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      'Ndrangheta Cosenza, i 18 processi che hanno cambiato la storia criminale

      La storia della criminalità organizzata nella città di Cosenza si sviluppa nell’arco di un quarantennio e segue un movimento pendolare di andata e ritorno, attraversando stagioni di pace e di lotta che si aprono e chiudono in tempi a volte ristretti a volte più dilatati, ma che finiscono per riprodurre sempre lo stesso schema
      Antonio Alizzi
      9 luglio 202511:41
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      'Ndrangheta Cosenza, i 18 processi che hanno cambiato la storia criminale

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      'Ndrangheta Cosenza, i 18 processi che hanno cambiato la storia criminale

      Sono 18 i processi che hanno cambiato la storia della ‘ndrangheta di Cosenza. Processi che hanno dimostrato la presenza nel territorio dell’area urbana e non solo di organizzazioni mafiose capaci di soffocare l’economia cittadina e inondare le città di droga. L’ultima inchiesta, quella scattata il 1 settembre 2022, è il colpo finale della Dda di Catanzaro. Ma non l’ultima in senso assoluto. Ce ne saranno altre, senza alcun dubbio.

      La premessa

      La storia della criminalità organizzata nella città di Cosenza si sviluppa nell’arco di un quarantennio e segue un movimento pendolare di andata e ritorno, attraversando stagioni di pace e di lotta che si aprono e chiudono in tempi a volte ristretti a volte più dilatati, ma che finiscono per riprodurre sempre lo stesso schema.

      Così scrive la Dda: «I gruppi criminali si formano, entrano in conflitto tra loro e si integrano, sempre all’unico fine di acquisire, mantenere ed esercitare, in modo predatorio, il controllo sul territorio di riferimento e su tutte le relative attività sempre economicamente valutabili, condizionando di fatto l’esercizio dei diritti fondamentali dei consociati troppo spesso vittime di siffatto contesto criminale» (clicca avanti per continuare a leggere l’articolo)

      Franco Pino

      Il processo “Garden”

      Nell’ambito del processo “Garden” ed in particolare nelle sentenze emesse dalla Corte d’Assise di Cosenza il 9 giugno 1997 e dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro in data 13 marzo 1999 resa irrevocabile il 3 luglio 2000 a seguito della Sentenza della Corte di Cassazione, per la prima volta è stata ricostruita la nascita dei sodalizi, tra loro contrapposti, “Perna-Pranno” e “Pino-Sena“. Il quadro che emerge all’esito di quel processo attesta che nel territorio cosentino si costituivano due associazioni di tipo mafioso – organizzate e dirette una da Franco Pino e Antonio Sena, l’altra (che si ponevano in continuità con lo storico criminale di maggiore carisma Luigi Palermo assassinato il 14 dicembre del 1977) da Franco Perna, Mario Pranno e Pasquale Pranno – in un periodo temporale a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, fra loro contrapposte un cruento e sanguinoso conflitto per il controllo delle attività economiche ed illecite sul capoluogo. I partecipanti ai sodalizi ebbero la disponibilità, per il conseguimento della finalità dell’associazione, di armi o materie esplodenti, largamente adoperate per la commissione di numerosissimi delitti sia durante che successivamente alla citata “guerra”. Pino, oggi pentito, poteva contare sull’adesione di alcuni giovani criminali a lui fedelissimi come Ettore Lanzino, Francesco Patitucci, Gianfranco Ruà e Gianfranco Bruni alias “Tupinaru” (clicca avanti per continuare a leggere l’articolo)

      Il processo Missing

      Il processo Missing invece ha cristallizzato circa un ventennio del percorso criminale delle cosche cosentine e si pone in continuità con “Garden”. Il procedimento riguarda ulteriori fatti di sangue, verificatisi in quel periodo turbolento, coinvolgendo gli esponenti dei due gruppi delle cosche cosentine Perna-Pranno e Pino-Sena. Il processo Missing, si concludeva con la condanna all’ergastolo – passata in giudicato – per Gianfranco Bruni, Giulio Castiglia, Gianfranco Ruà, Pasquale Pranno e Domenico Cicero, mentre Ettore Lanzino è stato assolto dall’imputazione di concorso nell’omicidio di Nelso Basile, avvenuto a San Lucido. (clicca avanti per continuare a leggere l’articolo)

