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      Home page>Cronaca>Silvio Gioia: «Gruppo Pe...

      Silvio Gioia: «Gruppo Perna autonomo almeno fino al 2013». Focus del pentito su Piromallo

      In aula sentito il collaboratore di giustizia che "saltò il fosso" circa nove anni fa. La Dda si è soffermata sulle agenzie di scommesse, ma le difese lo hanno incalzato facendo emergere elementi importanti
      Antonio Alizzi
      9 luglio 202511:49
      1 of 11
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      Silvio Gioia: «Gruppo Perna autonomo almeno fino al 2013». Focus del pentito su Piromallo

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      Silvio Gioia: «Gruppo Perna autonomo almeno fino al 2013». Focus del pentito su Piromallo

      Silvio Gioia: «Gruppo Perna autonomo almeno fino al 2013». Focus del pentito su Piromallo

      Al processo Reset scocca il momento del pentito Silvio Gioia. L’esame del collaboratore di giustizia è stato breve rispetto agli altri suoi “colleghi”, ma ricco di spunti, sia per la Dda di Catanzaro che per le difese. Se da un lato il pubblico ministero Corrado Cubellotti si è soffermato sulla conoscenza con Mario “Renato” Piromallo e le agenzie di scommesse, dall’altro gli avvocati difensori hanno fatto emergere come in realtà il collaboratore, su alcune circostanze, ha riferito fatti di cui non avrebbe parlato nel periodo dei 180 giorni. Ma avrebbe aggiunto elementi di novità nell’interrogatorio del 1 luglio 2019, quando gli investigatori antimafia lo avevano risentito per approfondire diversi temi.

      Il gruppo Perna

      Silvio Gioia, conosciuto in passato negli ambienti calcistici per la sua passione per il Cosenza calcio, ha dichiarato di aver “saltato il fosso”, in quanto avrebbe avuto «problemi economici con il gruppo Perna che derivavano dalla droga. Il gruppo di cui facevo parte era capeggiato da Marco, almeno dal 2010 al 2013. All’interno dell’organizzazione mi occupavo di prendere la droga e smistarla ai pusher. I quantitativi mi venivano consegnati da Marco Perna e dagli altri ragazzi che erano nel gruppo, ovvero da Andrea Minieri, Alfonsino Falbo, Luca Pellicori, Giuseppe De Stefanis e altri».

      Nessuna affiliazione

      «Non sono mai stato affiliato, perché il gruppo Perna non conferiva doti di ‘ndrangheta. All’epoca si muoveva in autonomia, ma a Cosenza c’erano anche gli “zingari” e gli italiani. Negli italiani c’erano Mario Piromallo, Roberto Porcaro, Daniele Lamanna, Carlo Lamanna, Francesco Patitucci, dall’altra parte Maurizio Rango, Ettore Sottile e Adolfo Foggetti», ha aggiunto Silvio Gioia.

      «Il periodo di riferimento era 2010-2013, quando i rapporti erano sereni. Perna, come ho detto, gestiva in autonomia i suoi affari illeciti per sostenere le spese del padre che era in carcere. Fino a quando non ho collaborato, sapevo che c’era una “bacinella” unica per evitare problemi. Tutti i proventi erano destinati lì e venivano divisi. Parlo di proventi provenienti dalla droga, dalle estorsioni e dalle rapine», ha sottolineato Silvio Gioia.

      Chi comanda a Cosenza (secondo Silvio Gioia)

      «Piromallo era ai domiciliari e dirigeva il gruppo. In molte occasioni ho visto le mogli degli altri andare a casa sua, così come Rinaldo Gentile. Parlo del 2010-2013. Porcaro era vicino al clan Lanzino, lo vedevo spesso andare a casa di Piromallo, dava quantitativi di droga alle persone che “lavoravano” per lui. Con Porcaro abbiamo fatto le scuole insieme, lo conosco da quando eravamo ragazzini. In ambito criminale non abbiamo commesso reati insieme», ha spiegato il pentito cosentino.

