Processo Reset, dopo i riscontri sui pentiti iniziano le deposizioni delle vittime
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Processo Reset, dopo i riscontri sui pentiti iniziano le deposizioni delle vittime
Processo Reset, dopo i riscontri sui pentiti iniziano le deposizioni delle vittime
Processo Reset, dopo i riscontri sui pentiti iniziano le deposizioni delle vittime
Processo Reset, dopo i riscontri sui pentiti iniziano le deposizioni delle vittime
Processo Reset, dopo i riscontri sui pentiti iniziano le deposizioni delle vittime
Processo Reset, dopo i riscontri sui pentiti iniziano le deposizioni delle vittime
Processo Reset, dopo i riscontri sui pentiti iniziano le deposizioni delle vittime
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia continuano ad essere al centro del processo Reset, l’inchiesta della Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta di Cosenza e dintorni. Le testimonianze di figure come Celestino Abbruzzese, Anna Palmieri, Franco Bruzzese e Daniele Lamanna sono state analizzate dalla Squadra Mobile di Cosenza, con riscontri emersi nella fase delle indagini preliminari.
Una delle vicende più significative riguarda una sparatoria avvenuta nel 2018 presso un tabacchino e un panificio. Celestino Abbruzzese ha identificato come responsabile Denny Romano, accompagnato da Sandro Maestro su una moto intestata a Marco Abbruzzese. Il riscontro secondo il teste di pg, è rappresentato dal fatto che in quel periodo “Lo Struzzo“, era in possesso di una moto di grossa cilindrata che il giorno dopo sarebbe stata ceduta a un’altra persona.
Un altro elemento di riscontro rispetto alle propalazioni dei pentiti sarebbe il “sottobanco” di cocaina. Celestino Abbruzzese avrebbe effettuato un pagamento di 3.500 euro per rimediare allo “sgarro” di Antonello Vetere. Somma di denaro che, secondo quanto dichiarato dal testimone qualificato, sarebbe finita nelle tasche di Michele Di Puppo e Francesco Patitucci, una cifra derivante dalla vendita di un’auto e in parte consegnata a Rosanna Garofalo. I soldi sarebbero stati consegnati alla titolare di un negozio di dolci, ex moglie di Patitucci, e la vendita del veicolo coinvolgerebbe Marco Polillo, proprietario di una concessionaria a Bisignano.
Franco Bruzzese, a dire del teste, ha fornito dettagli sui summit mafiosi, come quello del 2011 a Rende, vicino allo stadio Lorenzon, dove boss e latitanti si incontrarono in libertà. Un altro incontro significativo è stato collegato all’omicidio di Luca Bruni.
Inoltre, la “reggenza” del clan degli “zingari“, dopo gli arresti di “Nuova Famiglia“, sarebbe stata affidata a Cosimo Bevilacqua, detto “il Corvo”, a fine anno del 2014 ai domiciliari per “Timpone Rosso” e arrestato nel maggio del 2015 nell’operazione Doomsday.
Sempre Bruzzese avrebbe riferito sulle attività illecite poste in danno di Francesco De Cicco, oggi assessore comunale di Cosenza, su mandato di Maurizio Rango. Il riscontro sarebbe che di questo fatto se ne sarebbe parlato in carcere, vista la presenza a Cosenza in quel momento di detenuti del calibro di Umberto Di Puppo, Salvatore Ariello, Roberto Porcaro e Franco Bruzzese, mentre Mario Renato Piromallo si trovava ai domiciliari.
Daniele Lamanna ha offerto spunti sull’operatività dei clan del Tirreno cosentino, contribuendo alle inchieste antimafia. Le sue comunicazioni del 2012 con Patitucci, avvenute dopo la scarcerazione di Lamanna nel dicembre 2011, rappresentano un elemento chiave per ricostruire la gerarchia dei clan, in relazione soprattutto all’omicidio di Luca Bruni. Daniele Lamanna esce di carcere il 6 dicembre 2011 e Patitucci vi entra il giorno prima. Per il teste questo sarebbe il riscontro rispetto alle parole del pentito nella parte in cui affermava di aver parlato nell’istituto penitenziario di Cosenza del delitto da eseguire nei confronti dell’ultimo boss della famiglia “Bella bella”.
Durante l’esame, il teste ha parlato anche del presunto gruppo dei Presta di Roggiano Gravina, oggetto di controesame.
L’avvocato Giulio Tarsitano, difensore d’ufficio di Denny Romano, ha sottolineato la mancanza di prove dirette sull’uso della moto, limitandosi ad evidenziare che il teste oltre a verificare a chi fosse intestata la moto non ha fatto altro. La penalista Amelia Ferrari ha invece precisato i periodi di detenzione di Adolfo D’Ambrosio, evidenziando discrepanze temporali. Quella più evidente, rispetto alla data di scarcerazione pronunciata dall’ispettore di polizia, riguarda la continuità carceraria di D’Ambrosio dal 2013 al 2016 per l’operazione Vulpes, trascorsa tra le altre cose al 41 bis.
L’avvocato Maria Rosa Bugliari ha segnalato differenze tra le dichiarazioni dei pentiti e quanto riportato nelle informative, mentre l’avvocato Franco Locco, interrogando il teste sul sospetto gruppo Presta operante a Tarsia, ha fatto emergere che Antonio e Giuseppe Presta non sono mai stati condannati per associazione mafiosa.
Nella prossima udienza saranno sentiti altri due testi di polizia giudiziaria e saranno convocate almeno quindici parti offese. Nel frattempo, il presidente Ciarcia prima di entrare nel vivo del dibattimento odierno ha rigettato le istanze di legittimo impedimento presentate dagli avvocati Fiorella Bozzarello e Cristian Cristiano, ma non ha segnato come assenti gli imputati Francesco Casella e Giovanni Drago, i quali erano in contemporanea presenti nel processo d’appello di Testa di Serpente, svoltosi dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro.
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