      Franco Presta

      Il processo Squarcio

      Il processo Squarcio ha riguardato il nuovo assetto del gruppo confederato Perna-Ruà sorto per fusione tra i vecchi clan Pino-Sena e Perna-Pranno. Alla fine degli anni 90, con le prime scarcerazioni relative al processo “Garden”, emergevano le figure di nuovi aspiranti capi come Ettore Lanzino e Domenico Cicero che si proponevano all’attenzione come eredi dei vecchi boss. La nuova confederazione criminale d’inizio millennio a Cosenza, dunque, si chiamava “Perna-Ruà“, ma si leggeva anche “Lanzino-Cicero” ed era dotata di due “contabili”: Vincenzo Dedato (oggi pentito) e Carmine Pezzulli (poi ucciso). I due sarebbero stati incaricati all’epoca di gestire la cassa dell’organizzazione, provvedendo all’acquisto di armi e narcotici, al pagamento degli stipendi degli affiliati e all’assistenza dei detenuti e dei loro familiari. «Il gruppo di fuoco era composto da Mario Gatto, Franco Presta e Carmelo Chirillo» scrive la Dda.

      Il processo Tamburo

      Il processo Tamburo attesta l’infiltrazione della consorteria mafiosa cosentina nel sistema degli appalti per l’ammodernamento della SA-RC. Viene riconosciuto giudiziariamente l’esistenza del sodalizio di ‘ndrangheta, dal gennaio 1999 al novembre 2002, denominato clan Lanzino-Cicero, quale naturale evoluzione del sodalizio di ‘ndrangheta Ruà-Perna certificando, fra l’altro, i ruoli di “capi-società” di alcuni esponenti dell’attuale clan degli “zingari”: Francesco Abbruzzese alias “Dentuzzo” ed il defunto Eduardo Pepe operanti nella zona di Cassano allo Ionio e, Francesco Bevilacqua alias “Franchino i Mafarda” come riportato nella citata sentenza che prende in considerazione l’arco temporale tra il 1999 e il 2002 (clicca avanti per continuare a leggere l’articolo)

      Il processo Twister

      Nel processo Twister, fa notare la Dda di Catanzaro, è stata sancita l’esistenza, dalla fine del 2000 alla fine del 2006, del sodalizio che vedeva Ettore Lanzino, Carmine Chirillo, Franco Presta e Giulio Castiglia a capo di una associazione a delinquere di stampo mafioso dedita alle estorsioni, usura, riciclaggio, truffa, ricettazione. Sempre in Twister venivano condannati – scrive la Dda di Catanzaro per delitti di usura rispettivamente Ettore Lanzino, Damiana Pellegrino e Adolfo D’Ambrosio.

      Nicola Acri omicidio Cristaldi Nucerito
      Nicola Acri

      Il processo Terminator 2

      In “Terminator 2” venivano condannati all’ergastolo Francesco Abbruzzese, Nicola Acri, Ettore Lanzino, Franco Presta per l’omicidio di Chiarello Primiano (consumato a Cassano allo Ionio l’8 giugno 1999) compiuto per eliminare un appartenente ad un gruppo criminale rivale e al fine di agevolare le associazioni di tipo mafioso capeggiata da Francesco Abbruzzese e quella denominata Cicero-Lanzino operante a Cosenza.

      La sentenza si occupava anche degli omicidi di Francesco Bruni e Antonio Sena, detto “Mammasantissima“, fatti delittuosi per cui Nicola Acri e Francesco Abbruzzese venivano assolti mentre venivano condannati Ettore Lanzino, Franco Presta e Vincenzo Dedato (divenuto collaboratore di giustizia) e Francesco Bevilacqua, meglio conosciuto come “Franchino ‘i Mafarda” (divenuto anche egli collaboratore di giustizia) (clicca avanti per continuare a leggere l’articolo)

      Ettore Lanzino

      Il processo Terminator IV

      “Terminator IV” ha accertato invece l’’esistenza del sodalizio fino al novembre 2011. Sia Ettore Lanzino che Franco Presta si davano alla latitanza fino alla loro cattura avvenuta rispettivamente il 16 novembre 2012 ed il 13 aprile 2012.

