, corruzione, falso
      Alessia Truzzolillo
      Terremoto sui laboratori dell’Università Magna Graecia, chiesto il processo per 27 persone - NOMI\n
      Il caso

      Morte sospetta in ospedale a Catanzaro, i familiari presentano denuncia: «Sottovalutazioni e omissioni»

      La donna era stata dimessa e poi operata d’urgenza. La figlia Tamara Chiarella intende far chiarezza sulle cause del decesso della madre, avvenuto lo scorso 20 agosto, dopo 24 giorni di ricoveri e accessi al pronto soccorso. La querela è stata trasmessa all’ufficio di Procura
      Luana Costa
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      La campagna

      ‘Ndrangheta, estradati in Italia tre latitanti arrestati a Ibiza - NOMI

      Insieme ad altri 25 persone sono ritenuti parte di un'associazione criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti, con base a Roma ed operante sul territorio nazionale
      Blitz in Spagna
      ‘Ndrangheta, estradati in Italia tre latitanti arrestati a Ibiza - NOMI
      La disavventura

      Auto con a bordo una centenaria in panne a Cassano, il personale Anas la mette in salvo

      La donna era in compagnia di suo figlio in una piazzola di sosta sulla Strada statale 534, avrebbero dovuto attendere per più di un’ora l’arrivo del carro attrezzi
      Redazione
      Auto con a bordo una centenaria\u00A0in panne a Cassano, il personale Anas la mette in salvo
      Fermato

      Tenta di uccidere l’ex moglie accoltellandola in pieno centro a Roccabernarda, determinante l’intervento di alcuni cittadini

      L’uomo avrebbe speronato l’auto della donna per poi scagliarsi contro di lei. Alla base del gesto la separazione avvenuta un anno fa. La 70enne è ora ricoverata a Cosenza
      Redazione Cronaca
      Tenta di uccidere l’ex moglie accoltellandola in pieno centro a Roccabernarda, determinante l’intervento di alcuni cittadini\n
      Il caso

      'Ndrangheta, Leonardo “Nino” Abbruzzese trasferito in ambulanza in Puglia: le motivazioni della Cassazione

      Riguardo alla latitanza del presunto “reggente” del clan degli “zingari” di Cassano all’Ionio, arriva la pronuncia della Suprema Corte: valutato il ricorso dell’autista Alfano
      Antonio Alizzi
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      Il fatto

      Rende, bimba intrappolata in auto salvata da un poliziotto non in servizio

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      Redazione
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      Il deficit idrico interessa diversi territori delle province di Reggio, Cosenza e Crotone
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