      «Il capo degli italiani era Ettore Lanzino, Patitucci era il suo vice e comandava su Cosenza. Tra l’altro era sempre insieme con Porcaro. Queste cose le apprendevo da persone vicine a loro, tipo Antonio Abbruzzese figlio di “Banana”, fratello di Luigi, Nicola e Marco», ha detto in aula.

      Marco Perna rispettato per via del padre Franco

      «Prendendo la droga dal gruppo Perna nessuno poteva dirmi nulla. L’autonomia era data per rispetto al papà Franco. Il ricavato dello stupefacente me lo tenevo per me, pagando quello che dovevo a Marco Perna. Poi, dopo la morte di Luca Bruni, si sono messi tutti insieme. Luca voleva la vendetta del padre. Fino al 2013 noi del gruppo Perna eravamo fuori dall’accordo e smentisco che Perna sia andato davanti a Rango per parlare di queste cose, non è mai andato», ha sostenuto il collaboratore.

      No al “sottobanco”

      «La droga si poteva prendere solo dai gruppi, non poteva essere presa “sottobanco“. Se io prendevo la droga fuori provincia non mi sarebbe stato permesso ma dagli italiani e dagli “zingari” potevo acquistarla. Basti vedere cosa hanno fatto a Meduri. Gli “zingari” inoltre prendevano l’eroina da Cassano», ha chiarito.

      Capitolo agenzie di scommesse

      Secondo quanto dichiarato da Silvio Gioia, le agenzie di scommesse a Cosenza e dintorni sarebbero state gestite da «Mario “Renato” Piromallo e Daniele Chiaradia ma i siti .com non erano autorizzati dall’Aams. Francesco De Cicco aveva il compito di aprire le agenzie di scommesse in tutto il territorio. Chiaradia gestiva tutto, in quanto aveva i siti di riferimento a Malta. Io ad esempio, per aprire l’agenzia mi sono rivolto a Francesco De Cicco, non ero interessato alle slot machine e infatti non le ho messe», anche se in seguito ha ricordato di averle inserite nel circolo ricreativo che gestiva.

      «Conosco Andrea Reda ma solo di nome, non so se avesse rapporti con Piromallo. Carlo Drago so che è parente con i Reda. Per sentito dire dal gruppo Perna, so che faceva usura ed era vicino agli italiani». Silvio Gioia tornando al caso dei siti .com, ha aggiunto che in questo modo «si riciclava il denaro ma non so cosa facesse Piromallo con i soldi guadagnati da questo tipo di attività».

      I rapporti tra Piromallo e De Cicco

      «Piromallo e De Cicco si conoscono bene, in quegli anni il Popily Street andava forte in quanto tanta gente andava a giocare lì. Quindi hanno puntato su di lui. Il guadagno era del 45% sull’utile. L’agenzia di scommesse funziona così: se in un mese fa 10mila euro di giocate e nessuno vince il titolare si prende il 45%, se rimangono invece 5mila euro prende lo stesso il 45% di quella somma restante. So che Reda e Gervasi avevano rapporti tra di loro», aggiungendo, su domanda del pm, di conoscere «Silvio Orlando, il poliziotto che gestiva l’Eurobet».

      Sempre Gioia nel verbale riassuntivo aveva dichiarato di aver visto Patitucci parlare con uno dei Reda in un lido di San Lucido, ma non ricorda il nome. «Alessandro Cariati lo conosco, è il cugino di un mio amico, avevamo entrambi un’agenzia di scommesse. Automaticamente avevano rapporti con De Cicco, Piromallo e Chiaradia». E ancora: «Non ricordo di conoscere Alberico Granata, ma facendo mente locale posso dire che gestiva agenzie di scommesse». Su Mario Gervasi ha spiegato: «Non so se avesse altri rapporti con esponenti della criminalità». Infine, dopo aver detto di conoscere alcuni imputati di Reset, l’esame si è concluso sostanzialmente su Salvatore Ariello: «Frequentavamo lo stesso circolo ricreativo. Era vicino al gruppo degli italiani, la moglie andava spesso a casa di Piromallo».