      Il gruppo confederato dunque, si è ritrovato privo di “reggenza” ed alle prese con il pentimento del contabile Vincenzo Dedato. Con questa sentenza, venivano condannati pure Francesco Patitucci, Salvatore Ariello, Michele Di Puppo ed Ettore Lanzino, quest’ultimo condannato anche per l’omicidio di Enzo Pelazza avvenuto a Carolei il 28 gennaio del 2000. Dal delitto associativo contestato fino al novembre dell’anno 2011 veniva assolto Roberto Porcaro, assolto anche per il delitto di tentata estorsione. Anche Biagio Barberio veniva assolto dai reati di omicidio in danno di Enzo Pelazza, Antonio Sena, Antonio Sassone, e da quelli relativi alle armi utilizzate.

      Il processo Anaconda

      Il processo “Anaconda” riguarda la consorteria criminale situata nel rione San Vito e facente capo a Domenico Cicero, contestata dal 2003 al 2011, anno in cui viene emessa la sentenza di primo grado. Tra i condannati anche Vincenzo Liberato Candreva, detto “Vichingo”, Pietro De Mari detto “Cocco Bill” e Gianfranco Sganga. Nel medesimo giudizio abbreviato veniva contestato il delitto di cui all’art 416 bis dall’inizio 2006 fino a giugno 2008 anche a Roberto Porcaro e ad Alfonsino Falbo, i quali tuttavia venivano assolti dal predetto reato associativo per non aver commesso il fatto (clicca avanti per continuare a leggere l’articolo)

      Il processo Magnete

      La Dda di Catanzaro inserisce anche il processo Magnete che rivela l’esistenza di una lista di negozianti cosentini vittime del racket che, originariamente in possesso a Franco Perna viene poi consegnata a Domenico Cicero, subentrato alla guida del gruppo criminale dopo la condanna all’ergastolo del vecchio boss e che, finito fuori gioco anche Cicero, finisce in mano agli “eredi” del gruppo Musacco-Castiglia, a sottolineare l’esistenza di un filo rosso che lega il passato al presente criminale. Tra i condannati Sergio Raimondo, mentre Marco Perna veniva assolto dal reato associativo, per non aver commesso il fatto.

      Il processo Telesis

      “Telesis” accerta la presenza sul territorio cosentino e non solo della cosca “Bruni-zingari” con a capo Michele Bruni, poi deceduto a causa di una grave malattia, e Giovanni Abruzzese, già in carcere per “Missing“.

      Tale situazione poneva le basi per una nuova strategia tesa alla riorganizzazione interna del gruppo criminale attraverso un’alleanza con i soggetti liberi della famiglia Bruni alias “Bella Bella”. Dalle attività d’indagine emerge l’avvio delle trattative tra il clan cosiddetto degli “italiani”, attraverso l’intermediazione di Francesco Patitucci, già reggente, per conto di Lanzino, del clan “Ruà-Lanzino” (organizzazione nata a seguito del riassetto della cosca degli “italiani”), e quello facente capo a Michele Bruni, uno dei figli del capostipite Francesco alleato come detto con gli Abbruzzese.

      «Il gruppo Cicero, seppure malvolentieri, si accoda al nuovo assetto criminale che prevede ora una equa spartizione tra i diversi gruppi di tutti i proventi delle attività illecite che confluiscono così in una cassa comune, la cosiddetta “bacinella”, sulla quale vigilano i contabili delle rispettive organizzazioni» scrive la Dda (clicca avanti per continuare a leggere l’articolo)

      Il processo Vulpes e Acheruntia

      L’inchiesta “Vulpes” copre il periodo fino a marzo del 2013 e viene ricostruito l’assetto della cosca degli italiani. Condannati in tal senso Francesco Costabile, Adolfo D’Ambrosio, Alberto Superbo e Umberto Di Puppo, mentre venivano assolti Mario “Renato” Piromallo e Simone Ferrise (ma condannato per tentata estorsione mafiosa). Con riferimento a Francesco Patitucci, lo stesso veniva condannato in continuazione con le precedenti condanne. Per il processo “Acheruntia” c’è ancora da attendere il pronunciamento del primo grado in quanto l’istruttoria dibattimentale è ancora in corso (clicca avanti per continuare a leggere l’articolo)

