Sicurezza ai grandi eventi a Rende, quando Porcaro sussurrò: «Ce la vediamo noi»
Sicurezza ai grandi eventi a Rende, quando Porcaro sussurrò: «Ce la vediamo noi»
Sicurezza ai grandi eventi a Rende, quando Porcaro sussurrò: «Ce la vediamo noi»
Sicurezza ai grandi eventi a Rende, quando Porcaro sussurrò: «Ce la vediamo noi»
Sicurezza ai grandi eventi a Rende, quando Porcaro sussurrò: «Ce la vediamo noi»
Sicurezza ai grandi eventi a Rende, quando Porcaro sussurrò: «Ce la vediamo noi»
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Sicurezza ai grandi eventi a Rende, quando Porcaro sussurrò: «Ce la vediamo noi»
Sicurezza ai grandi eventi a Rende, quando Porcaro sussurrò: «Ce la vediamo noi»
Nella cella frigorifera dell’aula bunker di Castrovillari, dove la temperatura percepita nell’ultima udienza era al di sotto dei 10 gradi, la Dda di Catanzaro ha chiamato a testimoniare altre parti offese. Nella maggior parte dei casi, la pubblica accusa e le difese hanno trovato l’accordo per acquisire le dichiarazioni rese durante la fase delle indagini preliminari. Gli altri sono stati escussi prima dal pm antimafia Corrado Cubellotti e poi dalle difese.
Due i temi d’indagine affrontati in dibattimento. Le pressioni di Roberto Porcaro affinché l’agenzia XXL di Giuseppe Caputo ottenesse la security nei grandi eventi dell’area urbana cosentina e le presunte condotte delittuose contestate a Rosanna Garofalo, quest’ultima accusata di aver prestato soldi applicando i cosiddetti tassi usurai.
La prima testimonianza ha riguardato la realizzazione dell’Oktoberfest a Rende. Il teste sentito in aula ha dichiarato di essere socio della società che gestisce il grande evento. «Giuseppe Caputo lo conosco da tempo, ha curato la sicurezza dell’evento che organizziamo a Rende» ha detto al pm, il quale, in seguito, ha proceduto a contestazione nella parte in cui il testimone non ricordava di aver parlato anche con Roberto Porcaro, accompagnato in quella circostanza da Giuseppe Caputo. «Non so se avessero rapporti di lavoro, mi è sembrato strano che fosse venuto con lui. “La sicurezza ce la vediamo noi”» disse Porcaro. L’altro socio del teste, che sarà sentito alla prossima udienza, «andò a verificare in Prefettura a Cosenza se davvero XXL fosse l’unica accreditata, ed era in effetti così».
Chiuso il capitolo relativo alle posizioni dei Caputo e di Porcaro, la procura antimafia ha fatto sedere sul banco dei testimoni una signora che oggi gestisce un’attività commerciale che vende pezzi di ricambio per auto. «Ho lavorato per il comune di Rende, facevo la cuoca. Da Rosanna Garofalo andavo a comprare i dolci. Durante il Covid mi ha prestato 300 euro, quando ho avuto i soldi della pensione di mio marito ho restituito la somma». Un’altra persona offesa invece ha dichiarato in un primo momento di aver chiesto a Rosanna Garofalo la cifra di 1500 euro ma a seguito della contestazione della pubblica accusa ha confermato di aver ricevuto 15mila euro per avviare il bar situato nella Presila cosentina, «ma senza chiedermi nulla in cambio visto che le somme sono state restituite anche grazie a mia madre, la quale è amica di Rosanna Garofalo». In precedenza, è stata esaminata un’amica dell’imputata. «Le ho chiesto i soldi a titolo di amicizia, in 25 anni sarà capitato almeno dieci volte. Quello che mi prestava, restituivo. Per alcuni lavori mi ha dato circa 1500 per la cucina e il balcone».
Nel controesame, sempre l’amica di Rosanna Garofalo, ha confermato di conoscere l’ex marito della donna, Francesco Patitucci. «Devo aggiungere che a volte capitava di prestare soldi anche a lei e mi sono occupato del figlio quando lei è andata in carcere». Infine su Silvia Guido: «Dopo la separazione non si sono più frequentate, mentre non ho mai visto che il marito dell’epoca la coinvolgesse in attività illecite, per me era un classico rapporto tra marito e moglie».
In conclusione, gli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Occhiuto hanno chiesto la modifica della misura cautelare di Denny Romano, in carcere dal 1 settembre 2022 in quanto considerato trasversale ai clan cosentini. Il collegio si è riservato.
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