      Il controesame

      In controesame il primo a prendere la parola è stato l’avvocato Cesare Badolato: «Non ricordo – in riferimento a Gervasi – quando è stata costituita la società menzionata, fino al 2013 che io ricordi era attiva. Le concessioni delle slot machine erano regolari, solo le scommesse non lo erano. Non ho avuto rapporti con Gervasi su scommesse e slot machine». A seguire l’avvocato Filippo Cinnante: «Alberico Granata l’ho conosciuto 15-20 anni fa. Rapporti di saluti, nessun altro. Neanche di scommesse». Poi è stata la volta dell’avvocato Nicola Carratelli: «Conosco Giuseppe Bartucci e Francesco bartucci, sono fratelli se non erro e hanno uno sfasciacarrozze. So che Bartucci e Piromallo erano amici». La difesa a questo punto ha fatto notare che nel verbale il pentito aveva affermato che Bartucci fosse sotto estorsione: «Se l’ho dichiarato, lo confermo».

      L’avvocato Pasquale Naccarato ha fatto rilevare una prima incongruenza: «Il primo luglio del 2019 ho reso un nuovo interrogatorio, approfondendo alcune cose. Se conosco Silvio Orlando? Sì, direttamente anche se non mi ha mai fermato». Successivamente, il difensore del poliziotto ha fatto notare che il suo assistito lo aveva “affrontato” in quanto vendeva droga a un suo parente. «Non ho mai visto insieme Orlando con Piromallo, Patitucci e Porcaro, l’ho visto solo con Chiaradia», precisando che aveva «sia l’Eurobet che i siti .com, so queste cose perché prima che io decidessi di collaborare, Silvio Orlando aveva un’agenzia a Castrolibero. Mio padre mi diceva che forse era stata intestata alla moglie o che avrebbero voluto intestarla a lui».

      L’altra parte del controesame è stata condotta dall’avvocato Luca Acciardi che ha incalzato il teste. «Ho commesso reati quali rapine e narcotraffico. Ho iniziato a collaborare il 20 dicembre 2013, stavo andando con Carmine Maestri a fare una rapina e i carabinieri mi hanno fermato. Una volta giunto in caserma ho deciso di pentirmi. Non ho mai avuto procedimenti per 416 bis o aggravati dal metodo mafioso. Ero vicino comunque al gruppo Perna».

      La “pax mafiosa”

      Che fosse in atto una “pax mafiosa” tra i clan di Cosenza, Silvio Gioia lo avrebbe appreso dalla viva voce di Antonio Abbruzzese figlio di Banana. «Io abitavo al secondo lotto, un po’ prima del carcere, vicino la sopraelevata. Piromallo invece stava anche al secondo lotto, ma nella zona in cui c’era una piazzetta. Le cose che ho dichiarato le vedevo da casa della mia compagna dell’epoca oppure quando giravo sotto casa sua. Non ho mai commesso reati con Patitucci, Piromallo e con altri imputati accusati di 416 bis né con gli altri. Il gruppo Perna, ribadisco, erano autonomo». L’avvocato Acciardi, insistendo sul tema, ha chiesto: «Come fa a sapere queste cose? Io frequentavo casa di Mario Renato Piromallo».

      Le circostanze in cui ha visto Piromallo

      Silvio Gioia, per dare forza al suo narrato, ha ricordato l’arresto di Antonio Illuminato per il sequestro delle armi. «Piromallo quel giorno si lamentava con Porcaro che era successo il guaio, parlavano dalla finestra sotto il giardino, la zona non si vedeva dall’esterno perché era coperta da siepi alte oltre un metro. Piromallo si affacciava da una finestra piccola del bagno. Ho visto Porcaro nel 2011 e 2012 entrare a casa di Piromallo e forse anche nel 2013».

      La difesa ha fatto rilevare che nel 2012 sia Piromallo che Porcaro erano in carcere per Terminator 4. Ma il pentito, infastidito, ha ribadito di aver visto Piromallo «che era ai domiciliari in quanto lo avevano trovato in Sila con un chilo di droga». Ed ecco la seconda incongruenza rispetto al periodo dei 180 giorni. Sui campi di calcetto prima ha detto di averlo appreso da Giuseppe Piromallo, sebbene la realizzazione degli stessi risaliva al 2015, ma qualche minuto dopo ha ammesso di averlo saputo da un cugino.