      Maurizio Rango

      Il processo “Rango-zingari”

      Ed eccoci a “Rango-zingari“, l’inchiesta antimafia del 2014 che trattava diverse estorsioni nei confronti di alcuni commercianti ed aziende assegnatarie di appalti pubblici, nonché la vicenda relativa all’omicidio di Luca Bruni. In effetti, a seguito della morte in carcere, per una una malattia fulminante, di Michele Bruni, dopo la scarcerazione di Luca Bruni veniva pianificato ed eseguito il suo omicidio il 3 gennaio del 2012. Il motivo da cui scaturisce l’evento delittuoso è da ricondurre alle intenzioni palesate da Bruni, il quale risultava poco incline al compromesso con la parte avversa del clan degli “Italiani”, e soprattutto la sua propensione ad iniziare un altro periodo di conflitto di mafia. Si accertava che, a partire dal 2012, la nuova entità mafiosa “Rango-zingari” era divenuta il gruppo criminale di riferimento della città di Cosenza ed hinterland, con un importante presidio sulla fascia tirrenica nella città di Paola.

      La cosca “Rango-zingari” era un gruppo in espansione, che presentava anche quadri direttivi del tutto nuovi come Ettore Sottile, contabile dell’organizzazione, Luciano Impieri, demandato alle estorsioni, Gennaro Presta dedito al traffico degli stupefacenti, e Antonio Intrieri legato al mondo dell’imprenditoria con mansioni devolutegli per curare gli “affari” della cosca.

      Nella componente “zingara” si impone la compagine facente capo alla famiglia Abbruzzese alias “Banana” che funge da raccordo con i “cugini” di Cassano allo Jonio, il cui vertice è rappresentato da Francesco Abbruzzese detto “Dentuzzo”, dal fratello di quest’ultimo Nicola alias “Semiasse”, e successivamente da Luigi Abbruzzese, figlio di “Dentuzzo”.

      Le sentenze hanno dimostrato l’esistenza di un sodalizio di matrice ‘ndranghetista nato dal precedente clan Bruni-zingari che, nel tempo, si era alleato con gli Italiani certificando così una “pax” mafiosa durata diversi anni e una bacinella comune nel quale venivano versate congiuntamente i proventi illeciti. Maurizio Rango – condannato alla pena dell’ergastolo – veniva riconosciuto come il capo indiscusso dell’associazione (“Nuova famiglia”) creatasi dopo le faide, acclarando il suo coinvolgimento attivo nell’omicidio di Luca Bruni, nelle fasi deliberative. Materiali esecutori del suo omicidio sono stati individuati Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti, su mandato di Rango e Franco Bruzzese (poi divenuto pentito). Tra i condannati Ettore Sottile, Domenico Mignolo, Rocco Bevacqua, Andrea Greco, Antonio Abbruzzese, Luciano Impieri, Celestino Bevilacqua, Danilo Bevilacqua, Attilio Chianello, Giuseppe Natale Esposito, Mario Perri e Cosimo Bevilacqua (clicca avanti per continuare a leggere l’articolo)

      Il processo Drugstore

      Nel processo “Drugstore” viene contestata ad alcuni componenti della famiglia Abbruzzese di Cosenza, la costituzione di un’organizzazione a delinquere dedita allo spaccio di stupefacenti a Sibari, Cassano
      Ionio, Cosenza e comuni limitrofi.

      Il processo “Apocalisse”

      In “Apocalisse” che riguarda il gruppo guidato da Marco Perna, venivano condannati per narcotraffico lo stesso Marco Perna, Riccardo Gaglianese e Giuseppe De Stefanis, mentre dal reato associativo veniva assolto Andrea D’Elia.

      Il processo Job Center

      “Job Center” è l’inchiesta della Squadra Mobile di Cosenza che accerta l’esistenza di una associazione a delinquere dedita al narcotraffico operante nel centro storico di Cosenza, facente capo a Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri, oggi collaboratori di giustizia.

      Il processo “Testa di Serpente”

      “Testa di Serpente“, come già spiegato in un altro servizio, è l’antipasto della maxi-indagine condotta dalla Dda di Catanzaro il 1 settembre 2022. Precede “Overture“, di cui parleremo a breve, e coinvolge il gruppo legato a Roberto Porcaro, già condannato in appello, e quello riconducibile alla famiglia Abbruzzese “Banana”. Il rito abbreviato si è concluso, mentre è ancora in corso quello ordinario.

