I dialoghi tra Patitucci e Di Puppo alla ricerca di “soldi facili”
La polizia giudiziaria si è soffermata sulle conversazioni ambientali a casa di Patitucci tra il "reggente" del clan "Lanzino" e il suo "alter ego"
Francesco Patitucci e Michele Di Puppo sono senza dubbio i due esponenti mafiosi più importanti dell’inchiesta “Reset“. Non è un caso che siano stati gli unici a parlare in udienza preliminare, chiedendo la parola per rilasciare dichiarazioni spontanee in merito all’esistenza o meno del gruppo degli italiani. E hanno dichiarato che il clan, come affermavano già precedenti sentenze, esiste eccome. Parliamo della cosca “Lanzino“, nata agli inizi del Duemila, dopo la fine dell’era “Pino-Sena” e “Perna-Pranno“, due sodalizi di stampo mafioso che tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, hanno reso invivibile la città di Cosenza a colpi di omicidi.
“Reset” è il più grande processo contro la ‘ndrangheta cosentina dopo “Missing” e “Garden“, anche se, nel corso del tempo, la Dda di Catanzaro aveva istruito altri procedimenti penale come “Apocalisse“, “Job Center“, “Nuova Famiglia“, “Terminator“, “Timpone Rosso” e tanti altri. Quello attuale riassume le vicende investigative prima e durante la fase pandemica da Covid-19. L’idea di confederazione presuppone che gli “italiani” abbiano stipulato un patto con gli “zingari“. Dalle intercettazioni ambientali emergono però posizioni contrastanti su questo, anche se i pubblici ministeri, soprattutto nel processo ordinario, stanno ricostruendo tutti i fatti collegati, a loro dire, alla confederazione capeggiata dal boss di Cosenza Francesco Patitucci.
La polizia giudiziaria si è soffermata sui dialoghi ambientali a casa di Patitucci tra il “reggente” del clan “Lanzino” e il suo “alter ego“, indicato dai pentiti come la “stella” della ‘ndrangheta cosentina, potendo contare su rapporti forti in particolare con i clan reggini. Diego Zappia, su tutti, ha rivelato tanti particolari. Gli investigatori, nella parte che riportiamo, evidenziano una situazione particolare all’interno della cosca, allorquando le due figure carismatiche cercano di fare il punto per capire dove reperire “soldi facili”. Da tradurre, probabilmente, in estorsioni. Il linguaggio che utilizzano è spesso criptico ma non mancano i riferimenti chiari a soggetti da “avvicinare“, come nel caso di un imprenditore di Rende, già finito al centro di un’inchiesta della procura di Cosenza sulla presunta mala gestione del comune oltre il Campagnano. Addirittura si tenta di identificare un soggetto che avrebbe potuto “portare utili” dalla “Rende Servizi Srl“. Andando verso Cosenza, Patitucci e Di Puppo si lamentano che a causa del coronavirus non si possa capitalizzare al massimo un affare sospeso. L’obiettivo dunque è raccogliere più soldi possibili, «anche se inferiori alle aspettative». Così Michele Di Puppo esclama: «”Vaffanculo, quanti sono sono” Che ce ne frega, Francè!”».
Processo abbreviato “Reset”, le richieste della Dda
- Antonio Abbruzzese (classe 1975), difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Cesare Badolato CHIESTI 7 anni e 6 mesi
- Antonio Abruzzese alias Strusciatappine, difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Antonio Quintieri CHIESTI 14 anni
- Antonio Abbruzzese (classe 1984) difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante) CHIESTI 20 anni
- Celestino Abbruzzese, difeso dall’avvocato Simona Celebre CHIESTI 6 anni
- Fioravante Abbruzzese, difeso dall’avvocato Cesare Badolato CHIESTI 14 anni
- Francesco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 12 anni
- Luigi Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
- Marco Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
- Nicola Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
- Rocco Abbruzzese, difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Antonio Quintieri CHIESTI 12 anni
- Saverio Abbruzzese, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani CHIESTI 10 anni e 8 mesi
- Gianluca Alimena, difeso dall’avvocato Emiliano Iaquinta CHIESTI 2 anni
- Claudio Alushi, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 18 anni
- Salvatore Ariello, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello CHIESTI 20 anni
- Luigi Avolio, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Raffaele Brescia CHIESTI 10 anni e 8 mesi
- Ivan Barone, difeso dall’avvocato Rosa Pandalone CHIESTI 8 anni
- Giuseppe Belmonte, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo CHIESTI 8 anni e 2 mesi (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)
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