      Infine, i controesame degli avvocati Fiorella Bozzarello («Ariello l’ho conosciuto tra il 2003 e il 2004, eravamo amici, una volta mi sono rivolto a lui per comprare droga, credo tra fine 2011 inizio 2012»), Mario Ossequio («nelle effigi fotografiche non ricordo se riconobbi Andrea Reda»), Angela Caputo («i Reda non mi hanno mai fornito niente») e Gaetano Maria Bernaudo («a quale Drago mi riferivo? Carlo»).

      Riesame e ultime domande difensive

      Nel Riesame, il pm Cubellotti ha chiesto chiarimenti sulla presunta intimidazione subita dall’allora consigliere comunale di Cosenza, oggi assessore, Francesco De Cicco. «Era stato rieletto, il cognato di Mario Gatto e Marco Perna spingevano affinché facesse lavorare persone vicine a loro nella società che lavora nella raccolta rifiuti. Così un giorno i Perna sono andati a minacciare De Cicco. Dopodiché al circolo andarono Patitucci, Falbo, Minieri, Porcaro e altri per chiarire questa cosa. Io ero dentro, Patitucci disse a Falbo che al circolo non dovevano creare problemi».

      In conclusione, l’avvocato Luca Acciardi: «Ho partecipato ai compleanni di Giuseppe Piromallo e della sorella, ma il padre non c’era. Come ha appreso i temi riferiti dopo i 180 giorni? Ho solo risposto a domande di approfondimento, ne avevo parlato prima». Ma Gioia, tuttavia, non ha potuto far altro che dire la verità: «Forse dei campetti non ne avevo parlato, in realtà queste notizie me le ha dette mio cugino». Questo ha permesso all’avvocato Acciardi di richiedere l’esame di tre persone. Il tribunale si è riservato.