      Il processo “Overture”

      Come “Testa di Serpente“, anche il processo “Overture” è in fase dibattimentale. Anche qui troviamo due gruppi: uno contestato ad Alfonsino Falbo relativamente al narcotraffico e uno diretto, secondo la Dda di Catanzaro, da Gianfranco Sganga, nell’ambito di una presunta associazione mafiosa.

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      Trebisacce, non si fermano all’alt e fuggono a piedi. Denunciati due magrebini

      Inseguimento tra le vie principali del paese. Gli agenti hanno mantenuto il contatto fino al punto in cui hanno raggiunto gli uomini. L’alcol test è risultato positivo
      Matteo Lauria
      Trebisacce, non si fermano all’alt\u00A0e fuggono\u00A0a piedi. Denunciati due magrebini
      GIRO DI VITE

      La Prefettura di Cosenza annuncia: «Incrementeremo i controlli sui CAS»

      L’annuncio durante l’incontro di ieri mattina con USB per risolvere la questione dei migranti ancora non convocati dalla Commissione Territoriale: aumento delle ispezioni e controlli più stringenti sulla gestione fra le manovre previste
      Francesco La Luna
      La Prefettura di Cosenza annuncia: «Incrementeremo i controlli sui CAS»
      Il report

      Ospedali infiltrati dalle cosche, il triste primato della Calabria: in nove anni sei Asp sciolte per mafia

      Nel rapporto di Avviso Pubblico c’è un capitolo dedicato alle aziende sanitarie provinciali. Le inchieste giudiziarie. Gli appetiti delle mafie: dall’appalto dell’opera, al personale “infiltrato”, ai distributori automatici
      Alessia Truzzolillo
      Ospedali infiltrati dalle cosche, il triste primato della Calabria: in nove anni sei Asp sciolte per mafia\n
      L’impatto

      Incidente sulla Statale 106 a Corigliano Rossano: traffico paralizzato e quattro feriti, due sono gravi

      L’impatto in contrada Toscano denunciato dall’organizzazione di volontariato “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” riaccende l’allarme sulla “strada della morte” a pochi giorni dal tragico schianto costato la vita a due giovani
      Redazione
      Incidente sulla Statale 106 a Corigliano Rossano: traffico paralizzato e quattro feriti, due sono gravi\n
      L’inchiesta

      Assalto al portavalori a Bagnara, la pista delle armi da guerra usate dalla banda. Rubata a Vibo una delle auto del blitz

      Rilievi degli investigatori sui colpi esplosi nella galleria teatro del colpo: l’ipotesi dell’utilizzo dei kalashnikov e di fucili a canne mozze. Si indaga anche sui luoghi in cui sono stati trafugati i mezzi dati alle fiamme
      Redazione Cronaca
      Assalto al portavalori a Bagnara, la pista delle armi da guerra usate dalla banda. Rubata a Vibo una delle auto del blitz\n
      I funerali

      Morti in un incidente sulla 106, a Cassano l’addio a Chiara e Antonio. Il vescovo: «Non ci sono parole, dolore indicibile»

      Lacrime e silenzio per i funerali dei due ventenni morti nel tragico impatto a Sibari. La Cattedrale gremita per le due bare bianche, simbolo di un amore spezzato. Mons. Savino a giovani e genitori: «Curate la vostra vita, abbiate responsabilità di voi stessi e degli altri»
      Franco Sangiovanni
      Morti in un incidente sulla 106, a Cassano l’addio a Chiara e Antonio. Il vescovo: «Non ci sono parole, dolore\u00A0indicibile»\n
      Ricorso accolto

      Elezioni Basilicata, il Consiglio di Stato riapre il caso Merra

      Accolto il ricorso per revocazione dell’ex assessore Donatella Merra: disposta un’istruttoria sulla sezione contestata, a cura del Prefetto di Potenza
      Redazione
      Elezioni Basilicata, il Consiglio di Stato riapre il caso Merra\n
      I RISULTATI DELL’INCONTRO

      Migranti senza convocazione, la Prefettura: «Chiederemo alla Commissione di accelerare»

