I verbali di Francesco Greco, una lente d'ingrandimento sul narcotraffico a Cosenza | NOMI
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I verbali di Francesco Greco, una lente d'ingrandimento sul narcotraffico a Cosenza | NOMI
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I verbali di Francesco Greco, una lente d'ingrandimento sul narcotraffico a Cosenza | NOMI
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Un anno fa, Francesco Greco, noto come il “braccio destro” del presunto boss della ‘ndrangheta Roberto Porcaro, decise di collaborare con la giustizia. Questa decisione ha fornito alla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Catanzaro elementi cruciali per le indagini sulla ‘ndrangheta di Cosenza, specialmente riguardo il narcotraffico gestito dal clan degli italiani, sotto la guida del boss Francesco Patitucci. Le dichiarazioni di Greco sono finestra su un mondo di traffici illeciti, violenza e connivenze che contraddistinguono in negativo la città di Cosenza (e dintorni).
Francesco Greco ritiene di aver fornito dettagli precisi sui canali di approvvigionamento di stupefacenti utilizzati dall’associazione criminale. Innanzitutto, ha menzionato i fratelli Suriano di Amantea, dai quali avrebbe acquistato un chilo di cocaina e un quantitativo di “fumo” per un valore di 100mila euro. Questo acquisto sarebbe avvenuto insieme a Giovanni Garofalo, come già riferito in un precedente interrogatorio.
Francesco Greco ha anche indicato un referente a Marano di Napoli, contattato tramite un certo Mario di Cosenza, vicino a Mario Piromallo. Quest’ultimo avrebbe custodito armi e stupefacenti per Piromallo in un magazzino vicino allo Spirito Santo. Tuttavia, a seguito di attività investigative, Piromallo avrebbe smesso di utilizzare tale Mario per la custodia della droga, affidandosi invece a un suo parente.
Un altro contatto cruciale per l’approvvigionamento di droga sarebbe stato un soggetto che di cognome fa Pelle, originario della provincia di Reggio Calabria, che sarebbe stato introdotto a Porcaro tramite Giovanni Garofalo. Il ragazzo, studente universitario a Rende, avrebbe instaurato un rapporto sempre più stretto con Porcaro. Anche se Francesco Greco dichiara di non aver mai incontrato personalmente Pelle, è a conoscenza dei dettagli grazie alla comunicazione con Garofalo e Porcaro.
Un «Surace di Rosarno» avrebbe rappresentato, a dire di Greco, un ulteriore canale. Greco lo avrebbe incontrato durante la sua detenzione a Terni, ricordando un episodio del 2017-2018 in cui il reggino gli avrebbe consegnato un chilo di cocaina a lui e a Porcaro allo svincolo autostradale di Cosenza sud. Sebbene Greco non sappia esattamente a quale organizzazione appartenga il presunto criminale, si dice certo del suo coinvolgimento nel traffico di stupefacenti e nella gestione di un silos di calcestruzzo.
Tra il 2014 e il 2018, Greco ha spiegato di aver svolto l’attività di spaccio stabilmente per conto di Roberto Porcaro. La cocaina sarebbe stata acquistata da Porcaro a 38-39 euro al grammo e ceduta a Greco a 55 euro al grammo, che poi la rivendeva agli spacciatori a 70 euro al grammo. L’acquirente finale pagava 100 euro al grammo. Porcaro avrebbe richiesto a Greco di trattenere per lui circa 10 grammi per ogni chilo di cocaina, presumibilmente per ulteriori guadagni attraverso “provini” o vendite dirette.
Durante i periodi di detenzione di Porcaro, Greco avrebbe continuato a gestire il traffico, consegnando cocaina ai fratelli Calabria, di cui Pietro Calabria, oggi al 41 bis, sarebbe un punto di riferimento. I soldi del traffico sarebbero stati consegnati direttamente a Porcaro, tranne in una occasione in cui furono dati a Greco.
Nel 2017, mentre Porcaro era detenuto a Palermo, Greco afferma di aver lavorato per Salvatore Ariello, consegnando un chilo di cocaina ad Andrea Tundis, cognato dei Calabria. Tuttavia, su istruzione di Silvia Guido, Greco si allontanò da Ariello, in quanto si diceva consapevole che non avrebbe ricevuto alcun sostegno economico in caso di arresto, a differenza di quanto accadeva sotto la protezione di Porcaro.
Greco ha rivelato anche il presunto coinvolgimento di Antonio Basile in un episodio di acquisto di cocaina a San Luca nel 2017. Basile, con soldi che gli avrebbe fornito Silvia Guido per conto di Porcaro, avrebbe concluso l’affare senza l’autorizzazione degli altri associati. La situazione sarebbe stata scoperta da Ariello e Piromallo, ma si sarebbe risolta senza gravi conseguenze nonostante Basile si fosse presentato, a dire di Greco, all’appuntamento armato di pistola e con il silenziatore.
Greco ha inoltre menzionato uno zio di Porcaro, che avrebbe agito da intermediario con un soggetto di Crotone per la consegna di un chilo di cocaina. Lo scambio sarebbe avvenuto in un magazzino, il cui proprietario sarebbe sempre stato ignaro dell’attività illecita. La droga veniva nascosta in un vano doppiofondo nel cruscotto di una Golf nera.
Nel 2019, Greco si sarebbe riavvicinato ad Ariello, concentrandosi maggiormente sulle attività estorsive piuttosto che sullo spaccio. Ariello gli avrebbe capito che il suo contributo avrebbe potuto aiutare anche il mantenimento di Porcaro in carcere.
Greco infine ha sottolineato le rigide regole del “Sistema“, che imponevano l’approvvigionamento di droga dai referenti dell’associazione. Tuttavia, in pratica, ogni gruppo criminale avrebbe esercitato un forte controllo sui propri membri, garantendo che gli spacciatori rimanessero fedeli ai rispettivi referenti.
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