      Processo “Reset”, rito ordinario: gli imputati

      • Fabrizio Abate (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante)
      • Giovanni Abruzzese (difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Antonio Quintieri)
      • Fiore Abbruzzese detto “Ninuzzo” (difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Antonio Quintieri)
      • Franco Abbruzzese detto “a Brezza” o “Il Cantante” (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
      • Rosaria Abbruzzese (difesa dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante)
      • Giovanni Aloise detto “mussu i ciuccio” (difeso dall’avvocato Gianpiero Calabese)
      • Pierangelo Aloia (difeso dall’avvocato Giulio Tarsitano)
      • Armando Antonucci detto il dottore (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
      • Rosina Arno (difesa dagli avvocati Luca Acciardi e Fiorella Bozzarello)
      • Ariosto Artese (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgio Misasi)
      • Rosario Aurello (difeso dall’avvocato Ferruccio Mariani)
      • Danilo Bartucci (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna)
      • Giuseppe Bartucci (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Nicola Carratelli) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
      • Giuseppe Belmonte (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante)
      • Massimo Benvenuto (difeso dall’avvocato Rosario Carbone)
      • Luigi Berlingieri detto “Faccia d’angelo” (difeso dagli avvocati Nicola Rendace)
      • Antonio Bevilacqua (difeso dall’avvocato Giorgia Greco)
      • Cosimo Bevilacqua (difeso dagli avvocati Maurizio Nucci e Cesare Badolato)
      • Nicola Bevilacqua (difeso dagli avvocati Giampiero Calabrese e Antonio Ingrosso)
      • Agostino Briguori (difeso dagli avvocati Giuseppe Bruno e Sergio Rotundo)
      • Giuseppe Broccolo (difeso dall’avvocato Angelo Pugliese)
      • Andrea Bruni (difeso dagli avvocati Luca Acciardi ed Emilia Spadafora)
      • Pasquale Bruni – classe 1979 (difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Cristian Cristiano)
      • Pasquale Bruni (difeso dagli avvocati Fiorella Bozzarello)
      • Carmelina Bruniani (difesa dall’avvocato Luca De Munda)
      • Alfredo Bruno (difeso dall’avvocato Francesco Calabrò
      • Ernesto Campanile (difeso dall’avvocato Cristian Cristiano)
      • Carmine Caputo (difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
      • Damiano Carelli (difeso dall’avvocato Aldo Zagarese ed Enzo Belvedere)
      • Placido Cariello
      • Andrea Carpino (difeso dall’avvocato Maurizio Nucci)
      • Andrea Vincenzo Caruso (difeso dall’avvocato Maurizio Nucci)
      • Francesco Casella (difeso dagli avvocati Vincenzo Guglielmo Belvedere e Fabio Bonofiglio)
      • Michele Castiglione (difeso dagli avvocati Carlo Beltrani e Antonio Quintieri)
      • Andrea Cello (difeso dall’avvocato Francesco Calabrò)
      • Federico Chianello (difeso dall’avvocato Pierfrancesco Russo)
      • Antonio Chiodo (difeso dall’avvocato Domenico Caputo)
      • Massimo Ciancio (difeso dall’avvocato Luca Acciardi e Annamaria Domanico)
      • Giuseppe Cirillo (difeso dall’avvocato Raffaele Rigoli)
      • Antonio Colasuonno (difeso dagli avvocati Chiara Penna) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
      • Cesare Conte (difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello)
      • Antonio Covelli (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
      • Aldo Andrea D’Ambrosio (difeso dall’avvocato Amelia Ferrari)
      • Emma D’Ambrosio (difesa dall’avvocato Amelia Ferrari)
      • Massimo D’Ambrosio (difeso dall’avvocato Amelia Ferrari e Valerio Murgano)
      • Alessio De Cicco (difeso dall’avvocato Francesco Gelsomino)
      • Sergio Del Popolo (difeso dagli avvocati Saverio Spadafora e Antonio Quintieri)
      • Pietro De Mari (difeso dall’avvocato Rossana Cribari)
      • Antonio De Rose (difeso dagli avvocati Raffaele Massimo Greco e Maurizio Nucci)
      • Pasquale De Rose (difeso dall’avvocato Cristian Cristiano)
      • Armando De Vuono (difeso dall’avvocato Matteo Cristiani e Giuseppe Filice) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
      • Giovanni Drago (difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo)
      • Patrizia Drago (difeso dagli avvocati Mario Ossequio e Stefania Calabrese)
      • Angelo Falcone (difeso dall’avvocato Pasquale Vaccaro)
      • Umile Ferraro (difeso dall’avvocato Pasqualino Maio)
      • Eugenio Filice (difeso dagli avvocati Franco Sammarco ed Eduardo Florio)
      • Anna FIorillo (difeso dall’avvocato Francesco Santelli)
      • Remo Florio (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
      • Fabrizio Fuoco (difeso dall’avvocato Cristian Cristiano)
      • Giovanni Garofalo (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
      • Rosanna Garofalo (difesa dall’avvocato Laura Gaetano)
      • Mario Gervasi (difeso dall’avvocato Cesare Badolato)
      • Fabio Giannelli (difeso dall’avvocato Osvaldo Rocca) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
      • Fabrizio Gioia (difeso dall’avvocato Matteo Cristiani)