      Questa mattina a Palazzo l’incontro fra i rappresentanti di USB, gli avvocati e le forze preposte. I sindacalisti: «Bene, ma non basta»
      Francesco La Luna
      Migranti senza convocazione, la Prefettura: «Chiederemo alla Commissione di accelerare»
      Jonio cosentino

      Scontro fra due auto sulla Statale 106 Jonica, tre feriti e traffico in tilt

      Impatto in località Toscano tra Corigliano Rossano e Crosia: contusioni lievi per i coinvolti, rilievi in corso e viabilità rallentata
      Matteo Lauria
      Scontro fra due auto sulla Statale 106 Jonica, tre feriti e traffico in tilt\n
      Il provvedimento

      ‘Ndrangheta a Cetraro, revocata la sorveglianza speciale a Junior Muto dopo dieci anni

      Il Tribunale di Cosenza annulla ex tunc la misura: accolte le tesi della difesa sull’assenza di pericolosità sociale e sulle assoluzioni definitive
      Redazione
      ‘Ndrangheta a Cetraro,\u00A0revocata la sorveglianza speciale a Junior Muto dopo dieci anni\n
      La decisione

      Morte Ilaria Mirabelli, Mario Molinari a giudizio per omicidio stradale

      Il Gup Ferrucci ha sciolto la riserva, accogliendo la richiesta della Procura di Cosenza. Il padre dell’imputato ammesso come responsabile civile
      Antonio Alizzi
      Morte Ilaria Mirabelli, Mario Molinari a giudizio per omicidio stradale\n
      La lunga scia

      Corigliano, ancora un incidente sulla statale 106: coinvolte due vetture

      L’associazione “Basta vittime sulla SS 106” lancia l’ennesimo allarme: «Sono dieci anni che chiediamo interventi mirati lungo i tratti dell’arteria più a rischio»
      Matteo lauria
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      violento impatto

      Paola, dopo un violento incidente giovane estratto da un’auto ribaltata

      Scontro tra due vetture davanti al Centro veterinario: traffico in tilt e intervento congiunto di vigili del fuoco, 118 e polizia locale
      Redazione
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      Primo grado

      Cosenza, “cresta” sui rimborsi comunali: tre anni a Cirò

      Il tribunale condanna l’ex segretario particolare di Mario Occhiuto. L’avvocato Francesco Chiaia: «Impugneremo la sentenza»
      Antonio Alizzi
      Cosenza, “cresta” sui rimborsi comunali:\u00A0tre anni a Cirò\n
      La sentenza

      Inchiesta Scolacium, 18 condanne: furono due pentiti a incendiare l’auto dell’ex consigliere regionale Bova – NOMI

      Comminate pene severe per i vertici delle cosche Catarisano e Bruno. I collaboratori Mirarchi e Danieli riconosciuti colpevoli dell’attentato al politico. Assolto dall’accusa di concorso esterno l’imprenditore Paolo Bova
      Alessia Truzzolillo
      Inchiesta Scolacium, 18 condanne: furono\u00A0due pentiti a incendiare l’auto dell’ex consigliere regionale Bova –\u00A0NOMI\n
      Cronaca

      Camion cisterna sfonda bar a Corigliano dopo uno scontro violento

      Paura in contrada Apollinara: urto tra camion carico di gas e un’auto, nessun ferito grave. Vigili del fuoco in azione per mettere l’area in sicurezza
      Matteo Lauria
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      Trappola nel tunnel

      Il commando di 10 persone, l’esplosivo e le ipotesi sulla fuga: la regia della ’ndrangheta sulla rapina da 2 milioni al portavalori

      La prima ricostruzione del colpo messo a segno nella galleria dell’A2 tra Scilla e Bagnara. Le auto bruciate per delimitare l’area del blitz, il furgone bloccato e l’assalto per portare via il denaro destinato al pagamento di tredicesime e pensioni 
      Redazione Cronaca
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      Le indagini

      Saracena, smascherati i presunti autori di due truffe agli anziani

      Due anziane raggirate con i raggiri del finto nipote e del finto maresciallo. I Carabinieri individuano i presunti responsabili e intensificano la prevenzione
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      Le motivazioni

      Cariati, ecco perché Alfonso Cosentino rimane in carcere: è accusato di mafia

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