Scambio di persona nell'inchiesta Recovery, ecco perché Giuseppe Caputo è stato scarcerato
Scambio di persona nell'inchiesta Recovery, ecco perché Giuseppe Caputo è stato scarcerato
Scambio di persona nell'inchiesta Recovery, ecco perché Giuseppe Caputo è stato scarcerato
Scambio di persona nell'inchiesta Recovery, ecco perché Giuseppe Caputo è stato scarcerato
Scambio di persona nell'inchiesta Recovery, ecco perché Giuseppe Caputo è stato scarcerato
Scambio di persona nell'inchiesta Recovery, ecco perché Giuseppe Caputo è stato scarcerato
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Scambio di persona nell'inchiesta Recovery, ecco perché Giuseppe Caputo è stato scarcerato
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Scambio di persona nell'inchiesta Recovery, ecco perché Giuseppe Caputo è stato scarcerato
Scambio di persona nell'inchiesta Recovery, ecco perché Giuseppe Caputo è stato scarcerato
Giuseppe Caputo vittima di uno scambio di persona nell’inchiesta Recovery. È quanto hanno fatto rilevare gli avvocato Antonio Quintieri e Fiorella Bozzarello, difensori dell’indagato, già titolare dell’agenzia di security XXL, che nel maggio scorso era stato raggiunto da un’ordinanza cautelare nell’ambito dell’operazione contro una presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico. Sospetto gruppo criminale riconducibile, secondo la Dda di Catanzaro, al clan degli italiani di Cosenza.
Le censure difensive riguardano proprio il capo 1 della rubrica imputativa, ovvero che l’indagato fosse partecipe del sodalizio operante nel settore illecito del traffico di sostanze stupefacenti. La ricostruzione partiva dal fatto che Antonio Caputo, fratello di Giuseppe, «riferiva a quest’ultimo che il 12 gennaio 2019, Roberto Porcaro aveva “dato una lezione” ad Alfredo Sirufo e Candido Perri, pusher del Porcaro per avere ritardato nel pagamento del debito contratto per la fornitura di stupefacente. In quell’occasione – si nelle nel provvedimento del Riesame di Catanzaro – i due pusher avevano dovuto consegnargli l’agenda contenente i nomi dei creditori di Bruno Bartolomeo, tra i quali vi era anche Antonio Caputo, debitore di di Bruno Bartolomeo per la somma di 2.600 euro».
Nell’intercettazione analizzata, riguardante Giuseppe Caputo e sua madre, si rileva l’errore secondo i giudici. Giuseppe Caputo veniva anche chiamato in causa dal collaboratore di giustizia Francesco Greco, il quale, «nell’indicare i nominativi dei soggetti ai quali tra il 2014 e il 2018 aveva consegnato cocaina ed hashish con cadenza mensile, aveva fatto riferimento anche a Giuseppe Caputo, detto il “Blindo”». Tuttavia, scrive il collegio giudicante, «tale circostanza è frutto di un errore in quanto, così come anche confermato dalla pubblica accusa in udienza, Francesco Caputo il Blindo, a cui faceva riferimento Greco, è persona diversa dall’indagato».
Il Riesame ha preso atto quindi che l’ipotesi accusatoria è da ritenere insussistente. «Occorre evidenziare che dalle intercettazioni emerge una mera disponibilità da parte di Giuseppe Caputo ad aiutare il fratello Antonio ad eliminare la situazione debitoria contratta con Porcaro». E ancora: «Ciò impedisce di affermare che vi sia stata una concreta condotta agevolativa del programma criminoso, anche alla luce della circostanza che a fronte di numerose contestazioni di reati fine, il ricorrente (Giuseppe Caputo, ndr) non risulta coinvolto in ulteriori vicende criminose». La posizione di Giuseppe Caputo è stata stralciata.
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