      • Giovanni Grandinetti (difeso dall’avvocato Nicola Rendace)
      • Simone Greco (difeso dall’avvocato Andrea Sarro)
      • Stefano Grosso (difeso dall’avvocato Francesco Vetere)
      • Sergio La Canna (difeso dall’avvocato Giampiero Calabrese)
      • Umile Lanzino (difeso dall’avvocato Gianluca Garritano)
      • Fabio Laratta (difeso dall’avvocato Pasquale Marzocchi)
      • Massimiliano Lo Polito (difeso dall’avvocato Angelo Pugliese)
      • Silvia Lucanto (difesa dall’avvocato Fiorella Bozzarello)
      • Antonio Lucà (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
      • Gianluca Maione (difeso dall’avvocato Riccardo Maria Panno)
      • Cosimo Manzo (difeso dagli avvocati Linda Boscaglia e Giuseppe Malvasi) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
      • Marcello Manna (difeso dagli avvocati Nicola Carratelli e Giandomenico Caiazza)
      • Francesco Marchiotti (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante)
      • Stefano Antonio Marigliano (difeso dall’avvocato Gianluca Garritano)
      • Roberta Maritato (difesa dall’avvocato Marco Bianco)
      • Andrea Mazzei (difeso dagli avvocati Alessandro Diddi e Sergio Rotundo)
      • Cosimo Manzo
      • Lauretta Mellone (difesa dagli Amelia Ferrari e Erik Siciliano)
      • Giuseppe Midulla (difeso dagli avvocati Cristian Cristiano)
      • Bruno Mollica (difeso dall’avvocato Francesco Febbraio)
      • Giuseppe Mondera (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna)
      • Francesco Morabito (difeso dagli avvocati Vincenzo Nobile e Domenico Nobile)
      • Alessandro Morrone (difeso dagli avvocati Giuseppe Malvasi e Domenico De Rosa)
      • Filippo Morrone (difeso dall’avvocato Piergiuseppe Cutrì)
      • Pino Munno (difeso dall’avvocato Gianluca Garritano) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
      • Silvio Orlando (difeso dall’avvocato Pasquale Naccarato)
      • Massimo Palermo (difeso dall’avvocato Vincenzo Saccomanno)
      • Francesco Papara (difeso dall’avvocato Angela D’Elia)
      • Mario Perri (difeso dall’avvocato Giampiero Calabrese)
      • Sandro Perri (difeso dall’avvocato Giuseppe De Marco)
      • Giuseppe Perrone (difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo)
      • Antonio Pignataro (difeso dagli avvocati Marco Bianco e Giuseppe Bruno)
      • Ciro Pignataro (difeso dagli avvocati Marco Bianco e Giuseppe Bruno)
      • Giuseppe Piromallo (difeso dall’avvocato Luca Acciardi)
      • Antonio Carmine Policastri (difeso dall’avvocato Aldo Zagarese)
      • Antonio Presta “Tonino” (difeso dagli avvocati Carlo Esbardo e Franco Locco)
      • Giuseppe Presta (difeso dagli avvocati Lucio Esbardo e Franco Locco) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
      • Domenico Prete (difeso dall’avvocato Rossana Bozzarello)
      • Remo Prete (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
      • Sergio Raimondo (difeso dall’avvocato FIlippo Cinnante)
      • Paolo Recchia (difeso dall’avvocato Francesco Gelsomino)
      • Andrea Reda (difeso dagli avvocati Mario Ossequio e Luca Acciardi)
      • Ines Reda (difesa dagli avvocati Mario Ossequio e Angela Caputo)
      • Francesco Reda (difeso dagli avvocati Mario Ossequio ed Enzo Belvedere)
      • Paolo Reda (difeso dagli avvocati Mario Ossequio e Stefania Calabrese)
      • Marcello Rizzuti (difeso dagli avvocati Bruno Bonaro e Pietro Mancuso)
      • Danny Romano (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
      • Massimiliano Rossiello (difeso dall’avvocato Pasquale Vaccaro)
      • Cristian Francesco Ruffolo (difeso dall’avvocato Luca Acciardi) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
      • Rosa Rugiano (difesa dall’avvocato Rodolfo Alfieri)
      • Antonio Russo (difeso dall’avvocato Roberto Deni)
      • Domenico Salerno (difeso dall’avvocato Angelo Pugliese)
      • Domenico Sannà (difeso dall’avvocato Giuseppe Bruno)
      • Orlando Scarlato (difeso dall’avvocato Gianluca Garritano)
      • Salvatore Sesso (difeso dall’avvocato Vincenzo Tridico)
      • Mario Sirangelo (difeso dall’avvocato Fabio Parise)
      • Alessandro Stella (difeso dall’avvocato Domenico Caputo)
      • Francesco Stola (difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Cristian Cristiano)
      • Francesco Tassone (difeso dall’avvocato Angelo Pugliese)
      • Francesca Tiralongo (difeso dall’avvocato Giuseppe De Marco)
      • Vittorio Toscano (difeso dall’avvocato Senese) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)
      • Ivan Trinni (difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello)
      • Mario Trinni (difeso dagli avvocati Maurizio Nucci e Antonio Spataro)
      • Danilo Turboli (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
      • Francesco Veltri (difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Alessandro Bavaro)
      • Massimo Volpentesta (difeso dall’avvocato Ugo Ledonne)
      • Sandro Vomero (difeso dagli avvocati Lucio Esbardo e Antonio Quintieri)
      • Cristian Vozza (difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari e Filippo Cinnante)
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      Il processo

      Appello Rinascita Scott: assolto Ierullo, pene ridotte per Accorinti e Razionale, ergastolo confermato per Bonavota

      Condannato a 30 anni in primo grado per l'omicidio Cracolici-Furlano, è stato subito rimesso in libertà. Per i due capiclan vibonesi considerati responsabili del duplice omicidio di Antonio Lo Giudice e Roberto Soriano è stata esclusa la premeditazione e sono passati dall’ergastolo a 30 anni di pena
      Alessia Truzzolillo
      Appello Rinascita Scott: assolto Ierullo, pene ridotte per Accorinti e Razionale, ergastolo confermato per Bonavota\n
      Indagini in corso

      Auto in fiamme a Rossano nella notte

      Le fiamme si sono propagate rapidamente, rendendo vano ogni tentativo di salvataggio del mezzo
      Matteo Lauria
      Auto in fiamme a Rossano nella notte
      Il trasferimento

      Cetraro, Mattia Spanò accolto in una struttura a San Sosti ma resta in attesa di una Rems

      Il giovane, che necessita di trattamenti psicofarmacologici e psico-riabilitativi continui, condannato per il tentato omicidio della madre, era rimasto in carcere oltre il fine pena per carenza di posti per l'esecuzione di misure di sicurezza. L'istanza presentata dai legali per il suo trasferimento temporaneo, è stata accolta dalla procura di Paola

      Anna Foti
      Cetraro, Mattia Spanò accolto in una struttura a San Sosti ma resta in attesa di una Rems
      Il processo

      Rinascita omicidi, pena ridotta in appello per i boss Accorinti e Razionale: passano dall’ergastolo a 30 anni

      Per i due capiclan è stata esclusa la premeditazione. Assolto Ierullo per il duplice omicidio Cracolici-Furlano, confermato il fine pena mai per Domenico Bonavota. Nessuna aggravante mafiosa per il sequestro di Rocco Ursino
      Alessia Truzzolillo
      Rinascita omicidi, pena ridotta in appello per i boss Accorinti e Razionale: passano dall’ergastolo a 30 anni

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      Tra il materiale rinvenuto dai carabinieri durante la perquisizione, anche quattro granate che hanno reso necessario l’intervento degli artificieri di Catanzaro
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      L’uomo nero di Palazzo Nieddu, verità e ombre dell’omicidio di Franco Fortugno 

      Ripercorriamo le tappe della vicenda giudiziaria che ha portato alla condanna di mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio dell’allora vicepresidente del consiglio regionale, tra suicidi misteriosi e livelli superiori mai dimostrati 
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      Cani in autostrada, il Giudice di Pace di Castrovillari condanna Anas a risarcire automobilista

      L’uomo, in viaggio con la famiglia, aveva centrato un randagio lungo l’A2 a Campotenese. Il giudice ha riconosciuto la responsabilità del gestore per l’assenza di recinzioni
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      Piragineti, l’artigiano è morto per un malore: no all’autopsia

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      È successo in località Santa Croce, nel centro storico. I due occupanti sono ricoverati con prognosi riservata
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      Vent’anni fa l’assassinio di Franco Fortugno e la sfida del movimento “Ammazzateci tutti” che voleva cambiare la politica e la Calabria

      Il 16 ottobre 2005 la ‘ndrangheta uccise a Locri il consigliere regionale in un seggio delle primarie. Da quel delitto nacque una mobilitazione di giovani che scosse la coscienza del Paese. Una storia che ancora oggi scuote le coscienze e aspetta risposte sui rapporti tra clan e politica
      L.F.
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